DIARIO

...a caccia

All'approssimarsi nella stagione venatoria,incredibile a dirsi,mi capitava talvolta di andare a caccia con zio Elmo, clone di Jhon Wayne, e mio cugino Sandro,gli animali tuttavia li preferivo vivi,a meno che non si trattasse di monumentali bistecche ben cotte.
Era suggestivo alzarsi all'alba,camminare per ore per quelle sconfinate spianate verdi,respirare l'aria frizzantina del mattino scotendo la rugiada che si raccoglieva sugli scarponi.
Un tardo pomeriggio poi il cacciatore tornò dal bosco stringendo tra le mani le lunghe orecchie della sua preda che si dimenava spaventata,una piccola lepre moribonda che grondava sangue .
Aveva due occhioni tristi che mi fissavano e sembravano implorarmi,la impalò ancora viva di fronte casa sotto il pergolato della bottega e cominciò a scuoiarla.
Assistei a quella cruenta scena con raccapriccio senza riuscire a parlare, la poveretta agonizzava appesa ai ganci dibattendosi disperata mentre il sangue colava copioso dalle ferite inferte dal carnefice,lasciando intravedere le viscere, seguivo inebetito l'agghiacciante spettacolo quando un misericordioso ultimo violento fendente le recise la gola ,lo sfortunato animale con un ultimo sussulto reclinò la testolina che cadde ciondoloni da un lato e smise finalmente di soffrire.
Tornai a casa profondamente avvilito , da quel momento decisi di abbandonare per sempre quel sanguinario passatempo,né l'aria pungente del primo mattino,né le rinfrancanti scarpinate sul far del giorno potevano valere la vita di quelle innocenti bestiole.
Un evento atteso da tutti i bambini del paese era l'arrivo della trebbiatrice, una gigantesca macchina con lunghi nastri trasportatori che veniva assemblata nel campo di Edda nei pressi del bivio.
Era un autentico spasso per tutti noi tuffarci in quei covoni di spighe ricoperte d'oro, giocando a nascondino tra le balle di fieno correvamo allegramente tutto il giorno per poi sdraiarci esausti tra la trebbiatura dorata al riparo di quel sole bruciante ,approfittando dell' ombreggiata frescura dei fasci di spighe mature.
Quanti ricordi ancora tornano alla mente!
Confusi,indefiniti,vorrebbero fendere Il velo della memoria ma vengono inghiottiti dal gorgo del tempo poi sembrano affacciarsi più chiari,ne traccio i contorni,vorrei lasciarli riposare,ma non c'è niente da fare s'intrufolano prepotenti nel turbinio dei flashback e schizzano fuori in bianco e nero come folletti dispettosi.
Come posso non accennare,ad esempio,alla carriola rossa?
Accadde un mattino sempre nel paese di Alice ,dopo colazione avvertì un acuto dolore ad un dente,mamma preoccupata si convinse che l'unico rimedio sarebbe stato quello di accompagnarmi con la corriera a Tagliacozzo,papà si trovava a Roma per lavoro,per farmi visitare da un dentista.
Giunti a destinazione un anonimo cavadenti,il primo e l'ultimo,per fortuna, che incontrai lungo la strada nei miei primi quarant'anni,non perse tempo nell' estrarmi il dente malato.Tornati in strada ci dirigemmo verso la fermata della corriera ma, sulla via del ritorno, c'imbattemmo nelle chiassose bancarelle di una fiera ,mentre premevo con un fazzoletto sulla guancia arrossata i miei occhi intercettarono una sfavillante carriola rossa di plastica che luccicava al sole appoggiata ad un carretto ,mamma, come volesse compensare l'immatura e improvvisa perdita del molare,decise di comprarmela.
Il giorno dopo con il mio nuovo regalo trasportavo allegramente mucchi di terriccio e ciottoli dal piazzale di cemento verso il gazebo collocato nell'orticello di fronte casa,quando trovai adagiato nell'erba un passerotto morto,lo sollevai e lo collocai nella carriola accompagnandolo alla sua ultima dimora,scavai una piccola fossa dove lo deposi e dopo aver di nuovo riempito di terra la buca ci piantai sopra due zappetti di legno a forma di croce.
Rimasi profondamente rattristato da quel primo incontro con la morte ma soprattutto mi ferì l'incomprensibile rimprovero dei miei genitori per aver concesso una sepoltura cristiana a quell'uccellino. A lungo tentai di comprenderne il motivo ed anche quando ,qualche anno dopo ,pazienti catechisti tentarono d'insegnarmi i primi rudimenti di carità cristiana non rimasi convinto dalle loro argomentazioni.

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