DIARIO
Sexy down
In quel tempo (come diceva qualcuno) andavo spesso a Fregene con Franco Giuffrida, fu lì che conobbi Mario, aveva un paio d'anni in meno di me e quella disarmante ingenuità che ti spinge a farne l'elemento adatto ad ogni tipo di scherzi, scaturì così dal mio cervello ottenebrato da fantasie perverse il "sexy-down".
Nel tardo pomeriggio di una torrida domenica di luglio tornavamo dalla consueta gita al mare trascorsa nello stabilimento balneare dell'aero-nautica militare, ciondolavamo pigramente cullati dal rollio monotono
del pullman quando la mia mente malata inventò la favola da propinare al tenero Zonfrillo. Raccontai con dovizia di particolari piccanti che insieme all'amico Franco ero socio del "Sexy Down",una sorta di casa di piacere per sole donne, dove svolgevo con professionalità il mestiere di mercenario del sesso pagato profumatamente da annoiate signore dell'alta società.
Lo sventurato compagno di viaggio ascoltava con vivo interesse le colossali panzane che gli propinavo ,spalleggiato da Franco che aggiungeva di tanto in tanto frizzanti aneddoti, rendendosi così complice della burla, da allora quegli snervanti viaggi in autobus nella canicola estiva diventarono meno noiosi.
Non credevo che avrei ripreso in mano la penna per ritoccare questo mio lavoro vecchio ormai di diciassette anni, non pensavo certamente di dare un seguito alla "Fotostoria di casa mia" eppure eccomi qua a rimestare nel pentolone dei ricordi, i pensieri sgorgano dal pozzo del tempo passato e vagano incerti sbattendo da una tempia all'altra in questa calda notte di luglio.
La famigliola è al sicuro nell'appartamento preso in affitto a Ladispoli mentre il temporale fuori tenta invano di rinfrescare l'aria afosa e inquinata di viale Libia ed io, nel silenzio rotto soltanto dal crepitare dei tuoni ,riscopro il desiderio di rincorrere momenti smorzati dal tempo, ricordi sbiaditi in bianco e nero di tanti anni fa.
Mi alzo lentamente dalla sedia e giro attorno alla scrivania per abbassare il volume dello stereo, è tardi, la gente a quest'ora dorme,al solito sono sempre loro, i Genesis, a farmi compagnia, ricordo quando
me li sparavo a tutta manetta, lo specchio riflette una faccia diversa, ti sorprende trovare le rughe dei giorni stampate sulla fronte, ormai stempiato scopri tra i capelli guizzi bianchi sempre più frequenti e con le dita tracci la linea delle guance ruvide, niente di drammatico si diventa vecchi.
La carretta da tirare avanti, tre figli da crescere e tanti cazzi per la testa, ho avuto giorni migliori, ricordo con nostalgia quando il mio unico problema era quello d'amare con tutte le mie forze ed ora, che d'amare non son più granché capace ,si muore di malinconia.
E' piacevole rivivere istanti trascorsi a fantasticare, come quella notte: la notte della Luna.
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