DIARIO
La notte della Luna
Era giusto una calda notte d'estate di trentadue anni fa, ci trovavamo a Pagliara come di consueto per le vacanze estive, avevo radunato la combriccola dei soliti amici nella cucina della casa di p.za S.Salvatore, eravamo tra i pochi in paese a possedere una televisione,per assistere all'allunaggio.
Disposti tutti intorno al tavolo aspettavamo con ansia che Aquila si posasse sul suolo lunare, fuori le cicale ciarlavano ininterrottamente,la notte tranquilla , il cielo buio appena rischiarato dalla Luna che s'era intrufolata nella virgola disegnata dalla cima della cona e da quella dell'Arcigalante, l'atmosfera evocava incantesimi da fiaba.
L'attesa si dimostrò più lunga del previsto, uno ad uno i miei amici s'addormentarono col capo adagiato tra le braccia acciambellate sul tavolo rosso di formica, al contrario i miei occhi in vetrina non smettevano di fissare lo schermo, affascinato dall'evento non avvertivo la stanchezza di quella nottata insonne spesa a rincorrere le stelle.
Soltanto alle quattro e cinquantasei il Lem toccò la superficie del satellite nei pressi del mare della tranquillità, credevo di sognare, cercai di svegliare qualcuno con cui poter condividere una tale emozione ma invano, qualche ora dopo Neil Armstrong mise piede su quel terreno sabbioso imitato poco dopo dal compagno Edwin E. Aldrin mentre Michael Collins sul modulo di comando continuava il suo girotondo tra le stelle.
Incollato al televisore non smisi un momento di seguire i passi dapprima incerti poi sempre più sicuri dei due astronauti anche se gli occhi cominciavano a lacrimare e ad appannare le lenti degli occhiali, una rapida strofinata con il lembo della camiciola, qualche batter di ciglia per ripristinare una visione appena decente poi m'inabissavo nuovamente nell'esplorazione di quel nuovo mondo.
Non dimenticherò mai quella notte, come potrei?
Uno dei rari momenti in cui sognai ad occhi aperti, un sogno in bianco e nero punteggiato dai pixel incerti del televisore che sagomavano a fatica la figura dei due omini dello spazio che saltellavano su quel sasso scolpito nel cosmo come vivaci ragazzini , anche quel sogno tuttavia al mattino svanì e ,forse, da allora smisi di sognare.
I telespettatori, si fa per dire, lasciarono la sala, in fila indiana varcarono la porta finestra e s'incolonnarono lungo la scala che porta alla piazza oltrepassando infine il cancello che si chiuse dietro l'ultimo cigolando come al solito, li osservavo incuriosito chiedendomi come avessero potuto rinunciare ad un tale irripetibile spettacolo, poi guardai in alto per scorgere ancora la Luna, ormai albeggiava ma era ancora lì con i suoi insoliti ospiti ad oscillare all'orizzonte in attesa del consueto cambio con un sole ancora assonnato.
Dov'erano i miei fratelli? E i miei genitori? Non lo ricordo.
C'erano anche loro quella notte a assistere a quel leggendario sbarco o erano andati a dormire?
Che importanza ha? Io c'ero, questo solo conta.
E' tutto vero, non ho inventato niente, quel ragazzino , poco più di dodici anni, da quella notte non fu più lo stesso, segnato come milioni di altri in tutto il mondo da quella fantastica esperienza.
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