DIARIO

Cartoni e fumetti

Certo a Roma le cose andavano diversamente.
Trascorrevo il mio tempo libero,che allora era parecchio,a giocare in casa con i soldatini dell'"Atlantic" o a leggere le emozionanti avventure del misterioso astronauta Luc Orient e del coraggioso pilota Michel Valiant sul Corriere dei piccoli ma soprattutto adoravo fabbricare con le costruzioni della "Lego" ponti,case e accampamenti dove sistemare i combattenti pronti all'attacco.
Proprio con questi multiformi mattoncini realizzai "Tiramolla",una lunghissima nave che dalla porta finestra della cameretta di Aurora raggiungeva, protendendosi lungo il parquet ,la porta d'ingresso della stessa stanza, innalzai l'albero maestro e ne sistemai altri due all'estremità del vascello facendo scorrere da prua a poppa del filo da cucito lungo il quale appesi decine di bandierine colorate .
Per mesi non ebbi il coraggio di smontarla ma le continue lamentele di mamma che non riusciva a passare decentemente lo straccio a causa del bastimento ancorato nella camera ma soprattutto la frenesia di costruire nuovi edifici mi convinsero all'inevitabile demolizione di quel colossale piroscafo.
Quando i soldatini, sfiancati da impegnative campagne militari tornavano nelle loro scatole colorate e i mattoncini "Lego" riposavano dentro il fustino del "Dixan", non restava che accendere il televisore che allora non offriva certo la vastità e la varietà di programmi degli attuali palinsesti, nelle prime ore del pomeriggio trasmetteva la Tivù dei Ragazzi, un'oretta di cartoni animati e un breve telefilm della serie " Rin Tin Tin" o una puntata di "Zorro"poi ,per noi ragazzi ,se ne parlava dopo cena con le reclame di "Carosello" prima di andare a letto.
"Tom & Jerry","Braccobaldo Show"," Gatto Silvestro",o "Vil Coyote"! Avventure divertenti di fantastici personaggi ,animati dalle matite di abili disegnatori e geniali sceneggiatori che facevano divertire i bambini senza angosciarli con storie tristi e malinconiche come quelle di oggi che hanno per protagonisti improbabili supereroi con gli occhi a mandorla violenti e sanguinari o ragazzini sfigati per lo più orfani e poverissimi che ,se hanno fortuna,trovano una madre adottiva cattivissima o quella naturale in condizioni di salute disperate.
La sera dopo cena invece,se mamma e papà lo permettevano,attendevo impaziente che andassero in onda i telefilm del perspicace Perry Mason, del Tenente Scheridan con l'inossidabile Ubaldo Lay e del Commissario Maigret dell'indimenticabile Gino Cervi.
Il mio eroe preferito era però fatto di carta,si chiamava e si chiama tutt'ora Tex Willer,intrepido ranger senza macchia e senza paura,lo conobbi un pomeriggio piovoso del 1965.
Ero sceso al piano di sotto da Paolo Sbrana,un amico di mio fratello Paolo,che collezionava gli entusiasmanti albi di Aquila della Notte, divorai con gli occhi in poche ore il primo fascicolo,"La mano rossa".
Nei giorni seguenti lessi con avidità le rimanenti avventure restandone affascinato e decisi di farne anch'io la collezione,oggi dopo trentasei anni continuo a recarmi puntualmente in edicola al 10 di ogni mese per acquistare l'ultimo numero.
Che noia però la vita di città in confronto con quella che conducevo a Pagliara!
Quando non ne potevo più dei soliti giochi e avevo terminato di svolgere i compiti assegnati a scuola,in verità li finivo sempre piuttosto prestino evitando di approfondire gli argomenti,annoiato a morte mi sedevo in punta alla sedia di cucina con le braccia piegate sullo schienale e le gambe penzoloni e fissavo la porta finestra oltre la quale la pioggia insistente annunciava il cambio di stagione chiedendo a mamma cosa potessi fare.
La risposta ,"Batti la testa al muro",non era delle più incoraggianti.
Non arrivai mai a tanto, ma , abituato durante il periodo estivo a vagabondare tutto il giorno per i vicoli di Pagliara e i sentieri dei monti adiacenti,non era facile tornare a rinchiudersi tra le quattro mura di Piazza Gondar. Scendevo allora con un balzo dalla sedia e ,uscito sul terrazzino della cucina che affaccia sul cortile, imbracciavo il battipanni e cominciavo a strimpellarlo come fosse una chitarra cantando a squarciagola "La Fisarmonica" di Gianni Morandi. Ero convinto fosse il mio pezzo forte,il mio cavallo di battaglia,un po' meno lo erano gli sfortunati condomini del palazzo.
Qualche volta mamma ci portava a trascorrere una mezz'ora dalla nonnina della porta di fronte. Mentre le due donne conversavano piacevolmente io e Aurora ci rimpinzavamo con le squisite caramelle "Rossana" che la dolce vecchina acquistava ,in previsione delle nostre frequenti visite, apposta per noi insieme agli albi di fumetti di "Pecos Bill","Topolino" e il "Cavaliere Mascherato" .

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