DIARIO
Ed ora...musica!
Di tanto in tanto mamma mi dava il permesso di recarmi all'oratorio della chiesa SS. Trinità, che allora si trovava poco distante ,all'inizio di viale Somalia, ma non andavo troppo d'accordo con quei bacarozzi neri che ti consentivano di giocare a ping pong o a biliardino soltanto se la Domenica eri andato ad ascoltare la Messa e avevi regolarmente seguito tutte le lezioni di catechismo della settimana,preferivo quindi tornarmene a casa a far impazzire mamma.
Ricordo che toccavo tutto e ,quel che è peggio,tutto quel che toccavo rompevo.
Mamma teneva particolarmente alle due miniature di porcellana collocate in cima al mobile bar del salone,conoscendo la mia risaputa abilità di arrampicatore ,ad evitare sgradite rotture, mi aveva fatto credere che quelle fragili statuine , raffiguranti due ballerine, "pizzicavano".
Impaurito rimanevo lunghi minuti a fissarle senza avere il coraggio di sfiorarle deriso da Aurora che sosteneva si trattasse soltanto di un ingegnoso stratagemma ordito da mamma per farmi tenere le mani in tasca,in verità la mia scaltra sorellina ,per nulla convinta di quanto affermava,mi tentava per sapere se effettivamente le piccole sculture fossero in possesso di questo magico potere.
Quante me ne ha fatte quella peste!
Basta ricordare l'imbroglio alla "Totò con cui mi raggirò più di una volta, mi proponeva di barattare la sua moneta da dieci lire con la mia da venti cercando di convincermi dell'indubbio beneficio che ne avrei tratto perché quella da dieci era più grande.
Osservavo attentamente la circonferenza della monetina dorata da venti confrontandola con quella da dieci poi, persuaso ,accettavo lo scambio sorridendo soddisfatto.
Un supplizio cui mi sottoponevano invece mamma e papà era il frequente appuntamento con le forbici del barbiere di viale Somalia.
Tonino,mi pare fosse questo il nome del tagliatore di teste,mi faceva sedere su quel ridicolo seggiolone a forma di cavalluccio che, a suo dire, avrebbe dovuto tranquillizzarmi,poi cominciava a torturarmi con forbici e pettine, i capelli tagliati s' infilavano sotto il colletto della camicetta e finivano lungo la schiena procurandomi un prurito insopportabile , dimenandomi come un invasato tentavo disperatamente di alleviare il fastidioso pizzicore grattandomi dappertutto sordo ai continui appelli del sadico a rimanere immobile.
Anche quell'irritante tormento aveva finalmente termine e con un taglio di capelli simile a quello delle marionette del teatrino di Villa Borghese (avete presente? Pennellata di vernice nera sulla testa,modello "asfalto autostrada del sole") me ne tornavo a casa piuttosto incazzato .
La domenica ,in piedi di buon matino, ci recavamo talvolta all'ippodromo delle"Capannelle" per il picnic sull'erba a base di pasta al forno e polpette di carne con patate.
Mentre mamma tentava la fortuna puntando qualche lira sui cavalli e papà leggeva il giornale, giocavo a pallone con i fratelli e spesso con i cugini che venivano con noi o tentavo inutilmente di far volare una specie di elicottero di plastica che ,lanciato da una sorta di fionda, avrebbe dovuto volteggiare a lungo prima dell'inevitabile atterraggio ma non riusciva neppure ad alzarsi in volo.
Purtroppo però arrivava inesorabile la sera e al ritorno, imprigionati dalle lamiere dell'auto ,dovevamo sorbirci lunghe ore di fila per tornare a casa o per andare a mangiare una pizza da "Amerigo".
Un altro luogo dove andavamo spesso era lavilla di nonna Nannina dove non mancava certo lo spazio per prendere a calci una palla, giocare a nascondino o correre a perdifiato lungo i viali del giardino.
Parcheggiata l'auto lungo il viale che conduceva alla villa balzavamo giù ed andavamo a salutare nonna che ci offriva la solita orzata poi
mentre mamma cominciava a chiacchierare amabilmente con la suocera e papà si dileguava silenziosamente per passeggiare nei dintorni,noi sparivamo tutto il giorno seguendo i sentieri ricamati da fiori profumati e siepi ben curate ,sostavamo qualche minuto accanto al roseto a goderci il fresco poi entravamo nel salone principale della villa dove giaceva abbandonato un meraviglioso pianoforte a coda coperto di polvere e ragnatele.
Fu su quei tasti che iniziai a strimpellare le prime note e ad amare la musica,giorno dopo giorno scoprì il seducente mondo dell'armonia precipitando nel pathos delle sue struggenti melodie perdendomi nel turbinoso fiume delle emozioni.
Cominciai ad avvertire quegli intensi brividi che ti fanno venir la pelle d'oca e non potei più uscirne per lunghi anni diventando inesorabilmente musico-dipendente.
Pochi anni dopo acquistai il primo trentatre giri,"Nursery Cryme" dei favolosi Genesis,costo £.2.500,era il 1971,da allora il gruppo inglese entrò a far parte della mia vita penetrando il mio animo,e,guidato dall'emozionante musica di quei primi irripetibili brani mi addentrai nell'affascinante universo delle sette note .
Quando non dovevo andare a scuola mamma mi portava con sé al mercato di viale Somalia,andavo pazzo per quel luogo così particolare , frastornato dai colori chiassosi e dagli odori intensi, ascoltavo rapito il ronzio delle massaie che tiravano sul prezzo coperto dalle grida dei commercianti e dei venditori ambulanti,ma soprattutto aspettavo con impazienza di raggiungere il banco dei giocattoli per farmi comprare la macchinetta a frizione o la scatola di soldatini.
Ogni tanto quando al mattino non ho voglia di lavorare,a volte mi sembra proprio non ne valga la pena,ritorno volentieri ad annusare quegli odori e ad ascoltare quelle voci, il banco è ancora lì sepolto da scatole variopinte di macchinine, costruzioni e orsacchiotti,gestito probabilmente dai figli del vecchio negoziante ormai in pensione, mi fermo ad acquistare un dono per il mio piccolo Gabriele e ,rientrato a casa, fisso i suoi occhioni dolci che sprizzano felicità ritrovando la gioia di quei momenti.
Sono tante le sensazioni,vorrei tirare il fiato ma incontenibili i ricordi zampillano a getto continuo dalla fontana della memoria e si mettono in lista,avrei voglia di riposare,preferirei assopirmi e tenerli nascosti nelle segrete dei miei convulsi pensieri.
Ho raccontato tanti episodi della mia vita,innumerevoli altri brulicano nella mia mente,forse sarebbe opportuno lasciarli dove si trovano rassettando con calma la fucina dei ricordi.
Tanta confusione vero? Non può essere altrimenti!
Non è semplice fermare sulla carta il disordinato, lento dipanarsi di tutta una vita.
-33-
pagina precedente
pagina successiva