DIARIO

Nunzia...

Non avevo purtroppo dimenticato Nunzia,ne parlerò più avanti,dolce ragazzina per la quale a quei tempi il cuore del povero Tiddo batteva all'impazzata e così il summenzionato cuore scelse l'amore tutto sospiri e niente topa piuttosto che quello tutto topa e niente sospiri…la coglionaggine del Tiddo in amore emise il primo tenero vagito che con il passare degli anni diventò un assordante urlo.
Il ginnasio,con l' avvento delle classi miste e la promiscuità che ne seguì, segnò anche l'inizio dei primi balli con luci soffuse e mano morta . Nella stuzzicante penombra dei saloni muovevamo i primi cauti passi nel pianeta sesso ,stimolati dal timore dell'arrivo dei genitori che accendevano i lampadari per controllare le mosse dei più audaci.
Inizialmente le feste si svolgevano sempre a casa di una compagna di classe di Franco Giuffrida ,tale Silvia Ronchetti,che ,manco a dirlo ovviamente mi attraeva…a dir la verità a quell'epoca mi piacevano tutte, bastava che avessero occhi zuccherini ed espressivi e tutte le loro invitanti cosine al posto giusto.
Niente di serio beninteso,ero sempre innamoratissimo di Nunzia,la negra,come veniva chiamata da tutti noi,una dolcissima ragazza carnagione olivastra, occhioni neri e intensi da cerbiatta e un gran paio di appetitose tettone che colpivano nel segno punzecchiando le mie fantasie erotiche che allora ,in verità, erano proprio soltanto fantasie.
Durante una festa da ballo, eravamo proprio a casa sua, incoraggiato da un'atmosfera compiacente e dal momento propizio, presi coraggio , nella stanza risuonavano le toccanti note della colonna sonora de "Il Laureato"quando le stampai un bacio alla Humprey Bogart in piena bocca.
Il primo vero bacio! La piccola, inebriata ,ricambiò ed io sentì muovere qualcosa dentro di me…i soliti maliziosi! Non intendevo quello!
Per la prima volta condividevo un sentimento sincero,le mie emozioni, finalmente ricambiate, imboccavano l'autostrada e non si trovavano di fronte , come era stato fino ad allora,ad un senso unico con divieto d'accesso.
Credo d'averla amata , sono certo che anche lei m'abbia voluto bene, ci cercavamo, sempre, e questo dice tutto.
Sul più bello,come accade spesso,si accesero le luci e svanì l'incanto,ritta in piedi accanto alla porta della camera,le dita ancora sull'interruttore, apparve la madre,sguardo severo e volto serio.
Pochi minuti dopo eravamo tutti per strada, cacciati in malo modo dalla sprezzante padrona di casa come fossimo peccaminosi satiri in cerca di giovani verginelle, che era poi verità sacrosanta.
Quella sera mentre me ne tornavo a casa con la terza gamba dolente tra le altre due (a buon intenditor…con quel che segue) ero comunque felice ed attendevo con ansia il giorno dopo per rivederla all'uscita di scuola.
Anche quel mattino il sole si levò ,mi recai come sempre a scuola, questa volta più volentieri e ,terminate le lezioni, rimasi trepidante in attesa dell'uscita della classe di Nunzia , qualche minuto dopo intravidi la sua snella figura tra quelle delle compagne che starnazzavano come oche giulive, feci per avvicinarmi ma fui bloccato dal suo sguardo allarmato che m'indicava con insistenza la scalinata che conduceva all'uscita,mi voltai e avvistai la madre che, accorto gendarme, era venuta a prenderla.
Non mi restò che far buon viso a cattivo gioco e tornarmene deluso a casa in attesa di momenti migliori.
Purtroppo non vennero, per giorni il sergente maggiore sorvegliò l'avamposto impedendo un nostro incontro e quella che poteva diventare una bella storia d'amore sbiadì pian piano cancellata dalla stupidità di quella donna.
Per diverso tempo continuai a passare di proposito davanti al negozio di Coiffeur dove ,dopo la scuola, si recava per aiutare la mamma, nella speranza di incontrarla e poterle parlare ma fu tutto inutile, ce ne misi di tempo per dimenticarla e ,come spesso accade ,ci riuscì soltanto quando il nuovo chiodo schiacciò il vecchio.

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