DIARIO
Amori in corso
Venne infine il tempo degli amori, quelli che fanno male sul serio, quando non sei ancora pronto ad incassare gli sganassoni dalla vita, accade così che prima di rendertene conto finisci a terra col fiato corto colpito duro allo stomaco dagli occhi dolci di una ragazzina in erba o dalle lusinghe perverse di una donna già matura.
Senza alcun dubbio furono più le pene che le gioie ma allora era sufficiente un breve attimo di felicità per cancellare un intero anno di malinconia.
La prima vera infatuazione divampò come era logico aspettarsi in quel di Pagliara, paese galeotto dove le notti piene di stelle accendono naturalmente un fuoco di emozioni fatale ai giovani cuori inesperti, Carla era una ragazza dolcissima per la quale il cuore del tentennante Tiddo patì cocenti pene d'amore che s'infransero per mesi, forse per anni contro le amare sponde della timidezza, come sono toccante, sbriciolandosi alfine sulla battigia senza mai neppur sfiorare l'agognata meta. Fresca! Prèvert me fa 'na sega! Insomma per farla breve non riuscì mai a dichiararmi nonostante le infinite possibilità che quel sasso d'Abruzzo mi offrì ricamando tappeti di stelle nelle tiepidi notti e dipingendo incantevoli tramonti sul far della sera.
Preferivo evidentemente logorarmi in acrobazie emotive tanto sterili quanto pericolose piuttosto che rischiare di finire col culo per terra.
Chissà se avrà mai compreso il bene che le ho voluto?
"Tutto passa e tutto se ne va" come intonava una celebre canzone di quel periodo, resta solo il ricordo di quelle sere d'estate trascorse al C.D.P. (Club di Pagliara),una fredda stalla trasformata in sala da ballo situata in via dei morti, non più tana d'orchi e streghe malvagie, dove si ballava si pomiciava e si consumavano nelle complici penombre tratteggiate dalle candele rubate in chiesa amori segreti e le ore liete di una giovinezza lesta a sfiorire. Sì lo so, immagine decisamente obsoleta, trita e ritrita. Che palle! Se vengo dopo tanti pennaioli che volete possa inventare?
All'epoca dei fatti risuonavano sulle spiagge , alle pendici dei monti e nel caos delle città la musica e i testi del primo Battisti ,diffuse da voraci mangiadischi a pile che divoravano i malcapitati quantarantacinque in vinile che scricchiolavano sinistri e più spesso stonavano consumando in fretta le batterie.
Quelle canzoni suggerivano ai cuori inesperti di noi adolescenti emozioni rovinose ,ci si lasciava suggestionare dalle notti stellate d'agosto e si finiva prima o poi mano nella mano con attraenti ragazzine disposte a tutto pur di massacrarti il fegato a colpi d'amore.
Il ritorno a Roma era sempre triste ma lo fu ancor di più quel mattino d'ottobre di tanti anni fa quando m'accostai impaurito al portone d'ingresso della scuola media statale "Federico Cesi".
Dopo la dura esperienza della scuola elementare pur sempre mitigata dalla comprensione degli insegnanti per i loro piccoli scolari ancora insicuri ,si cominciava a fare sul serio, quei tre anni trascorsero in classe a buscare sberle dai ripetenti che sfogavano la loro arroganza su uno "scrocchiazeppi quattrocchi in vetrina e mezzo naso in cantina" che pur tentando di resistergli doveva tuttavia sottostare alla legge del più forte,a Villa Chigi per qualche partita a pallone e in casa a consumare un paio d'ore al giorno per leggere libri idioti ,scarabocchiare quaderni tentando invano di risolvere improbabili problemi e ripetere noiosissime poesie.
Non ricordo granché, qualche volto di compagno, qualche breve momento passato in aula ad ascoltare banali lezioni o veementi esortazioni allo studio da parte di professori sfigati che ben poco credevano in quel che dicevano, e poco altro.
Torniamo quindi al ginnasio cercando di ricomporre il puzzle della memoria , tante tessere saranno andate perdute nelle pieghe del cervello saranno finite ,chissà, in qualche cassetto della mente, ma non mi perdo d'animo proverò ugualmente a rovistare nelle tasche dei ricordi. D'accordo, sono prolisso, faccio un uso smodato di aggettivi, qualche linguista fondamentalista potrebbe aversene a male, a volte mi rendo conto di esagerare ,mi lascio prendere la penna da eccessi di retorica ma cosa volete farci ? Rappresento in fondo l'esempio scrivente del maturato classico con indirizzo barocco tendente al rococò.
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