DIARIO
Walter e Fernanda sposi
Rimessasi dopo l’intervento sarebbe dovuta tornare al lavoro al
San Michele, ma papà che nel frattempo si era laureato,non perse altro
tempo e pochi mesi dopo la portò all’altare.
Il 24 aprile 1948 in Assisi i due convolarono a giuste nozze,zio
Gino e il piccolo Lello gli invitati della sposa ,zia Maria non andò
perchè aveva Mimmi di appena sei mesi,zio William e zia Adriana gli
invitati dello sposo.
Gino aveva con sè una valigia piena di fettuccine,abbacchio e
buon vino: il pranzo di nozze.
Nessun vestito da cerimonia ,un semplice tailleur per lei, l’abito
delle feste per lui.
I genitori di lei parteciparono alla cerimonia dal Paradiso,quelli
di lui rimasero a casa, nonno Caio avrebbe voluto esserci ma nonna
Nannina non volle sentir ragioni e per il quieto vivere rinunciò anche
lui.
Il viaggio di nozze non ebbero nè il tempo nè i soldi per farlo.
Dopo la liberazione il centro vitale della ripresa economica fu
proprio Milano e lì papà aveva trovato un lavoro presso le
assicurazioni Generali di Venezia,come già accennato, grazie ai buoni
uffici di nonno Caio. Cominciò la sua carriera come impiegato
all’ufficio arretrati e da allora quello fu il suo destino: in un modo o
nell’altro correre dietro agli assicurati che non pagavano i premi e far
causa alle assicurazioni che non volevano risarcire i danni.
Nelle città allora si coabitava a causa della penuria di alloggi,le
giacche si rivoltavano infinite volte e i cappotti venivano cuciti con le
coperte militari alleate tinte di marrone per far sparire i gradi e le
mostrine.
Al governo Parri,il primo dopo la liberazione,segue il I° Governo
De Gasperi,proprio l’uomo di punta della Democrazia
Cristiana,insieme a Nenni e Togliatti muove le fila della ricostruzione.
Sulle macerie dei bombardamenti si comincia a rimettere
mattone su mattone, all’orizzonte s’affaccia il neorealismo di Roberto
Rossellini di “Roma città aperta”.
Si scioglie il Partito d’Azione , l’Italia va alle urne, il 2
giugno 1946 sceglie la Repubblica al compromesso regime
monarchico. Il re di maggio parte per l’esilio,gli succede sul trono
repubblicano Enrico De Nicola,mentre De Gasperi continua a mietere
quei successi che lo manteranno al governo,sia pure in diversi
rimpasti di gabinetto fino al luglio del 1953,dopo il suo ottavo
governo,poco prima della sua morte.
Si torna a fare le vacanze,sia pure soltanto per gli abitanti delle
grandi città.
L’idroscalo di Milano fu la meta delle vacanze dei miei genitori
in quei primi anni di matrimonio,Varedo fu infatti la località a trenta
chilometri da Milano dove misero su casa,una camera ammobiliata di
una villetta di proprietà di una vedova.
In quel tempo papà guadagnava ventunomilalire al mese e
ottomilacinquecento se ne andavano per l’affitto, ma di lì a poco
furono costretti a fare le valigie : Piero stava per nascere e la padrona
di casa appena saputo della gravidanza intimò lo sfratto ai coniugi
Tiddi.
E già, gli sposini si erano subito dati da fare e il 25 gennaio
1949 Fernandella diede alla luce in una Milano avvolta nella nebbia il
primo dei suoi gioielli cui fu dato il nome di Piero.
Fu la prova generale, con il secondo aggiustarono il tiro infine
con il quarto,considerata la terza un incidente di percorso, chiusero il
cerchio portando a termine il loro capolavoro.
All’inizio il primogenito doveva essere un bel bambino ... si
guastò col crescere, ma essendo pur sempre figlio loro decisero
comunque di tenerlo.
Dopo la nascita di Piero i miei fecero fagotto e lasciata Varedo
si stabilirono a Milano in un piccolo abbaino in Piazza Cordusio
antistante gli uffici delle Assicurazioni Generali dove papà lavorava.
L’appartamentino era privo di gabinetto ,per andare in bagno
occorreva atraversare un lungo corridoio e aspettare che si liberasse
perchè sullo stesso piano abitava anche la famiglia Tonolini e un
ragazzo recatosi a Milano per motivi di studio.
La domenica sera papà per integrare il magro guadagno mensile
si recava al Totocalcio per lo spoglio delle schedine e spesso
rincasava tardi,mamma sola nell’oscurità di quell’abbaino freddo e
angusto ,in cima a quell’anonimo e spettrale palazzo stringeva forte il
suo piccolo cercando di vincere la paura e dormire un poco.
Gli inverni in quell’epoca, nella nebbia densa ed eterna di
Milano erano freddi e lunghi, così Walter chiese e ottenne dall’Ina-
casa come dipendente delle assicurazioni un nuovo alloggio in
locazione. Il 27 febbraio del 1951 venne finalmente invitato a
scegliere l’appartamento e il 2 marzo successivo gli fu assegnato
quello di via Diomede 30.
Di lì a poco però nonno Caio,che li aveva sempre aiutati,riuscì a
far trasferire il figlio a Roma; occorreva far presto ad affittare la casa
di via Diomede per recarsi a Roma e trovare una nuova dimora.
Tra papà e l’Ina-casa inziò una sorta di querelle ,una fitta
corrispondenza intercorse tra i le due parti. La società proprietaria
voleva impedirgli di affittare l’appartamento accusandolo di
speculazione. Infine il prode Tiddo vinse anche questa dura battaglia
e tramite un caro amico, Rino, collega di lavoro,riuscì ad affittare
l’appartamento già ammobiliato al sig. Aristide Vignaga per
ventimilalire mensili,allo stesso fu venduta anche la “famosa”
bicicletta del piccolo Piero per cinquemilalire.
Intanto per ottomilalire al mese la coppia aveva preso in affitto
dalla signora Teresa Grillo in Di Vincenzo un appartamento in Roma
a via Garibaldi 14.
Era il 1 agosto 1952 e l’alloggio era composto da tre camere,un
ingresso la cucina e il gabinetto al secondo piano interno 11.
La famiglia Tiddi cominciava a passarsela un po’ meglio e
Walter cominciava a far carriera spostandosi spesso per lavoro in
Umbria e Abruzzo.
Il lavoro cominciava a piacergli,un po’ meno a mamma che
spesso restava sola ma almeno non era costretta ad aspettare il ritorno
del marito nel gelo e nel buio di via Cordusio a Milano.
Nella nuova casa nasce il giorno 11 maggio del 1953 Paolo.
ll caso volle che in quello stesso giorno venisse inaugurato con
fuochi d’artificio e grandi feste il nuovo stadio della capitale,lo stadio
Olimpico.
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