DIARIO

In balia delle onde


I devastanti anni novanta, con il cambio al vertice nelle istituzioni politiche e finanziarie, pubbliche e private ,e l'avvento al potere di quell'ipocrita generazione di sessantottini che avevano creduto nella rivoluzione salvo poi vergognosamente tradirla, s'affacciavano ormai all'orizzonte .
Dopo la formale iscrizione all'albo divenni ufficialmente e definitivamente agente professionista d'assicurazione e qualche anno dopo il boss mi conferì la carica di amministratore unico della società.
Un momentaccio! Si prevedevano tempi bui.
Oltre alla carica degli ex- contestatori della rivoluzione di maggio un altro terribile male stava per abbattersi sulla mia imbelle generazione avvelenando per sempre le fonti stesse dell'economia e del benessere.
Insieme ai consistenti capitali stranieri infatti ,al grido di "Europa unita", i nostri incauti governanti avevano spalancato le porte del nostro Paese a centinaia d'avventurieri con le tasche gonfie che cominciarono in quel periodo ad impadronirsi delle nostre risorse economiche, parlavano inglese e francese e pian piano misero in disparte tutti i dirigenti di lingua italiana per sostituirli sistematicamente con ripugnanti manager armati di cesoia , mercenari senza scrupoli che, terminato il loro sordido lavoro di becchini,sparivano con il malloppo in cerca di posti lontani dove nessuno fosse in grado di riconoscerli.
Uno di questi,il primo di una lunga serie, un triste giorno si fece vivo anche da noi, allora operavamo per Levante e Norditalia.
Lo stronzo, non ricordo neanche il suo nome,si presentò un mattino nei locali della Direzione di Castro Pretorio e cominciò a disprezzare il nostro lavoro,frutto di anni di sacrificio, e a chiudere un mucchio di agenzie gettando sul lastrico decine di nostri colleghi.
La sfiga sembrava perseguitarci, il testa di cazzo infatti era al soldo di una multinazionale d'oltralpe , la Basilese, che, approfittando dei saldi di fine decennio, era scesa in Italia a fare la spesa acquistando tra le altre ambedue le nostre Mandanti. Scopa!
Non ci restò altro da fare che indirizzare un paio di raccomandate ,in un primo momento a Milano in viale Certosa ,qualche mese più tardi a Genova in via Balbi , per mandare a fanculo i nuovi arrivati prima che fossero loro a darci il laconico benservito.
Grazie all'amico Morosetti , ex ispettore di Levante, avevamo nel frattempo allacciato i primi contatti con una solida Compagnia con sede a Parigi, l'Abeille assicurazioni, questa però nicchiava in attesa di tempi più favorevoli per invadere con le sue truppe già schierate le italiche sponde ed affidava ad una sparuta avanguardia di agenti fidati una prudente penetrazione sul territorio, fummo pertanto costretti a guardarci intorno per cercare una locanda confortevole dove ospitare per il momento i nostri affezionati clienti.
Firs assicurazioni , le cui fondamenta erano in stato preagonico, sembrava fare al caso nostro, tentammo il travaso di portafoglio ma a metà dell'opera la modesta Compagnia di via Adelmo Niccolai ci congedò.
Giovane e rampante assicuratore senza una lira in tasca con moglie e due figli a carico, malinconico amministratore di una sterile agenzia d'assicurazioni sprovvista di capitolato, la vedevo nera.
Fu proprio allora che compresi appieno il significato della massima "non tutti i mali vengono per nuocere": pochi mesi dopo la Firs fallì miseramente, nel frattempo eravamo però riusciti ad ottenere il nuovo mandato dalla florida Società francese finalmente risoluta a guadare il Rubicone.
Raccontata così può sembrare tutto molto semplice, in realtà fu un compito durissimo quello che io e papà intraprendemmo insieme tentando di traghettare dal litorale ligure e romano a quello transalpino centinaia di assicurati transfughi con la speranza di evitare un rovinoso naufragio, un viaggio difficile su una rotta irta di difficoltà e apprensioni,una fatica ingrata che non permise al vecchio capitano di giungere in vista del porto,a metà strada ne stroncò infatti l'indomito coraggio.
Toccheremo l'argomento quando sarà il momento.
Nel frattempo anche la gitana e pacchiana Talbot era passata a miglior vita, prontamente sostituita da un'attempata Citroen BX, rimasta per anni, carrozzeria impeccabile e cromature sfavillanti ,parcheggiata nel garage di un concessionario Fiat di via Salaria in attesa del pollo.
Puntuale come un orologio svizzero il pollastro in questione aveva varcato i cancelli dell'autorimessa accolto dal personale con lanci di fiori, applausi e festose grida di "Hurrà" e se l'era portata via al modico costo di quattromilioni di lire, un paio di settimane dopo, al ritorno da uno snervante viaggio in Calabria, l'usato sicuro spirava lasciando il pennuto e la sua famigliola in panne all'altezza del viadotto di via Fiorenzo Fiorentini tra bestemmie e colorite imprecazioni.
Recatosi alla Citroen di via Collatina l'avventato acquirente fece riparare l'auto e intraprese, assistito dal suo capace legale avv. Eleuterio Zuena, una lunga e difficile causa contro la gloriosa casa automobilistica torinese che lo vide, dopo anni di turbolente udienze e inutili rinvii, eroico vincitore.
Ma il business del secolo lo realizzai quando decisi di compare la solerte vespetta che per poco meno di un decennio mi portò da un capo all'altro della città eterna ad importunare assicurati con la richiesta di esorbitanti premi di polizza o la proposta di nuovi favolosi contratti: quarantotto rate da settantottomilalire e interessi tali da duplicare il prezzo d'acquisto. Fu la prima di una lunga sequenza di spese dilazionate di cui non riesco più a liberarmi e che ancor oggi spolpano inesorabili il mio modesto conto corrente in banca.
Tra le pareti di viale Etiopia si campava in quegli anni in un clima di paura e apprensione,i guadagni sembravano tendenzialmente diminuire e le spese di contro ad aumentare in misura esponenziale, come se non bastasse dietro l'angolo appariva orripilante lo spettro della bancarotta, proprio in quel momento, inatteso, avvenne il miracolo: anno domini 1990 la conquista del posto fisso.
Cenerentola, abbandonati grembiule e ramazza,attraverso una chiamata nominativa dell'ufficio di collocamento era stata reclutata dal comune di Roma con un nuovo contratto a termine.



-68-
pagina precedente
pagina successiva