DIARIO

Zia Maria

La domenica andavamo spesso a trovare zia Maria in via Cartagine ,dopo aver trascorso piacevolmente la giornata insieme arrivava l’ora di tornarsene a casa, tuttavia nel periodo estivo o in quello delle vacanze natalizie di sovente restavo da lei per il fine settimana.
Credo che all’epoca fosse già vedova perchè non ricordo la presenza di zio Gino.
Rammento però con chiarezza gli splendidi blocchi di carta a rotolo,”dono” delle ferrovie dello Stato,che mi regalava quando andavamo a trovarlo conoscendo la mia passione per il disegno.
Zio Gino morì presto,echeggiano ancora nella mia mente le parole di conforto che mamma ebbe per zia Maria quel triste pomeriggio nel quale venne a trascorrere un po’ di tempo con noi dopo la scomparsa dello zio.
“Capabianca” come affettuosamente la chiamavamo da allora rimase spesso con noi,Lello era già sposato ed anche Mimmi era ormai prossimo alle nozze, la donna più buona che io abbia mai conosciuto ,univa alla venerazione per la sorella un tenero sentimento d’amore per noi nipoti.
Sicuramente in Paradiso ascolta ogni nostro pensiero e segue ogni nostra azione pronta ad aiutarci , a lei di certo indirizzerei la mia preghiera qualora e ,sempre disponibile mai stanca di porgere aiuto, incapace di voler male o anche solo di un cattivo pensiero.
Qualche volta Mimmi mi portava al cinema a vedere i film d'avventura in una saletta di seconda visione lì vicino , con zia Maria invece salivo al piano superiore da una sua amica che aveva due figli che avevano più o meno la mia età per giocare e là un giorno accadde l'irreparabile.
Ero il più grande tra i quattro o cinque diavoli che si erano riuniti a casa della signora Avitabile per festeggiare il compleanno di uno dei suoi ragazzi,la zia dopo avermi accompagnato era tornata nel suo appartamento ,d'un tratto avvertì delle fitte lancinanti alla pancia,tanto inaspettata quanto inopportuna s'era preparata sulla rampa di lancio una fitocca da primato, insomma, mi scappava da matti!
Non riuscivo a trattenerla,stavo già per tornarmene al piano di sotto per espletare le ormai improcrastinabili funzioni fisiologiche,quando un'impaziente "stronzetto",di nome e di fatto,scivolò lungo i pantaloncini corti adagiandosi sul tappeto buono dell'ingresso.
Naturalmente feci finta di niente continuando a giocare con i miei amici ma il ritrovamento del maleodorante batuffolo era solo questione di tempo, pochi minuti dopo infatti la padrona di casa allibì alla vista del corpo del reato .
Durante la scrupolosa indagine che venne prontamente istruita per scoprire il sordido responsabile di tale crimine fu ordinato agli ovvi indiziati di calarsi le braghe alla ricerca delle inconfondibili tracce di "polvere da sparo" lasciate dall'inconsueta "arma del reato" sugli indumenti intimi.
Me ne stavo lì tremante ,inorridito all'idea dell'inevitabile figuraccia che ne sarebbe seguita ,quando accadde ,insperato, il miracolo:
"Marco tu vai pure! .La zia t'aspetta. Non puoi essere stato certo tu che sei il più grandicello!" disse l'amabile padrona di casa.
"Sì…Signora, certo…" balbettai incredulo "Arrivederci".
In un lampo sgattaiolai fuori dal luogo del delitto e ,scese di corsa le scale che portavano al pianerottolo del piano inferiore, suonai freneticamente il campanello della porta dell'appartamento di zia Maria.
Salvo! Ma che paura!
Anche con Paolo,complice l’età, mi divertivo un mondo a giocare,ritagliavamo dal “Corriere dei Piccoli” le figurine dei ciclisti pubblicate nell’ultima pagina di copertina, attaccavamo le silhouette ad un cartoncino opportunamente sagomato per renderle rigide e piegata la base già predisposta li facevamo avanzare a colpi di dadi sulle listarelle del parquet della stanza di Aurora .
Gimondi,Adorni, Bitossi Taccone ed Anquetil correvano sul pavimento verso il traguardo collocato al bordo della porta finestra che portava in balcone, verso l’immancabile vittoria e la gloria imperitura!

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