DIARIO

Ritorno alla vita

Era un tardo pomeriggio di un giorno qualsiasi, fuori faceva freddo, gennaio era appena incominciato e con lui l'anno nuovo, stravaccato sul letto in camera mia ascoltavo un po' di buona musica ed osservavo, vagolando tra i miei pensieri, i cristalli della finestra resi opachi dal contrasto tra il gelo oltre i vetri e il caldo che proveniva dai termosifoni accesi, Paolo rientrò ed andò subito a chiudersi in gabinetto.
Era trascorsa una buona mezz'ora quando sentii la voce di papà che non vedendolo uscire, gridò più volte il suo nome, non ci feci caso, poi il rumore di passi concitati provenienti dal corridoio mi scossero dalla mia indolenza mi affacciai così sulla soglia della stanza e ravvisai un'espressione attonita sul volto di papà che sollevatosi in punta di piedi tentava di sbirciare al di là del vetro opaco della porta del bagno, lo chiamò ancora ma senza ottenere risposta, a quel punto ispezionai anch'io oltre la finestrella e intuii una figura riversa sul pavimento, papà fuori di sé aveva preso ad assestare violente pedate alla porta nel vano tentativo di sfondarla, a quel punto intervenni, afferrai dal ripiano superiore dell'organo dove erano appoggiati i pesanti bongos con i quali mi dilettavo la sera a rompere i coglioni ai vicini e con un colpo secco mandai in frantumi il vetro della finestrella, m'arrampicai appoggiando il piede sulla maniglia e riuscii ad intrufolarmi nella stretta fessura per soccorrere Paolo ed aprire la porta dall'interno, sollevai da terra il suo corpo inerte ed attraversato il corridoio lo adagiai sul letto matrimoniale dei miei.
Il medico prontamente chiamato ci tranquillizzò affermando che non si trattava di nulla di preoccupante, nel frattempo Paolo si era ripreso ma continuava ad avvertire forti emicranie, da quel giorno mi resi conto che la medicina è una scienza tutt'altro che esatta infatti, per scoprire effettivamente cosa gli fosse capitato ,fummo costretti a sentire qualche giorno dopo, perdurando i lancinanti mal di testa ,il parere di un ortopedico che diagnosticò in breve che si trattava di un allarmante aneurisma cerebrale.
Il ricovero fu immediato e l'operazione al cervello altrettanto rapida, subentrò tuttavia un' ulteriore complicazione, un edema che a dare ascolto ai luminari che tentavano di curarlo difficilmente gli avrebbe dato scampo , sembrava spacciato, ma il Buon Dio ne ebbe pietà e lo riportò alla vita.
Mamma che s'era già incamminata da qualche tempo lungo lo scosceso sentiero di un grave esaurimento nervoso, aiutata in questo da alcune discutibili scelte del marito, con quest'ultima prova subì il definitivo tracollo finendo per diventare quella che tutti noi oggi conosciamo e critichiamo dimenticando ovviamente quanto fosse stata forte e tenace prima di allora, le ovvie conseguenze invalidanti della malattia e del successivo intervento chirurgico, una parziale paresi degli arti, arginarono le aspirazioni di Paolo che fu costretto ad abbandonare gli studi di medicina intrapresi qualche anno prima, tutti noi non fummo più gli stessi.
Quella vita ripescata ad un passo dalla fine mi cambiò di nuovo, la fiducia ritrovata in quel drammatico frangente mi consigliò di approdare su una spiaggia tranquilla dove fermarmi a pensare, smisi di ridere sguaiatamente cercando di tornare semplicemente a sorridere.
Durante quelle interminabili notti trascorse accanto al letto di Paolo in attesa del miracolo ,scomodo ospite di quella clinica in cima alla collina insieme a Cinzia sua promessa sposa, mi fu accanto un vecchio amico che, dimenticato sugli scaffali della libreria per correre dietro alle ragazze, avevo ritrovato da qualche mese, Tex Willer.
Seduto sulla poltrona letto di quella stanza dove il tempo si fermava tentavo d'interpretare le necessità di un fratello in bilico tra la vita e la morte che con la parola lontana anni luce dal cervello reclamava il pappagallo chiedendomi la lampada, in silenzio attendevo l'alba approfittando di tanto in tanto del tormentato riposo concesso a Paolo dalla malattia e della luce velata dei lampioni in strada per sfogliare un fascicolo del capo dei Navajos e dei suoi pards.
Anche quell'alba agognata alfine arrivò, il tempo che pareva essersi improvvisamente arrestato tornò a dipanarsi lento o vorticoso secondo come stabilito dallo stato d'animo del momento.
Era nata nel frattempo Valentina, Piero aveva sparso per primo il regal seme, togliendo la sicura alla sua formidabile arma impropria patrimonio dell'intera casata, e con l'aiuto di Giuliana aveva messo al mondo un Tiddi di nuova generazione il prototipo di una lunga serie di eredi che avrebbe di lì a poco ripopolato i parchi e le scuole della capitale.






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