DIARIO

Nel mondo dello spettacolo

Risale a quei tempi leggendari la mia prima ed unica apparizione televisiva, ero tornato libero, solevo ripetere, come un puledro selvaggio che mordeva il freno in cerca di nuovi brividi, non avevo pressanti impegni di studio, l'università era appena cominciata, tornai così a comporre canzoni nella penombra della mia tana notturna appena rischiarata dalla diafana luce dei lampioni del ponte delle valli.
Tentai la via del successo discografico con un primo provino presso uno studio di registrazione nei pressi di Mentana, con le mie adidas slacciate, i jeans lisi , un' ampia camicia rosso fuoco e la fedele "Eko" dodici corde a tracolla montai sull'autobus che m'avrebbe potuto condurre al glorioso successo nel mondo dello spettacolo, accolto dal tastierista dei Goblin proposi un paio di canzoni, un "ti faremo sapere " fu il laconico responso.
Qualche mese dopo mi fu inviata una musicassetta con la registrazione dei brani e la definitiva sentenza sulle mie capacità artistiche redatta su un anonimo foglio di carta nel quale si accennava ad una certa originalità dei testi non sorretta da altrettanto estro nella struttura delle musiche, costo dell'operazione diecimila lire faticosamente guadagnate nelle prime ore del mattino di una grigia domenica di novembre sulla logora scrivania di un gelido stanzone del Totocalcio.
Non mi persi d'animo e ritagliato un annuncio su "Ciao 2001" nel quale si cercavano nuovi talenti, mi presentai al nuovo saggio in un appartamento al piano terra di un elegante palazzo nelle vicinanze di viale Regina Margherita.
Questa volta non sborsai un centesimo e le mie canzoni incontrarono il gradimento della "critica" che mi propose di partecipare ad una specie di festival di nuovi cantautori che avrebbero dovuto esibirsi su un palco allestito di fronte Castel S. Angelo, lo spettacolo sarebbe stato ripreso dalle telecamere di una TV privata e trasmesso successivamente sui teleschermi di migliaia di romani.
La sera dello show ,incoraggiato dal benevolo pubblico presente, interpretai un paio di pezzi senza avvertire alcuna apprensione, qualche giorno dopo, come promesso, il concerto fu mandato in onda su Teleregione.
Non mi ero fatto soverchie illusioni, la consideravo una bella esperienza e niente più, non ci credevo più di tanto, lasciai così quel sentiero che prometteva di inerpicarsi verso cime assai impervie e probabilmente inaccessibili.
Un "discografico", un certo Berlini che aveva seguito la mia esibizione m'invitò nel suo appartamento di via Tembien e tentò di convincermi a tornare sui miei passi per intraprendere la carriera artistica, non me la sentii e prima di imboccare definitivamente "via della Speranza" per rischiare di finire in "piazza Delusione" mollai tutto senza rimpianti e tante grazie.
L'ultimo deprimente rigurgito artistico di un cantautore inconcludente si concretizzò nell'incisione di un paio di musicassette dai titoli struggenti, "Mio Mondo " ,la prima,nella quale raccolsi una decina delle mie canzoni meno noiose e "Per Te con Te",la seconda, incisa con l'aiuto di mio cugino Fabrizio colto disgraziatamente dalla costosa mania dell' Hi.Fi. che all'epoca mieteva numerose vittime e l'aveva obbligato all' acquisto di un sofisticato registratore a più piste.
Percorrendo l'intero percorso a piedi trasportammo dalla mia stanza di piazza Gondar alla sua in via Gaetano Capocci il pesante e ingombrante organo da me acquistato con una pila di cambiali alta così ( così come? Così !) nel settembre del 1976 dall'organizzazione Bagnini,diciotto rate da £.32.500 da versare al 27 di ogni mese,praticamente l'intero ammontare della mia paghetta mensile.
Alternandomi alla voce solista, alla chitarra classica ,a quella dodici corde e alle tastiere registrai su varie piste le tracce, ad amalgamare i suoni ci pensò il provetto tecnico del suono, un vero perfezionista.
La registrazione, effettuata tra il 19-20 e 21 aprile del 1977 del mio secondo ed ultimo album solista "Per te con te" appunto , fu un vero successo e la qualità del suono si rivelò ottima grazie alla nuova tecnologia, erano trascorsi ormai tre anni dalla mitica produzione del disco d'esordio di "Prima Teatrale".
Nel frattempo m'ero fatto un nuovo amico, si chiamava "Ben", vezzeggiativo di "Benelli" un ciclomotore d'occasione che mio fratello Piero aveva abbandonato per montare su veicoli più affidabili,in quel periodo non avevo alcuna voglia di prendere la patente , a me andava benissimo.
Fu il devoto compagno di una singolare e felice stagione della mia vita nella quale le femmine, non so come, cadevano ai miei piedi come foglie recise dall'impetuoso vento della mia passione -Dio come godevo!- lo studio marciava alla grande - cinque esami nel primo anno d'università!- e soprattutto, grazie al Cielo, avevo finalmente smesso d'innamorarmi!





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