DIARIO

...le cose si complicano

Ma lasciamo la nazione nel suo ribollire di evoluzione e benessere sia pur fatuo e superficiale e torniamo asbirciare tra le pareti domestiche della famiglia Tiddi, stabilitasi definitivamente a Piazza Gondare ormai perfezionata dagli ultimi due acquisti nel cicogna-mercato.
Dopo i primi anni, piuttosto miserrimi dal punto di vista economico, i miei avevano risollevato pian piano le sorti finanziarie della famiglia ,dovendo investire i risparmi racimolati giorno dopo giorni,beati loro che potevano,decisero di comprare un nuovo immobile,entrarono così nella cooperativa “Etiopia II” per l’acquisto dell’appartamento di viale Etiopia 34 a pochi passi da Piazza Gondar. Il 19 settembre 1963 acquistarono dalla società “Etiopia II” il nuovo alloggio al prezzo di tremilioni di lire.
Fu affittato negli anni successivi prima al sig. Franco Ficarelli per trentunomilalire al mese poi al sig. Massimo Notarbartolo di Villarosa per trentacinquemilalire mensili. L’appartamento era composto da due camere ,cucina ,ripostiglio e bagno.
Frattanto ,come già ricordato, amche il rapporto di lavoro che legava papà all’Edera era cessato.
A causa dei continui dissapori con Pietro Zeppieri, Walter decise di migrare alla Medierranea assicurazioni, compagnia che molti davano per spacciata da più di dieci anni, ma che, a dispetto di questi denigratori, continuava a restare a galla. Non per molto... infatti a quattro mesi dall’assunzione del dottor Tiddi fallì definitivamente.
Assai verosimilmente fu quello il momento più delicato e preca- rio per la famigliola se si esclude quello che doveva accadere diversi anni più tardi, in occasione della malattia di Paolo,ma è presto per parlarne.
I due coniugi con quattro figli da crescere e impegni onerosi cui far fronte quali le cambiali degli appartamenti di viale Etiopia e Piazza Gondar, si trovarono improvvisamente senza mezzi di sostentamento.
Grazie alla professionalità e alla stima che si era guadagnato in tanti anni di lavoro non fu difficile per papà trovare una nuova occupazione e dopo pochi giorni varcò il portone dell’Inercontinentale assicurazioni.
Quel giorno io Paolo e Aurora eravamo a letto con il morbillo, ci trovavamo nella cameretta dove sto cercando di raccogliere questi frammenti di ricordi da stampare sul foglio, quella che allora era la stanzetta di Aurora.
Complici nella solitudine di quella giornata particolare nella quale mamma e papà erano fuori,decidemmo di trasportare il televisore dalla camera da letto dei miei nella nostra camera accanto ai nostri lettini di dolore. Non ricordo come accadde ma nel tragico trasporto, d’improvviso l’apparecchio scivolò dal carrello e precipitò a terra esplodendo con un frastuono assordante,ci guardammo l’un l’altro spaventati e attoniti,poi senza proferir parola ci infilammo di corsa a letto aspettando rassegnati l’inevitabile rientro dei nostri genitori per affrontare a testa china il loro giusto e meritato rimprovero.
Eravamo lì in trepida attesa osservando il televisore esanime a terra ancora fumante quando sentimmo il rumore delle chiavi nella serratura della porta di casa, mamma e papà entrati nella stanza osservarono con raccapriccio il pasticcio combinato ma era tanta la felicità per il nuovo posto di lavoro ottenuto da papà che la sacrosanta sgridata lasciò il posto a tre enormi gelati che divorammo con gusto senza farci pregare un istante.

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