Non si potrebbe avere un po' di privacy?si nun lo sturo subbito...co' 'sta zozzeria...Ma che s'è magnato?

DIARIO

Pulizie di primavera


Attraversavo in quel periodo un particolare stato d'animo, desideravo soltanto conquistare la gente, in una sorta di delirio buonista smussavo gli angoli più spigolosi servendomi di compromessi, il più delle volte irrazionali, pur di compiacere gli altri.
Completamente fuori di testa adeguavo le mie esigenze a quelle altrui sempre e comunque, un vero massacro d'altruismo vittima sacrificabile alle esigenze di genitori, fratelli ed amici.
Potete figurarvi in tale stato confusionale quel che fui capace di combinare con la mia nuova partner, memore di quel che m'era accaduto qualche anno prima con Marina accondiscesi ad ogni suo sordido desiderio, sottostai ad ogni sua smodata pretesa cercando costantemente d'accontentarla in ogni caso e circostanza.
Fortunatamente durò poco ma in quel breve lasso di tempo feci abbastanza danni da pagarne le conseguenze per il resto dei miei giorni.
La prima cazzata la feci soltanto ventiquattrore dopo il nostro primo appuntamento.
Per anni avevo desiderato una giacca di renna a frange alla Buffalo Bill ma ,che volete, un po' per pigrizia ma soprattutto per mancanza congenita di grana avevo rimandato sine die tale sospirato acquisto.
Con il consueto tempismo che aveva caratterizzato fino ad allora la mia vita e continuerà a cadenzare i miei giorni futuri , mi decisi all'incauto passo poche settimane prima del fatidico incontro che avrebbe cambiato il corso degli eventi .
Dopo aver fracassato con una secca martellata il salvadanaio di terracotta inzeppato di carte da diecimila faticosamente guadagnate seduto alla scrivania di Piazza Maresciallo Diaz sforzando i miei occhietti da talpa nell'incerto chiarore dell'alba la domenica mattina a contar schedine e alla fioca e intermittente luce delle lampade al neon il lunedì pomeriggio a spuntar colonne, (De Amicis me fa 'na sega!) lo saccheggiai avidamente riuscendo monetina dopo monetina a racimolare la somma necessaria per recarmi a Porta Portese e regalarmi l'agognato indumento.
Da allora non l'avevo più sfilata…sì lo so che gli indumenti ogni tanto andrebbero lavati, ma l' ho già detto , non amo ripetermi, la pulizia allora non era il mio forte, ero il ritratto di un clochard di periferia ed emanavo il caratteristico fetore di un vibrione andato a male.
Nel giro di un paio di giorni la mia nuova padrona oltre a spedirmi dal barbiere riuscì a farmi lavare indicandomi come raggiungere con il sapone, sarebbe stata forse più indicata la candeggina, i punti più reconditi del mio corpo, luoghi misteriosi di cui ignoravo persino l'esistenza che, all' umido passaggio della spugna ,sbalordirono rabbrividendo per quella nuova imprevedibile esperienza,ma,quel che è peggio, mi convinse a tagliar via le frange alla mia nuova e sudicia giacca usata (non star lì a sottilizzare era "nuova" perché appena acquistata,"usata" perché di seconda mano,anzi… ascella) .
Con quelle stesse forbici recisi allo stesso tempo,non tardai a rendermene conto,anche le mie palle sudaticce.
Oddio! Non che fino a quel giorno avessi mostrato un carattere particolarmente gagliardo e determinato alla Tex Willer ma è certo che il "gran rifiuto" mi avrebbe consentito un'esistenza più tranquilla, per tutti però ero "tanto bono", come si dice dei coglioni ,niente di nuovo sotto il sole, ero fatto così, d'indole mansueta e carattere accomodante co' l'occhi dorci da cane bastonato.
Oggi ,con qualche primavera in più sul groppone, almeno in parte sono riuscito a cambiare avvicinandomi al temperamento non dico del mitico ranger del Texas ma perlomeno a quello del suo canuto e saggio pard Kit Carson e, francamente, campo decisamente meglio.
Dimenticati i testi e i volumi universitari nella libreria li lasciai per sempre lì dove si trovano ancor oggi ad ingiallire e prender polvere, abbandonai gli studi per cercarmi un impiego e metter su famiglia.
Non era cosa semplice, il lavoro in Italia scarseggiava già da anni, i primi manager del cazzo erano germogliati tra lo sterco da loro stessi accumulato per anni nel sottobosco impiegatizio di ministeri,enti locali e società private ,dopo aver immagazzinato per anni ricchezze d'ogni sorta e sperperato i soldi degli altri avevano deciso di chiudere i rubinetti del benessere sbattendo la porta in faccia ai nuovi arrivati,chi ha dato ha dato chi ha avuto ha avuto,scordammose 'o passato e buonanotte al secchio.
La ditta di famiglia dove prestavo ad intermittenza la mia opera era l'unica alternativa alla cronica mancanza di lavoro, me ne rendevo conto, per ora nicchiavo in attesa di tempi migliori ma sapevo già che quella sarebbe stata la mia occupazione per il resto della vita.
La professione del rampante assicuratore di successo, archetipo di una precarietà irreversibile , modulando incessante la cantilena del "carpe diem" avrebbe accompagnato polizza dopo polizza, sinistro dopo sinistro l'incerto incedere dei miei passi nel mondo del lavoro.
Cazzo! Mi vien da piangere come un vitello!
Paro Rambo!
Ricordate?
"John come vivrai?"
E lui :
"Giorno per giorno…"
Mah! In fondo era un gran cazzaro , ha scippato la battuta a Rossella O'Hara.
Tentai i mestieri più diversi senza tuttavia accantonare il "Toto" che mi assicurava comunque il pieno di benzina.
Dapprima indossai il grembiule da garzone nel retrobottega del panificio del Sor Viola in via Lago Tana ( tanto per non perdere l'abitudine oggi al suo posto hanno aperto un istituto di credito con tanto di euro lavatrici). Durò poco, un paio di lavaggi di cesso, traboccava merda come piovesse,una decina di consegne di pesanti casse di Ferrarelle a vecchiette divorate dalla sete , non capirò mai come potessero bere tanta acqua, poi mi stritolai i coglioni e tolsi il disturbo.
Mi trasferì per qualche mese poco lontano ,in via Tigrè, ad attaccare bollini sulle schedine e sui sogni degli avventori della tabaccheria dei fratelli Ceci poi il campionato finì e con lui la mia nuova attività.
Persa quella mano tornai in pista, anzi, in mezzo alla strada a vendere enciclopedie ai passanti e alle massaie del centro storico,con scarsa fortuna in verità, per ovvi motivi.

-57-
pagina precedente
pagina successiva