DIARIO
Voglia di Fiesta
Proviamo ora a tirar via un po' della polvere che si è posata sugli scaffali della memoria e riprendiamo a tessere la trama di questa delirante biografia, mancano troppi tasselli per sperare di ricomporre l'intero puzzle, accontentiamoci del confuso guazzabuglio di schegge impazzite che affollano la testa di un povero vecchio schermata dal trascorrere del tempo.
Decisamente verboso, lo confesso, ma la vena poetica che l'immagine racchiude è assolutamente indiscutibile. O no?
Correva l'anno del Signore 1980, mi ero follemente innamorato della Ford Fiesta,cominciai a tappezzare le pareti dell'ampio appartamento affacciato sul viadotto delle Valli con colossali cartelloni magnificanti l' agognata utilitaria il più grande dei quali, incollato accanto alla porta dello studio, incombeva agghiacciante sulla coscienza del pensionato di fresca data scandendo un lapidario "O Fiesta o morte!".
Sul fondo bianco del pesante cartoncino Bristol si stagliava un dettagliato disegno dell'amata, accanto ad esso, appiccicata alla buona con lo scotch, una rivoltella giocattolo, ultimo ludico retaggio di giorni remoti, lasciava presagire il dramma che incombeva tra quelle pareti domestiche laddove il sogno fosse rimasto tale. Un ruvido ritratto del sottoscritto ,capelli arruffati, sorriso schizzato , barba lunga,occhi persi nel vuoto, completava la visionaria opera del farneticante artista che risentiva indubbiamente dello stile asciutto e teatrale delle Brigate Rosse stampato sulle drammatiche foto spedite ai quotidiani che ritraevano le loro vittime prima delle macabre esecuzioni replicate fino a qualche anno prima.
Il messaggio lanciato al baldo genitore sulla mia irrefrenabile voglia di Fiesta era piuttosto chiaro ma ad evitare fastidiosi malintesi mi preoccupai di sistemare biglietti comunicati e volantini nei posti più impensati della casa ma soprattutto li collocai nei punti chiave , tra le cartelline delle polizze, nei cassetti della scrivania, nel comodino accanto al lettone dove riponeva ogni sera gli occhiali,sotto al suo cuscino e persino sul parabrezza dell'automobile, non dimenticai per un paio di settimane di alzarmi presto al mattino per incastrare annunci epigrafici tra le applique che incorniciavano lo specchio del bagno prima che il mattiniero capo famiglia provvedesse al quotidiano rito della rasatura.
Alla fine il poveruomo, con le palle a pezzi, capitolò, era un freddo mattino del maggio 1980, il 31 per l'esattezza ,l'aria era limpida il cielo azzurro,ci recammo presso la "Consorti auto" di largo Lanciani per l'acquisto dell'oggetto dei miei desideri, era lì ad aspettarmi colore bianco neve , carrozzeria sfavillante, tappezzeria zebrata a piccoli rombi, sorriso accattivante, anno di costruzione 1978, targa Roma U23204, costo tremilionicentomila, quello stesso pomeriggio la portai a far conoscenza alla mia bella.
Non le avevo detto nulla, l'andai a prendere come ogni pomeriggio, parcheggiai poco distante e mi recai in via dei Foscari per citofonarle, la vidi uscire dal portone e venirmi incontro, sembrava più bella del solito , la presi per mano e c'incamminammo,
"Dove hai posteggiato?" mi chiese, "Qua dietro" risposi, voltai l'angolo e mi fermai accanto alla mia nuova auto , le aprì la portiera (un tempo ero un amabile cavaliere) , mi fissò perplessa ,quasi esitante, poi con uno dei suoi magici sorrisi chinò il capo per scivolare all'interno dell'abitacolo, scostò la gonna per non sgualcire le pieghe e montò in macchina.
Accompagnai quelle sinuose evoluzioni con uno sguardo tra l'ebete e il compiaciuto infine chiusi delicatamente il suo sportello ,improvvisai una danza di sapore vagamente orientale attorno a quelle luccicanti lamiere infuocate dal sole di marzo per raggiungere il posto di guida , dischiusi lentamente la mia portiera, balzai al volante ed inserita la chiave la girai lentamente per ascoltare il corroborante rombo del motore (cazzo mi piace "corroborante rombo" è onomatopeico! Sì,lo so che "corroborante" non c'entra un poco prima menzionato con il motore ma vuoi mettere come rende l'idea?).
Mi voltai di nuovo verso la sorpresa passeggera, abbozzai un'espressione ancor più idiota, se possibile, poi ,indirizzato ancora una volta lo sguardo fermo verso l'asfalto della strada,ingranai la prima,calai i rayban sugli occhi e con un deciso colpo d' acceleratore filai via verso nuove elettrizzanti avventure.
Forse ho enfatizzato un tantinello la vicenda, non lo nascondo, non si trattava certo di un "Testarossa" ,una cosa è però certa: da quel giorno ci sottraemmo per sempre al concreto pericolo d' incastrarci senza via di scampo,come rievocato qualche macchia d'inchiostro più indietro, tra il lunotto posteriore e il cruscotto del vermiglio Fiat Cinquecento, inospitale predecessore a quattro ruote, durante i nostri impetuosi accoppiamenti sotto i palazzoni di via Makallè o all'ombra dei pini di Forte Antenne.
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