DIARIO
Primi passi nel mondo del lavoro
Era arrivato il momento di chiudere il cassetto dei sogni e affrontare la realtà della vita che il più delle volte ti impone le sue scelte scordandosi di offrirti occasioni più ghiotte, avrei desiderato esercitare qualsiasi professione tranne quella d'assicuratore,ma, si sa, siamo tutti un po' servi della gleba e il più delle volte siamo costretti ad abbozzare e rassegnarci a seguire la pista tracciata dai padri,c'è poco da scegliere, oggi come allora.
La voglia di studiare scemava in modo preoccupante proprio mentre cresceva quella di farmi una famiglia, riposi la penna nell' astuccio sistemai i libri nello scaffale e la chitarra nel fodero insieme ai miei spartiti,
appesi i comodi Jeans sdruciti nell'armadio della mia stanza ,riposi le vecchie adidas consumate in punta nella scarpiera dello sgabuzzino ,e dopo un definitivo taglio alla zazzera anni settanta e una rapida sfoltita alla barbetta ispida e trascurata tirai fuori dalla naftalina l'abito buono della festa calzai i maledettissimi mocassini tranciaditone e rimossa la maschera da compagno indossai quella da giovane rampante anni ottanta.
Lavorare con papà non era certo facile, avrei avuto molto da imparare da uno come lui considerata la competenza e l'esperienza maturata in tanti anni di lavoro ,anni in cui aveva capito come muoversi senza cadere vittima delle trappole tese dai lupi e dagli sciacalli che albergavano in quell'intricata boscaglia,purtroppo quel che gli difettava completamente era la pazienza,neanche un briciolo, dimenticò così di insegnarmi il mestiere certo che sarei stato in grado di arrangiarmi come aveva fatto lui prima di me.
Le mansioni da me svolte in un primo tempo non furono delle più edificanti, trascorrevo intere mattinate di fronte alle porte chiuse di liquidatori del cazzo,in cima alla lista quelli di Generali e Tirrena, che anziché dedicarsi alla definizione dei sinistri, come da contratto, ricevendo legali e galoppini come il sottoscritto, conversavano per ore con periti e avvocati di dubbia fama, "amiconi" con i quali spartivano la torta scavando spesso la fossa alle Compagnie per le quali lavoravano.
La tracotante indisponenza di quella gentaglia che, incurante della tua
insofferenza dopo ore d'attesa, non di rado, ti passava accanto per andare a prendere il caffè dimenticandoti in corridoio per un'altra mezzora, fece montare in me la rabbia che da allora avrei nutrito per quell'arrogante etnia di fannulloni che indossa la divisa da generale ma è composta soltanto da mediocri caporali, mafia di baroni che infetta purtroppo ancora oggi il mondo del lavoro.
Mi occupavo insomma dell'aspetto più rognoso dell'attività, quello legale, cercando di risolvere le pendenze dei nostri assicurati con la nostra o le assicurazioni concorrenti, questo permetteva all'insofferente principale ,non certo tagliato per fare anticamera, di dedicarsi alla componente più propriamente commerciale dell' azienda per la quale, al contrario, era particolarmente portato.
"Anche oggi abbiamo fatto una polittezzaia!" era solito ripetere quando riusciva a portare a termine il perfezionamento di un nuovo contratto, "come piangeva!!" aggiungeva, riferendosi al momento straziante nel quale il poveretto metteva mano al portafoglio per sborsare il sudato "denarozzuzzet" .
Cominciai a far conoscenza con la perfida razza degli assicuratori , stirpe dannata, di lì a poco sarei entrato a farne parte mio malgrado, nei confronti della quale il volgo spietato ha da tempo emesso la definitiva e dura sentenza: "Il più pulito c'ha la rogna", prima di questi, in vetta alla poco ambita classifica dei più odiati dagli italiani, solo gli esattori delle tasse, gli amministratori di condominio e i dentisti.
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