Capitolo 76

 

 

Via Filangieri

 

 

 

25/10/2010 14.02.46

 

a oggi si spranga un’altra porta, una delle tante da cui entriamo e usciamo con una certa frequenza, almeno per un ben definito periodo della nostra vita .

E’ vero che chiusa una porta si apre sempre un portone , ma questo non addolcisce una pillola comunque amara .

Del resto sono fatto così , mi affeziono più alle mura che ai cristiani che le abitano , forse perché , immutabili nel loro costante divenire , sono senza dubbio più calde e affidabili .

Mi mancherà quel sole così caldo e luminoso che in zona Serpentara , al primo piano , è difficile si faccia sentire o vedere , ma soprattutto sentirò la mancanza di Lungotevere e del fiume che scorre pigro sotto ai suoi muraglioni .

Non è durato molto l’idillio, lo confesso, un anno , poco più , era già un po’ che non c’era più quel feeling iniziale , ma questo non attenua che in parte una certa qual malinconia .

Poco male , tutto scorre , esattamente come il fiume in questione , sentivo tuttavia il bisogno di un ultimo , garbato saluto , a quell’elegante ufficio  dove , per un sia pur brevissimo periodo , sebbene ospite , mi hanno fatto sentire come a casa mia .

D’altra parte per chi , come me , al mattino è abituato a uscire dal bagno per entrare , quando ancora non si è abbassato del tutto il sedile del water  , nello studio , ci vuole , almeno di tanto in tanto , una via di fuga che possa farti sentire la differenza tra tempo libero e lavoro . Sono gli inconvenienti che derivano dalla contiguità tra casa e bottega .

Anche l’odore di quelle stanze e di quei corridoi , dora in avanti , troverà posto nel ripostiglio della memoria , quello spazio ridotto , pieno di cianfrusaglie , che prende luce da una finestrella che viene aperta e chiusa , soprattutto di notte , tirando o sollevando un’asta sottile attaccata al telaio che tiene uniti cervello e cuore .

Intanto Novembre si fa sotto , con esso arriverà la pioggia fitta e insistente dei giorni più lunghi , quelli che ci allontaneranno da un mite autunno per portarci di gran carriera verso il gelo dell’inverno . Meno male che durante il percorso, più o meno a metà strada , incontreremo le magie del Natale , un necessario intervallo di luci e suoni , troppo spesso sottovalutato, soprattutto negli ultimi anni . Egoismo dei tempi  .  

Molti maledicono la cattiva stagione , per loro unico rifugio al freddo, alla noia e all’irritazione , il letto . Appena dentro si tirano le coperte sin sotto al naso , chiudono gli occhi e aspettano che passi e arrivi Primavera .

Non sanno quel che si perdono . Al mattino la città scintilla , d’estate è opaca .  Tutto il giorno a casa , fermi in poltrona , le gambe appoggiate a uno sgabello , a fumare , almanaccare , rimuginando un bieco malumore . 

E’ proprio adesso , invece , che dovrebbero andarsene al mare , della calca estiva restano sulla spiaggia pochi , radi pescatori . Nell’aria è cessato quel ronzio fastidioso che accompagna l’alta stagione , e nel silenzio si sente , ben distinta , la voce del mare , calmo , liscio, scuro .

Onde brevi , lunghe e sottili , puoi ascoltarle tremolare , si sollevano e ricadono senza rompersi , puoi tendere l’ orecchio e percepire il loro tonfo soffocato sulla battigia , seguito dal rapido fruscio che torna indietro scivolando sulla sabbia . Ci provassero in piena estate , coglioni .

In settimana ci farò un salto , tanto è di strada , è il momento migliore , niente villeggianti , spiaggia libera , grande , nessuno m’impedirà di restarci quanto voglio .

Nel frattempo continuerò a girare per Roma , sempre più bella e suggestiva,  anche nel grigiore dell’autunno , sotto la nuvolaglia di questo fine ottobre , ancora così incerto sul da farsi .

Ora veniamo a noi . Ci si vede poco , avete ragione , ma sto scrivendo il mio secondo romanzo, forse persino peggiore del primo ,  e il tempo è quello che è , o lo riservo a Claudia , Sergio , Roberto , Cinzia e Occhi innamorati , o lo dedico a voi , tornando a farvi visita un po’ più spesso .

Vedremo , vi farò sapere , voi nel frattempo portate pazienza , cercando di non volare altrove , e soprattutto tenetemi lontano i soliti , noiosissimi gendarmi dell’ortografia , sempre lì , di guardia , a quattro passi dal mio portone .



 

30/12/2010 14.22.08

 

Ok, salutiamo anche il 2010. Era ora. Cominciato per niente male, pian pianino ha preso una brutta china. Va bene, l’importante è che ora si tolga dalle palle .

Nella bizzarra liturgia di regime, un’accozzaglia di pupazzi senz’arte né parte, con pochissime idee e nemmeno uno straccio d’ideale, ha guidato – si fa per dire – la solita Italietta, facendo crollare gli ultimi bastioni dell’onestà , capacità e buon senso.

Tutto questo mentre sale il consenso, orchestrato da una stonata, quanto efficace, propaganda mediatica. Pazienza, se non altro, sembra essersi risvegliata la pantera .

Intanto il folletto , salvo per miracolo, tra alti e bassi, bonacce e tempeste, s’imbranca con altri della sua stessa specie. Senza dimenticare, beninteso, d’imbarcare le solite puttane del centro , ferme, come sempre, a uno scarso quattro per cento, ma sempre pronte a rispondere all’appello quando squilla la seducente tromba della Responsabilità Nazionale.

Niente di nuovo, come vedete, soliti fantocci spauriti a spartirsi la torta, tra conti della serva, sfuriate demagogiche e strampalati utopismi .

Non fateci caso, non ne vale la pena …piuttosto… in questi scampoli d’anno vi vedo di pessimo umore, noti e inevitabili danni collaterali di ogni festa comandata che si rispetti . Non fate così, inutile prendersela … potrebbe persino andar peggio… che ne sai? Dovessero trovare pure il modo di clonare Berlusconi…

Buon anno .  

02/01/2011 17

02/01/2011 17.26.05

 

 

 

iorni semifestivi, poca gente in giro, insaccato nel mio pigiamone felpato mi godo la tranquillità  di casa. Di tanto in tanto è così rassicurante vivere nel proprio guscio, coltivando semplici ed oneste ambizioni. E poi, si sa, nella stagione invernale a volte basta un minimo sbalzo di temperatura, un’impercettibile corrente d’aria, pochi gradi di temperatura in ribasso, per procurare disastri a chi, abituato al gelo delle corse in moto, decelera un attimo, per godersi, una volta tanto, il tepore delle pareti domestiche.

Sopravvissuto alle feste, ripieno e tracimante come un bignè, dopo questo piacevolissimo scorcio di fine anno, trascorso in allegria con tanti vecchi e cari amici, sono tornato da qualche ora a Roma e sto riprendendo possesso della mia vita ufficiale.

L’ultima sera, prima di cena, ho passeggiato per il centro di Terracina, cogliendo le luci del tramonto sulle palme del viale e il colore ombroso del mare lungo la passeggiata. Ogni emozione, sebbene già vissuta, ha qualcosa di irripetibile, è legata a un particolare momento che non sarà mai più vissuto. Come l’odore di caldarroste che dai giardini pubblici viene a ricordarti i profumi dell’infanzia. Ricordi e suggestioni da catalogare e conservare con cura.

In città ho trovato una strana atmosfera, aleggia una quiete irreale, il parco è più pigro del solito e i palazzi che lo circondano sembrano ancora tutti appisolati. Sarà la magia del day after…quale? Bhà…ce n’è sempre e comunque uno.

Il nuovo anno è partito così com’è finito il vecchio, buoni propositi, in attesa di un’ improbabile scossa che ci cambi la vita. Come nessuno lo sa e men che meno, ormai, se lo chiede.  Il futuro è come il cielo notturno, non lascia capire se è nuvolo o sereno, è fatto di nero e di vuoto, a riempirlo ci penserà, più tardi,  la luce del sole.

D’altra parte la bassa congiuntura ha colto tutti di sorpresa. Le ristrettezze sono ormai dietro l’angolo e l’arte di arrangiarsi l’unica ancora capace d’intravedere un domani che, mai come oggi , ci appare così infido e minaccioso.

In quanto a me sono soltanto più consapevole che le cose, in un modo o nell’altro, dovranno cambiare. Vedremo che intenzioni hanno con questa ennesima riforma Rcauto, ho idea che se verrà approvata sarà la fine per gli ultimi superstiti dell’ antica e gloriosa categoria cui, nonostante tutto, mi onoro ancora di appartenere. Detto questo, mi porrò il problema al momento, nel frattempo mi guarderò intorno. Ormai mi sento forte abbastanza, non ho più paura, sento di avere il coraggio di affrontare, faccia a faccia, persino Satana, assecondandone la natura, almeno per me, ormai troppo molle.

Ora sistemo un po’ di cartacce, visto che già da domani si tornerà in pista. Intanto, tra una pratica e l’altra, vedrò di considerare con attenzione i rimproveri che, con commovente premura, mi sono state indirizzati negli ultimi tempi.

Talvolta mi sono opposto all’accusa di egoismo che mi è stata sempre più spesso rivolta. Avrei sempre voluto che qualcuno mi spiegasse quali fossero le prove a carico. Nessuno è mai stato in grado di addurne, almeno di convincenti. Ciò nonostante, tanto è stato stabilito ed è difficile poter immaginare che tutti gli altri si sbaglino e soltanto io abbia ragione. Ho  finito così per convincermi che l’addebito è, come minimo, verosimile, per cui ci si adegua … se non altro per non farti mettere in conto anche il  rifiuto al confronto.  

Ho catalogato e raccolto tutti i miei errori, per farne un utile elenco da consultare al bisogno. O meglio, c’ho provato, intenzionalmente o meno ne avrò certamente tralasciato qualcuno. Del resto la vita offre tanti di quegli insegnamenti che ad ascoltarli tutti ci si sentirebbe vecchi a vent’anni.

Ora sono come mi vogliono, evitando così possano dare sostanza a qualunque pretesto.  M’infilo una maschera e fingo di essere quello che serve che sia , mostrando, per quanto possibile, il dovuto distacco. Niente mai troppo vicino, né oltremisura  lontano. Le distanze vanno mantenute.  Sono maschere innocue, non devono nascondere, soltanto schermare, ma vallo a spiegare ai picchiapetto…non ammettono filtri o mezze misure. Troppo complicato fargli capire le tue ragioni, meglio filtrarle alla luce di una provvidenziale penombra. 

Finché le opinioni divergono si può tentare un confronto, ma quando diventano troppo distanti, o addirittura inconciliabili, è sempre meglio chiudere l’argomento, per riaprirlo,casomai, più tardi, con un condizionale. Adottare una tattica dilatatoria per far decantare posizioni troppo rigide, da una parte e dall’altra . Comprimere tutto, anche le cattive abitudini, guardare il mondo dall’alto e indossare  una seconda pelle in base alle esigenze altrui. Serio, entusiasta, cinico e pungente, ironico e spiritoso, uno con tante facce insomma. Quale sia quella autentica è un po’ che ho smesso di chiedermelo. Probabilmente nessuna. Ce n’è una per ciascuno, la più giusta da mostrare per scrollarsi di dosso il peso delle mie scelte e quello dell’imbarazzo di chi mi frequenta.

Il segreto è parlare e comportarsi  a modo e sembrerà vero solo ciò che è recitato. Una risposta prudente e interlocutoria che lasci sempre una via di fuga tanto ai giudici quanto agli imputati.

Del resto è un pezzo che sostengo tale condotta di vita come l’unica atta a non scontentare nessuno, e non soltanto per me. Ora, sia pure in ritardo, devono essersene convinti anche i coinquilini più prossimi di questo squinternato pianeta, e chissà che finalmente non scoprano anche il valore emolliente di una tranquilla indolenza. Lo dico per loro, stanno sempre così incazzati...una corte dei miracoli di baciapile sempre in abito da sera .

La vita è una palestra d’applicazione tra quanto si sbriciola e quanto si rivela, un carnevale che commuove e irrita, ma le delusioni che comporta non dovrebbero spingere all’ira, o addirittura al dolore, basterebbe accettarle per quello che sono, l’inevitabile mutare di tutto quanto ci circonda, compreso chi amiamo e ci ama.  

Anch’io mi sono chiesto tante volte il significato di questa mia favola personale, nella solitudine la meditazione diventa pericolosa, ma, trovata la quadratura del cerchio, ho finalmente capito che non c’è altra favola di quella che vivi giorno per giorno, senza pensare al passato né progettare il futuro. Ciò nonostante, tra la nostalgia del primo e l’incertezza del secondo, non mi separo mai dal sogno, lo porto sempre con me, è troppo importante, senza contare che rappresenta da sempre il corpo del reato.

Altra imputazione che mi si contesta è quella di punger vaghezza con esagerata noncuranza. I moralisti non accettano che si possa accettare la vita così come viene per pura pigrizia, pare la si debba per forza prendere sul serio, pena l’ ignominiosa accusa di superficialità. E io che credevo la frivolezza una parola confinata ai catechismi ufficiali, dandole così i tratti veniali di un peccato di seconda fascia ... macché i predicatori, vecchi e nuovi, la prendono dannatamente sul serio, fustigandone la pratica troppo disinvolta. Tessono l’elogio della severità e non si rendono conto che anche il capriccio e la futilità vanno esercitati con stile e avvedutezza.

Tipico di quest'epoca simulata il fustigatore del web. Ipercritico su tutto quanto sa di virtuale, interviene con lodevoli sforzi didascalici, ritrovando la vocazione del  maestro di scuola. I migliori tra questi nuovi crociati hanno scoperto il piacere intenso di una muta contemplazione. I più spericolati spiano, invece, dalle fessure della rete.  C’è poi chi si contenta di catturare un’emozione dall’esterno, immaginando ebbrezze peccaminose, e chi entra solo per dare un’occhiata, curioso, per poi scappare, imbarazzato, prima che qualcuno si accorga di lui.

Per questi missionari della rete, navigatori anonimi, eroi da sempre in lotta contro i forzati del mouse- demoniache forze del male arruolate sotto l’immondo vessillo del bit- la principale regola dei luoghi collettivi, che siano piazze o chat, è che ciascuno si spartisca con tutti, avendo però cura di fare sobrio spettacolo di sé e di ogni sua  disquisizione. In caso contrario è un infelice iperattivo, perseguitato, giorno e notte, da incombenze e fatiche senza costrutto.

I dialoghi si raccolgono al mercato e sul marciapiede, i legami sentimentali s’intrecciano nelle sale da ballo o sulla spiaggia , con una metodologia che abbia coreografia e riti riconoscibili. La rete, viceversa, è una palestra di seduttori, adescati da sorridenti e insipide  fanciulle, nemiche giurate degli affetti legittimi, che civettano e adescano, non parlano ma ti sfiorano, provocando tempestosi sommovimenti di cuori. 

Per queste e altre ragioni l’abitudine al web è bandita ufficialmente dalle attività ricreative, i tempi sono ormai maturi per una mutazione epocale, la coppia non scoppia più per via della miseria, perché si è stanchi o, peggio, non ci si ama, la colpa è dei social forum dove attecchisce e cresce, indisturbata, la mala pianta del tradimento virtuale.

Quella che per molti non è più soltanto un’ipotesi, ma una certezza assoluta, è già stata consegnata agli studiosi del costume.