CAPITOLO SESSANTOTTO
Tra le righe
01/06/2009
15.12.56
gnuno giudica la propria vita abbastanza
interessante da meritare di venire raccontata , magari
è un errore di fondo , non ne dubito , resta comunque il fatto che tutti , chi
prima , chi poi , provano a lasciarne l ’impronta
sulle pagine di un quaderno o tra i pixel colorati di un blog .
Io nella mia follia oratoria ho un tantinello esagerato , non faccio
fatica ad ammetterlo , ma sono un caso
clinico , drogato d’inchiostro e di parole , non rientro , quindi , è certo , nel
novero delle statistiche ufficiali .
Per rievocarla basta in fondo buona memoria , per spiegarla sarebbe invece necessaria quell’onestà e franchezza
che nessuno darebbe mai in pasto alla platea , a meno che non desideri farsi consapevolmente
del male . Certo ,
una frase costruita con soggetto , verbo e complemento oggetto sarebbe il sogno di qualsiasi lettore , ma non
è così che funziona .
E’ per questo che in questa ,
come in qualsiasi altra autobiografia , non troverete dell’autore che qualche
confusa traccia , e per farlo vi toccherà oltretutto frugare tra le righe . Per
cui rinunciate , datemi ascolto , non ne vale la pena
e sarebbe comunque fatica sprecata .
Si comincia con altre aspirazioni
, ma , col tempo , ci si adegua
al gusto del pubblico e si finisce per dargli quello che vuole . Si scriva per
diletto o professione , il finale dev’essere
quello più scontato ma , soprattutto , più gradito , non si lascia il lettore con l’ amaro in
bocca , sarebbe un autentico suicidio letterario .
Allora gente , finalmente è
arrivata la bella stagione , pronti a proiettare la vostra ombra sulle spiagge
del litorale ? Non vi farete mica prendere alla sprovvista ,
lasciando il piacere della tintarella al
vostro vicino d’ombrellone ? Per quanto ci riguarda quest’anno siamo ancora
lontano dal conoscere il nostro destino balneare ,
dipende da tante cose , voglia di sudare
, disponibilità finanziarie e
periodo di ferie , ma alla fine , come tutti , finiremo da qualche parte ad arrostire
al sole .
Ma oggi è un lunedì del cazzo , incastrato tra l’ ultima domenica di maggio e
un giorno festivo , buono per chi s’è fatto il ponte , agli altri resta la noia di una giornata a metà come , in un
calendario , ce ne sono tante . Tempo di merda , oltretutto,
sembra novembre , ma non bisogna abbattersi , è solo un intermezzo di pioggia
tra splendidi giorni di sole . Per cui
state su , non aggrottate le sopracciglia e non
rinsecchitevi nel dispetto suggerito al vostro cuore dal maltempo di un
giornata bagnata . Domani , dopodomani al massimo , statene certi , toglierete di nuovo canotta e maglioncino di
cotone .
Giornate come questa sono pericolose , per cui , se non avete proprio nient’altro da fare , piazzatevi
davanti al televisore e non pensate a niente ,
salterebbero fuori dubbi , malinconie , collere e depressioni , d'altra parte si sa ,
quando piove rode parecchio il culo , molto meglio un film scacciapensieri o un
partitone a Fifa Soccer duemilanove .
17/06/2009
9.17.23
ia madre da bambino mi portava sempre in chiesa , di solito alla funzione serale , le parole del parroco
invitavano alla concordia e all’amore , ma erano così noiose . Se spostavo appena
lo sguardo dall’altare venivo severamente redarguito ,
schedato e controllato a vista si temeva , evidentemente , potessi sviluppare
col tempo quel mio , già percepito , carattere barricadero
. In fondo , però , quella vita da oratorio e
sagrestia fu per me un’ottima palestra di vita .
Sono insomma cresciuto in una famiglia cattolica con
un papà che si credeva fascista e professava con convinzione
, senza saperlo , le sue idee
democristiane . Era un gran lavoratore , una persona
perbene , ma in quanto a fede politica aveva posizioni piuttosto incerte e visioni
non molto chiare .
Non la vedeva così , anzi ,
mostrava carattere e piglio determinato , ci si trovasse di fronte al
televisore , all’ora del notiziario della sera , o in un’affollata trattoria
domenicale , il suo commento era sempre e comunque quello : “ … fa tutto schifo , questo paese , una vera
merda , è tutto da rifare !”
Dice mia moglie che gli somiglio molto , vena polemica e posa ricercata , forse ha ragione , ma
con gli anni , rispetto a quel suo modo di fare, ho almeno aggiustato il tiro ,
smussato gli angoli e provato a smorzare i toni . Se non altro perché ho capito che tanto nessuno mi sta mai , comunque , a sentire , per
cui non serve a niente brontolare .
Aveva un solo mito , quello
di Pietro e dei suoi successori , una passione smodata , quasi curiosità
morbosa , per le vite dei papi e gli intrighi in Vaticano . Mia madre lo diceva
sempre , “dovevi farti prete “ , per fortuna ha deciso
altrimenti , in caso contrario noi non saremmo qui … io a scrivere , voi a
leggere e sospirare .
Nella disgrazia di una morte prematura ha avuto una
sola fortuna , quella di non aver visto “scendere in
campo “ nostro Signore il Nano , sarei curioso di vedere come l’avrebbe presa ,
probabilmente bene , come me preferiva comunque posizioni , magari contrarie ,
ma decise , piuttosto che opinioni scolorite .
E’ il guaio di questa sinistra nazional
popolare , che , ben lungi dall’esser rivoluzionaria , come la logica , o
almeno il buonsenso , richiederebbero , non è nemmeno lontanamente riformista ,
né , vagamente , progressista . Un tempo
la reazione si annidava , tetra e seriosa , a destra ,
o almeno nei paraggi , tutt’al più nel
centro nebuloso e indeterminato di un’ oscura congrega che parla circospetta e sottovoce
. Oggi spauriti ometti e austeri baciapile siedono tremanti nel limbo di un
centro sinistra con gravi problemi di statica e seri guasti a trazione e convergenza
.
Come braccianti in una lista di collocamento
sgomitano senza trovare appoggi e punti di riferimento ,
nel terrore d’incrociare uno sguardo e con esso una richiesta , file di
sfollati alla ricerca di eventuali superstiti e dispersi .
Il problema non è il bandito ,
quello fa il suo mestiere , e , purtroppo , lo fa pure bene ! La vera incognita è cercare
chi possa tenergli testa , e in quella landa desolata di confine , mi dispiace
, non vedo nessuno , tranne i colori spenti di un avvilente arcobaleno .
Negli anni della mia formazione ricordo con terrore
l’ora di matematica , schematica , arida , senza via
d’uscita , la gabbia ideale per l’indottrinamento a caselle . I compagnucci del duemila son come quelle tabelline , aderiscono
a regole e non rifiutano dogmi , semplicemente perché non hanno idee autonome e
precise . Un’opposizione stremata e divisa , impara a
memoria senza capire , incapace d’ogni
sussulto o insurrezione .
Che il Grande Puffo si trombi Puffetta , non so a voi , ma a me non frega un cazzo , pensare che è
stato il perno della campagna elettorale di Franceschini
e “ compagni “… credevano davvero bastasse a convincere l’elettorato incerto ad
affidargli il proprio avvenire ?
Prendete ‘sta storia dell’apologia del fascismo , un antico assioma costituzionale , necessario , forse ,
all’epoca , del tutto fuori luogo , certamente , oggi . Il rifiuto di
un’ideologia si nutre della sua iniziale accettazione per sentire come stanno
le cose e soprattutto che si ha da dire , altrimenti è
partito preso , fondamentalismo di bassa lega . Senza tale
, irrinunciabile principio un fazzoletto
rosso vale quanto una camicia nera . Il nemico si combatte ,
non gli si tappa la bocca per principio , trasformandolo da carnefice a vittima in un baleno . Se quel fascismo negava la libertà
d’espressione e calpestava la dignità del singolo ,
non lo si può certo combattere negando la possibilità ad esso , e l’indubbio
beneficio a noi , di smascherarsi da solo professando le proprie cazzate .
E’ sempre azzardato decidere per gli altri , temerario arrogarsi il diritto della verità , ma , giusto
o sbagliato che sia , io la penso così ,
e me ne sbatto di eventuali accuse di connivenza
o doppiogiochismo . Per capire bisognerebbe prima imparare la storia , ma in questo paese , sfortunatamente , sono ben pochi
quelli che la conoscono . Per questo mi costituirò parte civile , casomai qualcuno decidesse d’intentare causa ai “tecnici
“ e ai “professori ” di questa seconda ,
disgraziatissima , Repubblica .
Ma adesso è tempo di scendere dalla cattedra , fa caldo , preferisco togliere giacca e cravatta e
indossare la t shirt più leggera abbinata a un comodo
paio di jeans , per poi salire in moto e dirigermi ancora una volta verso il quartiere Prati . E’
quasi estate , le ragazze abbinano il tanga alla
minigonna , si mettono continuamente le mani nei capelli, li spostano, li
arruffano, li gonfiano , roba da infarto , meglio fissare l’asfalto ed evitare
d’incrociarle per strada . Si scongiurano battiti accelerati , complicazioni
cardiache e , soprattutto , probabili tamponamenti
.
Vado , avremo tempo in
seguito per scambiarci opinioni e visitare qualche nuovo luogo segreto , devo
uscire con un certo anticipo , per raggiungere l’ufficio non ci vorrà molto ,
decisamente più complicato sarà , invece, trovare dove parcheggiare anche una
moto . In quella zona si posteggia con incastri a puzzle , cercando di far
ruotare una decina di auto , nello spazio sufficiente
ad ospitarne al massimo cinque .
Baci .
13/07/2009
9.16.06
’estate slitta , l’alta
pressione latita e sembra che si rifaranno presto vive le perturbazioni
atlantiche , così almeno dicono . A me non pare , non
sarà il caldo torrido del duemilatre , ma la canicola mi sembra , più o meno , quella di sempre . Sia come sia , prosegue il tradizionale tour de force
di luglio , la missione è la solita , ogni anno più impegnativa ma non certo impossibile
, tampinare la clientela in scadenza di contratto , prima delle inevitabili
ferie estive .
Nel frattempo due quinti
della famigliola è rimasta al mare , i precari sono invece qui con me , ci
s’incontrerà di rado immagino , forse qualche volta la sera per una fugace cena
a base di spaghetti e sofficini , prima di tornare
ciascuno alle usuali occupazioni di fine giornata .
Due giorni di spiaggia hanno lasciato il segno , oltre che sulle spalle arrossate , anche sull’umore ,
tornare al chiodo non sarà impresa semplice , ma tutto è cominciato come da
copione . Sveglia alle sette , il pomello della
macchina a gas che non funziona , un classico quando la moglie è in vacanza , ovvio
che ce l’ha con te . Bisogna ricorrere al fiammifero ,
sfreghi il primo , si rompe e la capocchia va a friggere sul pavimento , apri e
sollevi il coperchio della pattumiera , provi col secondo , tutto bene stavolta , il tempo di
sciacquarti il viso e il caffè crepita nella moka . Barba ,
doccia d’inizio giornata , tubetto del
dentifricio accuratamente stirato dopo l’uso , partendo dal fondo , accorciato e
arrotolato . Lettone rifatto , rapido solfeggio alla tastiera per il controllo di
posta elettronica ed estratto conto , prima di schiavardare le serrature di fort Knox e tornare in sella
senza problemi .
Già , dimenticavo , negli
ultimi tempi qualche guasto all’impianto di scarico mi ha impedito di sedere come si deve ,
inconveniente decisamente seccante col mestiere che faccio . Ho lungamente
cercato un buco di culo , anche usato , purché in
buone condizioni , per un eventuale trapianto , poi tutto è tornato a posto . Continua
a rodermi spesso , ma per altri motivi , quelli comuni
a tutti i mortali , quelli di sempre insomma . Resta una curiosa cucitura come quella dei
vecchi palloni di football , niente di
drammatico comunque , ci farò
l’abitudine .
E’ ora di andare , è un mattino stupendo , di quelli che anche
in una città dal cielo sempre azzurro
come Roma , si contano . Un’ultima occhiata allo specchio mentre mi
pettino , niente male , co’
‘sto capello corto faccio sempre la mia porca figura , porto due dita alle
tempie , abbassandole di scatto alla John Wayne e sorrido , ricominciano i giorni
normali , anonimi , e si torna allegramente al lavoro .
14/07/2009 22.50.03
sservare il Pincio
nell’ora in cui il cielo colora d’arancio è qualcosa di straordinario , l’ombra del Cupolone sovrasta i tetti delle case invitando
lo sguardo a perdersi verso i profili
del Gianicolo e di Monte Mario ritagliati dalle forbici del sole che tira le
cuoia .
Già , vivere nella Capitale
è un privilegio che non tutti sanno
apprezzare . Per gente tanto ingrata proporrei l’esilio forzato in qualche
grigia città del nord Italia , strangolata dalla
nebbia e dal cemento , dove , dopo il tramonto , cala un clima da coprifuoco .
Per tanti il cielo si guarda di notte , ma di giorno è come se non esistesse , probabilmente non
vivono a Roma . Mi piace camminare per il centro ,
fingermi turista tra i turisti , respirare a pieni polmoni un’aria tanto carica
delle memorie e vestigia di un antico , quanto glorioso passato . Altrove chi
passeggia non alza mai lo sguardo , non è artrosi , è
che non serve , tutto gli cade sotto gli occhi e col tempo dimentica di
sollevarli , mentre a testa bassa gira in tondo per far ruotare la macina .
Mi perdevo in tali pensieri l’altra mattina , percorrendo il grande raccordo anulare in direzione sud ,
era molto presto e , nonostante la
stagione , la nebbia era un muro biancastro che m’impediva di vedere oltre una
decina di metri . Improvvise le luci di un autoarticolato ,
poi , sempre più nitida , la sua sagoma scura .
Resto nella scia del provvidenziale bestione per
gran parte del viaggio , poi , d’un tratto , la nebbia
si alza e l’autostrada appare davanti , do un ‘ accelerata , le gomme miagolano
sull’asfalto e il tir rimpicciolisce nel retrovisore . Quasi imbarazzato per avere
abusato di tanta cortesia , farfuglio tra me e me improbabili
ringraziamenti a quell’ignoto autista e al mio premuroso angelo custode . Poi
comincio ad inanellare giri come in un gran premio , fino
alla 21 - 22 , uscita Anagnina .
Mi servirà di lezione , non
si esce in moto prima dell’alba , nemmeno a luglio inoltrato .Per far cosa poi ?
Sempre quell’assurda paura di fare tardi ad un appuntamento di lavoro , quando , se va bene , arrivo , in genere , almeno con un
anticipo di mezz’ora sull’ora concordata
.
Trovo parcheggio tra un cassonetto e un palo della
luce , proprio di fronte alla villa del mio cliente ,
il luogo d’incontro . E adesso che fare ? Citofonare ? Non mi sembra il caso a quell’ora .
Provo a digitare il suo numero sulla tastiera del telefonino . Niente , non
è raggiungibile , sfido io mancano quaranta minuti al rendez-vous ! Magari
dorme ancora o sta dando un colpettino alla moglie .
Potrei approfittarne per studiare un po’ più a fondo
‘sto benedetto cellulare , provare a farlo funzionare
senza ricorrere allo specialista , così , ad intuito , tanto sarebbe comunque inutile
consultare le istruzioni , anche quando , dopo quelle in inglese , tedesco,
francese , spagnolo, portoghese e ideogrammi giapponesi , si avesse la fortuna
di trovarle in italiano . Macché , non è cosa ,
un’impresa di tal fatta presuppone almeno un bienno
d’ingegneria , al ritorno sarà meglio riporlo nella scatola e tornare al
vecchio e fidato Motorola a manovella .
Poco male , l’aria è ancora
frizzante , ci vuole persino un golfino , e i caffè sono già aperti ,
cominciare la giornata con deca e cornetto , una volta ogni tanto , fa bene allo
stomaco e all’umore . Entro in un bar poco lontano , alla cassa qualcuno tenta la fortuna
col primo gratta e vinci di giornata . Che costanza ! Ci
mette un po’ troppo , a questo punto di solito monterebbe
l’insofferenza , stavolta no , ho tempo da sprecare e stizza da preservare per
altre , più ghiotte occasioni . Può sempre capitare di restare intrappolato
in coda o
sentirsi avvampare in viso per l’energumeno di turno che ti blocca in un
parcheggio , meglio conservare la propria capacità di sdegno per questo e molto
altro .
Quand’ero Don Chisciotte ,
eternamente sull’orlo della rissa , non mi risparmiavo davvero , un formidabile
armamento di gesti , cipigli e parole , tale da mettere la tremarella in corpo
a Leonida stesso e ai suoi trecento . Coraggioso guerriero d’altri tempi , compivo prodigi di valore . Capace d’arrestare interi
eserciti con una sola mano , parlavo un linguaggio
fiorito e roboante , difendendo ad ogni costo la dignità degli oppressi , il mio onore , ma soprattutto quello delle donzelle in veranda
, specie se bone
. Tremavo , insomma , come un martello pneumatico ad
ogni indignazione , rischiando senza timore frattaglie e coronarie . Ora s’è fatta sera , le vene hanno ormai l’elasticità della terracotta , molto
meglio evitare inutili sbalzi di pressione , facendo schizzare nella carotide
un cuore stanco .
In fondo questo mestiere non è poi tanto male , niente cartellini da timbrare né capiufficio da sopportare
, mi faccio i cazzi miei e lascio fare i loro agli altri . In genere non
stravedo per chi coltiva un’idea fissa troppo a lungo ,
ed un impiego a vita , a mio modesto avviso , non si discosta poi molto da un
matrimonio d’interesse , un ergastolo o un ‘overdose di convivenza .
Si rischia in proprio , è
vero , ma almeno trovi subito con chi prendertela quando tutto va a rotoli . Basta
uno specchio , incroci lo sguardo , ombra costernata
sul volto , rapida contorsione del busto , additando con disprezzo chi hai di
fronte , e giù ad insulti e contumelie . Il tutto ,
mentre il sottofondo di un’aria d’opera , giunta all’epilogo , convalida il
drammatico momento . Puoi farlo in casa , è tutto molto semplice , ma prova
un po’ a farlo in ufficio , mentre un collega strepita e l’altro sonnecchia … sai
le risate !
Sì , certe volte ci penso e
m’infervoro , un bell’impiego al Comune o al Ministero , e vaffanculo
all’Inps , all’ufficio del Registro e a quello delle tasse ! Poi ci rifletto , torno a sedere , e
ringrazio papà , mamma e il Padreterno che m’hanno fatto libero , incosciente e
refrattario a cartellino e posto fisso .
Vagolo un po’ , d’accordo ,
ma stasera mi sento in vena , vado a passo di carica e ho voglia di consumare
pensieri e polpastrelli . Scatenerò un diluvio verbale , con tanto di voli pindarici e aggettivi
strabilianti , troppo frequentemente oggetto d’appropriazione indebita , l’ammetto
, su chi avrà l’ardire e la balordaggine di leggermi .
Son cazzi vostri ! Un
computer non basterà , ce ne vorrà un secondo , più un
terzo che sorvegli che cazzo fanno gli altri due . M’è presa la fregola , chiunque cadrà sotto
la mia giurisdizione corre un serio pericolo , quello di sprofondare in un mare
d’inutile sintassi . Vedete un po’ voi se vi conviene . Io v’ho avvertito .
Tramonta una splendida giornata e ho voglia di
ricordare , chiunque non fosse interessato può cliccare sulla x ,
in alto a destra , per uscire , si tratta
di semplici favole , niente di speciale , quelle cui non credo più ma mi piace
raccontare . Non escludo che a qualche
anima sensibile
possa salire la glicemia , ma non mi assumo responsabilità al riguardo ,
chiunque volesse proseguire lo farà , d’ora in avanti , a proprio rischio e pericolo .
Questa è la storia ... di un milione d'anni fa .
Era un mattino d’agosto ,
le stelle erano già quasi tutte scomparse , solo le più luminose ancora
scintillavano in cielo , tremolando e cambiando colore . Come gocce di rugiada
percosse dal sole ammiccavano , comparendo e sparendo
allo sguardo , col guizzo di una candela che si spegne . L’orizzonte era sereno ,
da nero s’era fatto blu manganese venato di rosa . Reduce da una di quelle serate
che in un vita fanno la differenza, quella notte avevo
avuto un sonno agitato , niente di strano fossi già sveglio a quell’ora . Dove
mi trovavo ? Non importa . Vedevo comunque sorgere il sole dietro il comignolo
della casa di fronte .
Le macchie d’umidità e l’ erba
, sulle screpolature di cemento e nelle giunture dei mattoni corrosi ,
sembravano capricci d’un genio stravagante che si diverte ad intingere il
pennello in tutti i colori della tavolozza .
Prometteva una bella giornata ,
serenissimo il cielo che col suo chiarore , dapprima incerto , cominciava a dar corpo alle ombre . Una
frotta di ragazzi saliva lungo la scorciatoia nella vallata sottostante . Ne sentivo
le voci , intuendone il numero man mano che acceleravano il passo ,
probabilmente avevano trascorso l’ intera
notte all’aperto . D’un tratto intravidi i loro profili tra le siepi del
sentiero che sale verso il paese , il silenzio che precede il giorno era
interrotto solo da quell’animato conversare e dallo squittio degli uccelli .
Pochi lembi di nebbia vagante svanivano lasciando il posto ai contorni dei
casolari più lontani .
Poco più tardi , mentre le
cicale cominciavano ad accordare la monotonia delle voci , salii le scale che
portano in piazza . Era giorno di festa , i devoti ,
seguendo con lo sguardo lo stendardo che usciva dalla Messa , stretto nelle
mani guantate di bambine estatiche , si ammassavano
ai piedi del patrono , traballante sulla portantina , prima di sfilare in
processione . Una folla di ragazzini
faceva ressa per vedere i preparativi . Un vecchio
dalla voce arrochita biascicava bestemmie , piantato
sulla soglia della chiesa , per impedirne il passaggio , tirando dense ondate
di fumo dalla pipa .
D’un tratto mi passò accanto una
ragazzina alta due spanne , non avrà avuto più di nove anni , vestiva un
completino alla buona e aveva per unico ornamento una collanina di perle . Colti
dei fiori da campo , ne aveva fatto mazzi variopinti e
con un ‘impugnatura di carta di giornale li portava in chiesa . Mi sorrise , da dove venisse quell’espressione così dolce non so dirvi
, ma sembrava conoscesse il mio segreto e mi scavava un solco nell’anima , come se quella
sera , a quell’incanto , fosse stata anche lei presente , insieme a quel sasso
in mezzo al cielo e a tutte le altre stelle .
E’ una semplice immagine ,
una delle tante proiettate dalla vita nel corso degli anni , per molti ordinaria
, per me , quel mattino ,
indimenticabile come un numero di telefono o un profumo che perpetua un ricordo
o un’emozione . Segni , flashback , più spesso cicatrici ,
che si annidano tra i neuroni cerebrali e non trovano più l’uscita . Provi a liberartene , negozi caso per caso , ma invano , non se ne
vogliono andare .
Oggi , nella stagione delle
incomprensioni e delle recriminazioni , rivendico il premio produzione per aver
sognato tanto e tanto a lungo , praticamente da sempre . Ho combattuto con
spade e pistole fino all’età in cui si scoprono le ragazze ,
prima di battermi poi , proprio con loro . Vissuto la tensione fantastica che
comincia un mese prima di Natale e ne è , insieme , la vera magia e la tenera
malinconia , quando ci si accorge che tutto evapora in una sola notte . Si
stende la tovaglia rossa di pizzo rinfrescata con l’appretto
, si tirano fuori le posate d’argento e i piatti col filo d’oro , si
gioca a tombola e al mercante in fiera , si scartano i regali e ci si assopisce
, infine , sui divani .
Ecco , questo è
l’incantesimo , l’attesa . Quel che viene dopo dura un battito di ciglia . Bisognerebbe ibernare il cuore in quel momento .
Non sono cresciuto , questo
è scontato , mentre tanti coetanei razzolano tra Bot e Cct
, io continuo a parlare di sogni . Con amici ,
conoscenti e , sempre più spesso , con interlocutori pressoché sconosciuti .
Nascosti dietro ai monitor , tutti insieme in tempo
reale , siamo divisi , certo , ma virtualmente uniti e , a volte , più vicini
che se stessimo seduti intorno allo stesso tavolo .
E’ un viaggio appassionante nella testa della gente . Tutto a titolo personale , sia
ben chiaro , c’è chi preferisce incontrarsi e parlare a quattr’occhi , o tutt’al
più impugnare un cellulare per raccontarsi ed ascoltare , niente di strano .
Da quando ho ripreso in mano la mia vita sono cambiate tante cose , ho
conosciuto un mucchio di gente , cercato e ritrovato tanti
vecchi amici , qualcuno l’ho incontrato o
rivisto , molti sono rimasti semplici righe sopra uno schermo . Amici virtuali , certo , ma non per questo meno importanti . Curioso assai , ma quel che ci accomuna
è proprio quanto ci divide , l ‘ estraneità . Non conoscersi è il vero
segreto , si evita l’imbarazzo e il conflitto
d’interesse . In fondo , se ci pensate bene , non è
poi tanto strano , né inconsueto . A chi li andiamo infatti
a raccontare i nostri guai più seri ? E pure a pagamento !
Già , proprio così , ad un illustre sconosciuto , occhialini sul naso e ciglia aggrottate , seduto dietro una
scrivania , con l’aria annoiata e un notes tra le mani . Sì , lo so , concetto già espresso , che sarà bene comunque ribadire .
Tutto questo è nocivo ,
dicono molti , addirittura pericoloso , certamente poco serio . Forse , ma pare che tutte le occupazioni divertenti ci guastino
la salute , le noiose invece … a volerne
!
D’altra parte non dovreste nemmeno perdere tempo a
leggere chi , come me , è incontinente d’inchiostro e
di parole , l’essenza dell’essere si compendia in poche massime fondamentali ,
tutto il resto è frangia di ciarle . Ma io v’avevo messo sull’avviso .
E’ mezzanotte passata , ma la
notte è ancora lunga , i ragazzi sono rientrati , uno già dorme , deve
svegliarsi presto domattina , l’altro sparacchia insulti e bit contro un alieno
. Fuori è buio pesto , la chat è quasi deserta , solo
Riccardo gioca a scacchi e Lucia aspetta ancora quel tal segnale , ma sembra
che Donimeddio , che ha sempre tanto da fare , se ne
sia proprio dimenticato .
E’ tardi , nella vita e nei
divertimenti sono sempre stato amante del bel
gioco dura poco , e il resto della notte preferisco passarlo a letto . Dopo
l’inappuntabile interpretazione e quest’ultima ,
vertiginosa piroetta , mi fermo sulle
punte e mi piego in due con le braccia ciondoloni … aspettando , fiducioso e grato , il vostro applauso più fragoroso
.
Dolce notte a tutti .
22/07/2009 16.14
no splendido sogno quello della notte scorsa , provare a raccontarlo è un po’ come profanarlo , depredarne
le suggestioni , trasfigurarne il significato da infinito a finito . Nel sonno l’ anima medita e rumina il suo passato , senti vivere in te
l’universo , ciò che tu sogni è vago , indefinito , celeste , tutto è
superficiale , frammentario , curioso ….
va be’ , ci provo lo
stesso .
Mi trovavo nel cortile interno del palazzo di piazza
Gondar , nell’aria l’inconfondibile profumo del sugo
messo a bollire . Sollevato lo sguardo ho visto una giovane donna , occhi e capelli scuri , con un bambino in braccio ,
sfaccendare in cucina . Era mia madre , e quel bimbo
ero io .
Sopra di noi un lampadario anni sessanta , opalino rosso con saliscendi . Avete presente ? E’ stato un attimo , ma quell’
immagine è rimasta impressa nel mio melone , così come capita alle foto più
suggestive , raccolte a manciate e
incollate nei vecchi album di famiglia .
Sarei curioso di sapere se quel lume sia mai rimasto
davvero sospeso sulle nostre teste , quando , tutti insieme , abitavamo quel grande appartamento a una spanna dall’Aniene . Immagino di sì , non ne
resterebbe , altrimenti , così vivo il
ricordo .
Non vorrei impaludarmi nelle sabbie mobili dell’introspezione , abbandonandomi all’inevitabile sentimentalismo che nasce ,
complice la suggestione , da certe sensazioni , ma devo ammettere che , dopo
mesi di malumore per essere tanto cresciuto , tornare a quand’ero pulcino ,
quando la sera m’addormentavo abbracciato a un orsacchiotto di peluche , m’intriga
alquanto .
L’affievolirsi della tensione dopo i cinquanta , davanti al’imperioso affermarsi di problemi sempre nuovi
da risolvere , determina il disincanto , e con esso una frattura tra sogno e
realtà cui è difficile porre confini certi . Fortunatamente se a sedici /
diciassette anni ci si chiede continuamente che cosa si può fare per gli altri , già intorno ai trenta ci si comincia a chiedere cosa fare
per se stessi e passa la paura . In
altre parole , quando cominci a fottertene , oltre a
campare meglio , metti a tacere la tua continua insoddisfazione , l’eterna
inquietudine e l’ostilità verso tutto e tutti . A quel punto tra quei due mondi , all’apparenza tanto diversi , si riduce la distanza e si disintegra
quel presunto , inconciliabile dissidio .
Da piccolo sentivo raccontare che i sogni , al mattino , venivano chiusi in un grande armadio che sta
ai confini del mondo , crescendo mi accorsi però che il mondo , per fortuna , non
ha confini così angusti .
Al risveglio, sul balconcino di cucina , soffiava l’aria fresca del mattino . Tutto è fresco , facile , leggero al mattino , come nell’infanzia è l’ora
dei progetti . E’ il cambiavalute del
pensiero .
Innaffiavo le piante ,
facendo bene attenzione ad eventuali passanti , e tra un vaso e l’altro mettevo
insieme i pezzi di quel sogno , provando a trovarne un seguito e una fine . Niente , era tutto là , in quell’istantanea , sia pur tanto nitida e reale. Unico spezzone inedito del film , stavolta piuttosto sbiadito , il fotogramma del quaderno Pigna di quinta elementare , con la
tavola pitagorica stampata in ultima pagina , e accanto il regalo della
comunione , set di penna stilografica e biro in madreperla. . Non chiedetemi spiegazioni in merito , non
saprei trovarne , se non nell’assonanza con i ricordi dell’infanzia e
dell’adolescenza .
Via Talli cominciava ad animarsi ,
il sole era già alto nel cielo e splendeva pieno di buone intenzioni . Quando
una giornata comincia così bene , in genere prosegue
nel migliore dei modi , e quella di oggi non vedo perché avrebbe dovuto fare
eccezione . Quest’anno Luglio si sta comportando come si deve
, il cielo è sempre azzurro e il caldo giustamente intenso , ma
sopportabile . Il traffico
è scarso , si lavora senza troppo stress e puoi dare la libera uscita a tante
nuove idee , tenute tutto l’ inverno in
quarantena .
Con moglie e piccolo in vacanza dimentichi
le date certe e ti scordi gli orari , non ti aspetta nessuno , i figli più grandi
si fanno i cazzi loro , e tu puoi farti i tuoi . Basta sottrarsi alla
tentazione di usare troppo il cervello e stimolare il pensiero , a una certa età è il primo consiglio che danno tutti i
medici e in particolare i geriatri .
In questa stagione quasi immobile , però , è meglio muoversi adagio , la
canicola fa sudare , sembra che i geografi abbiano spostato l’equatore sulla
tua testa . Solo gli anziani , in un abisso di malinconia , occupano le solite panchine
e sfogliano il giornale , estate e
inverno , vivendo il loro epilogo in solitudine . Non cambiano mai abitudini ,
sempre la stessa , lentissima agonia , in ogni ora del giorno , in ogni
stagione dell’anno , in ogni luce e in ogni ombra . E’ il tempo cattivo ,
quello delle aspettative deluse , la nebbia che impedisce la vita , non capirò
mai perché si tenga tanto a sopravvivere al rimpianto .
Va meno bene a chi esercita il proprio mestiere
orizzontale , aspettare per ore alla fermata d’autobus
- nuova , quanto insolita vetrina del sesso - non aiuta la circolazione e il caldo torrido
fa il resto . Senza contare che per mimetizzarsi tra gli utenti del servizio di
trasporto pubblico , ed imbrogliare così il prode Alemanno
e la sua giunta , tocca loro anche vestirsi ogni mattina di tutto punto , senza
lasciare spazio a mezza tetta , uno stacco di coscia e , in genere , alla malizia .
La riconosci lo stesso , lo
sguardo è quello di sempre , seducente , sembra additarti , mentre sfrecci là
davanti , per ricordarti che , se lei da il culo a pagamento , tu lo dai gratis , e pure senza godimento , per cui tieni
il becco chiuso ed evita di giudicare .
Solo alla stazione Termini è un formicaio in ogni tempo
e in ogni stagione .
La gente , accalcata lungo i binari o in attesa alle
edicole o nelle librerie , rumoreggia come un mare agitato , sembrano greggi al
pascolo . Per il primo appuntamento del mattino ho incautamente scelto il
solito ritardatario che non sa ancora leggere l’ora .
Raggiungo un bar affollato
, la lunga coda per lo scontrino , poi il bancone , l’agognata meta
.
Purtroppo il piacere del caffè mi viene avvelenato
dal tuttologo di turno , senza arte né parte , che
parla …parla … parla … e proprio a te …
fino a far inacidire il latte del suo cappuccino . La sua faccia è scabra , fredda , di più , glaciale , senza espressione , può
servire tutt’al più ad illustrare un manuale di geometria . La testolina
seminata di gel fino a coprire interamente i radi capelli intrisi di Grecian
2000 . Il tipico cacasenno convinto che il
popolo grullo penda dalle sue labbra e ammiri salti e piroette , applaudendo
alle sue prolisse capriole . Zampetta come un piccione ,
si pavoneggia in tronfi girotondi , fughe e rincorse verbali . Provo a distogliere lo sguardo da quella gola
profonda , tenendo l’immancabile bicchiere d’acqua in
alto , davanti agli occhi come un cannocchiale , osservando attentamente
attraverso il vetro . E’ una bella giornata davvero ,
niente accordi in chiave di basso , non sarà di certo questo fanfarone incontrato per caso a guastarmela . Butto l’occhio alle vetrine
del Mc Donald’s di fronte e sorrido
, finalmente è arrivato . Scarico
in aria le pistole , mi stringo nelle spalle , allargo
le braccia , e salutando dispiaciuto , fatalmente mi congedo .
Raggiungo piazza Venezia per proseguire verso piazza
Navona , lungo le vie del centro incontro qualche
ronzino mezzo invalido , grondante sudore e maltrattato , costretto a
trascinare un barroccio pieno zeppo di
turisti . Durante la brutta stagione ho idea li chiudano nelle stalle , non se ne vede in giro nemmeno uno ... povere bestie , i loro antenati devono
aver mangiato la biada proibita in Paradiso
.
Appuntamento a ponte Milvio , una corsa alla Farnesina , quindi la tappa in Prati . Là
una mattinata come tante , spesa a stampare polizze , scrivere lettere e leggere
circolari . Una piacevole consuetudine ormai , quello
che faccio lì potrei farlo benissimo a casa
, ma in quella stanza a due passi dal Tevere , tra voci amiche e trilli
di telefoni indemoniati , ci si sente
meno soli , non vedo perché rinunciarci .
Infine un salto in banca , prima di riavviarmi
verso casa .
Da lunedì mattina tutto tornerà come prima , finite le ferie di luglio la signora Tiddi
rientrerà in ufficio , il protocollo l’aspetta insieme a tanti colleghi che non
fanno che chiedermi di lei , incontrandomi in chat o lasciando simpatici
commenti alle sue foto esposte in bacheca .
Il cucciolo invece riempirà lo zainetto di giochi ,
matite e album da colorare , sarà pronto così per indossarlo l’indomani ,
quando salirà sull’auto della madre o la moto del padre , prima di essere
parcheggiato alla scrivania di piazza di Siena o a quella di via Filangieri . La famiglia tornerà insomma al completo , e magari , se il caso dovesse miracolosamente concatenare
una lunga serie di eventi e circostanze , quali turni mattutini e pomeridiani ,
riusciremo a sedere a tavola tutti insieme , almeno per la cena , una volta a
settimana .
Guardavo i miei figli domenica scorsa , riuniti allo stabilimento Arcobaleno per la festa di
compleanno del piccolo della nidiata . Sedevano sul telo da mare adagiato sulla
sabbia , tutti e tre , evento davvero raro . Non
potevo perdere l’occasione d’immortalarli in una foto .
La preparazione è stata faticosa , non è mica semplice tenerli fermi fino a trovare la luce giusta e la dovuta posa . Al mare poi …
ci sono sempre ombre inopportune che ballonzolano incerte ,
quali costumi o asciugamani stesi ad asciugare al sole . Dicono sia un vero
rompipalle , hanno ragione , ma qualche volta bisogna
accontentare anche i vecchi e smaniosi genitori .
Ho una bella famiglia , non
sarà mai tutto , ma è senza dubbio molto , sono un uomo fortunato .
27/07/2009 21.47.03
vrò pure usato l’acqua di deflusso del
condizionatore , innaffiato una pianta di girasoli finti
e fatto seccare l’edera , che pare
resista persino al napalm , ma ho anche
fatto crescere un ciclamino a luglio !
29/07/2009
14.25.23
estata cotta a puntino ,
se nel giro di un paio di giorni non mi rappezzano la moto mi taglio l’
impianto idraulico , vene ed arterie . Raggiungere
in auto lungotevere e dintorni è un terribile castigo da non augurare nemmeno
al peggiore dei nemici , men
che meno in questa stagione rovente . In effetti nei
giorni passati , mentre , come d’abitudine , attraversavo la città caracollando
allegramente sul bitume squagliato ,
sentivo un gran rumore di ferraglia . Attribuivo tuttavia tali , sinistri cigolii alla carrozzeria che , devo ammetterlo, dopo sei anni di buche e sampietrini cade ormai
a pezzi . Solo quando un acre odore di bruciato è salito alle narici , e un improvviso bollore ha raggiunto le mie chiappe , ho avuto il vago sentore di quanto stava
accadendo sotto quel sellino
incandescente . ‘Ste cazzo de spie s’accendono solo
quando non ce n’è bisogno .
Credevo , tuttavia , che la
buona stella si fosse ricordata di me , c’era , infatti , un meccanico nei
pressi , e a suo dire sarebbe bastato aggiungere una sola tanica di quel suo olio prodigioso . Così non è stato , giusto
il tempo di tornare a casa e l’esseacca ha esalato l' ultimo respiro . E’ andata
ancora bene , se non altro non sono rimasto a piedi sull’
Olimpica .
Non ci voleva proprio , nel
pieno del rush finale di luglio oltretutto , adesso tutto si complica , e per
rientrare nei parametri dovrò recuperare in fretta , se non voglio rischiare di
perdere i primi giorni di ferie .
Presto toccherà a me portare il piccolo al mare , sarà divertente , per quindici giorni non avrà che me ,
ho idea dovrà cominciare a mettersi al passo . Io , Gabry , la spiaggia e i compiti per le vacanze , dovrò cambiare
pelle , assumere ruoli e compiti che ho sempre delegato
, sarà dura , ma la sfida mi solletica l’orgoglio , una prova davvero interessante , vedremo alla
fine chi riuscirà a spuntarla .
Nel frattempo sembra che il mondo stia cambiando , la tradizionale influenza d’autunno assume i lugubri toni
di una pestilenza d’altri tempi , un capannello di amici diventa una temibile minaccia all’ordine
costituito , senza considerare facebook , autentica mina
vagante , capace di devastare da sola conti e bilanci di sanissime aziende .
Si torna al medioevo insomma ,
era da un po’ nell’aria , vedremo presto per strada le adultere lapidate. Quel che preoccupa non sono le misure in sé , quelle ci stanno , ma è il tono mite e rassegnato della
gente . E’ l’era del consenso , già , ci risiamo , la
propaganda ha fatto il suo , e senza troppa fatica , ad agevolarne il compito c’ha pensato la massa , mansueta e
timorosa come sempre.
Non so se l’avete notato , ma persino quel nano da
giardino ha ormai i suoi bravi fan , s’affaccia al balcone di Palazzo Vidoni e
arringa la folla osannante delle Partita Iva , lanciando proclami e minacce al
popolo dei fannulloni . D’altronde , come ho già avuto modo di scrivere , per
sentirsi giganti non c’è niente di meglio che circondarsi di nani .
Ancora una volta dovrò cambiare rotta , niente di grave , dopo tanti anni conosco il percorso e
so dove trovare le opportune scorciatoie , lavorare , come vivere , dev’essere un piacere , e non solo un doveroso impegno .