CAPITOLO QUARANTATRE
GAME OVER
04/07/2007
10.01.50
uando si perde e si semina oltretutto tanto dolore
bisognerebbe , almeno per decenza, avere il coraggio
di sparire , purtroppo nemmeno questo ci è concesso e a questo punto non ci
resta che accettare la sconfitta e lasciare l’iniziativa a chi ha la fortuna, o
piuttosto la presunzione, di sapere perfettamente
quello che c’è da fare.
Se non si può essere quel che si è o si è disposti a
cambiare o è inutile insistere cercando compromessi che non fanno che
peggiorare le cose. Troppe le parole, troppi i silenzi, così non si va lontano.
D’altra parte se non piaci così come sei non puoi davvero
fingere d’essere diverso e se quello che sai dare non è abbastanza basta guardarsi
un po’ attorno e si trova senz’altro di meglio.
Adesso almeno so quello che mi aspetta, ne uscirò
con le ossa rotte, questo è certo, mi auguro sia il
solo a rimetterci , di male ne ho fatto abbastanza con questa mia smania di
voler vivere a tutti i costi. Quando la vita ti prende la mano non sai più
riconoscere i confini del bene e del male e finisci per rovinarla proprio alle
persone cui tieni di più.
A suo tempo avevo mendicato un po’ di silenzio , niente da fare , provo a chiederlo nuovamente augurandomi
che almeno questa volta mi si possa accontentare ma non nutro troppe speranze
in proposito.
Domando perdono a chiunque io possa aver ferito e si
sente tradito, ma
non pretendo sconti, ciascuno è libero di agire come meglio crede visto che è
ormai accertato sia stato il solo a sbagliare. Persino al reo confesso , una volta ammessa la colpa, è concesso di espiare la
condanna in grazia di Dio.
Unica consolazione aver finalmente capito che non
voglio più niente se non essere lasciato in pace.
In quanto a voi non crediate
di esservi liberati di me, resto l’inconcludente parolaio di sempre e non vedo
perché dovrei ricorrere alle costose cure di un analista quando posso benissimo
ottenere lo stesso scopo più a buon mercato inchiostrando le pagine di un diario virtuale.