CAPITOLO CINQUANTATRE
Sorridendo
04/12/2007
18.53.49
erte porcherie non meritano nemmeno i byte necessari
a raccontarle , meglio voltar pagina e non pensarci
più , m’ha incuriosito piuttosto rileggere alcune annotazioni di quando, ancora
ragazzo , già me la prendevo col mondo intero . Le ho ritrovate in cantina , in uno scatolone stipato di commoventi ricordi e vecchie foto in bianco e nero, durante un’accurata
quanto indispensabile ricognizione per eliminare il superfluo e far così posto
a quanto riportato in città dal paesello prima dell’ imminente sfratto
esecutivo.
Riflessioni di un’ anima
candida che , se ce ne fosse bisogno, evidenziano ancora una volta le note
caratteristiche di un inguaribile sognatore alle prese con brufoli , ormoni
della crescita e scontri all’arma bianca contro i mulini a vento.
La data in cima al primo dei nove fogli extrastrong , spillati da un punto metallico arrugginito e vergati da una Olivetti
lettera 32 dal suono battente e rassicurante , data lo sproloquio attorno alla metà degli anni
settanta , 10 ottobre 1973 per la precisione. Sedic’anni , né pochi , né
tanti, dipende dai punti di vista, un salto nel passato che mi aiuterà a dimenticare
le recenti amarezze.
Ho cercato , per quanto
possibile , di non apportare modifiche significative per mantenere intatto il
candore dell’età e l’ingenuità di certe osservazioni indotte dal clima storico
del periodo ed esasperate dagli studi classici del giovane autore.
Se ne avete voglia buona lettura , in caso contrario ci si
ritroverà quando vi tornerà.
“La mia
generazione ha purtroppo ereditato un mondo piuttosto malandato, i pochi valori
importanti e seri che quella precedente ci ha lasciato non hanno retto alla
progressione nevrotica di una civiltà che , per quanto
riguarda la crescita etica , non ha saputo procedere di pari passo al vertiginoso
sviluppo delle scienze. In poche parole al progresso tecnologico non ha saputo
tener dietro la crescita dell’uomo in quella che è la sua proiezione civile.
Noi giovani,
soprattutto in Italia, abbiamo accettato passivamente quanto ci hanno lasciato
in eredità i nostri genitori
che , con idiozie del tipo “non vogliamo farti fare la vita di
sacrifici che abbiamo fatto noi”, oppure “ ragioni così perché non hai fatto la
guerra” , o ancora “se avessi passato quello che ho passato io non avresti
tempo per simili sciocchezze”, preferiscono ignorare quel che siamo per
dedicarsi anima e corpo a farci diventare quel che vogliono loro .
Mamma e papà
insomma ci hanno fatto crescere come potenziali idioti nelle due accezioni filologiche
e se abbiamo cominciato a capire e ribellarci non lo dobbiamo certo a loro , né tanto meno ad una scuola che, per farci conoscere i
poeti greci e latini, s’è dimenticata
d’insegnarci a svolgere un qualsiasi mestiere che ci permetta un domani di
affrancarci ed avere una vita nostra.
Non che noi
non abbiamo le nostre colpe , ma certamente l’ambiente
di fatuo benessere in cui siamo cresciuti sotto l’impulso del boom economico ci
ha reso come minimo un tantino rammolliti. Evidente che il fine che si erano
prefissato le nostre istituzioni democratiche è stato raggiunto , per mantenere lo status quo niente di più semplice e
indolore che plasmare una generazione
svanita ed incapace così di nuocere.
La progenie degli
anni sessanta si affaccia oggi al mondo del lavoro senza prospettive per un
semplice, incontrovertibile motivo , quel poco lavoro che
si riesce a trovare se lo spartiscono i figli dei borghesi come me grazie alle
più influenti raccomandazioni, ma non basta , occorre anche un po’ di culo e una massiccia dose di nepotismo.
Non che faccia
scandalo, le raccomandazioni sono sempre esistite e chiamarle referenze non
cambia la sostanza, è certo però che oggi sono diventate di
gran lunga più importanti di un titolo di studio o delle reali capacità di
un individuo.
Ed eccoli qua, i paffutelli prodotti degli anni sessanta e
dintorni che, venuti su a carne ed omogeneizzati, saranno costretti a vivere a
rimorchio.
Non c’è lavoro , si limitano a giustificarsi i politicanti alzando le mani
in segno di resa, eppure tutto va male, servizi, trasporti e imprese private. Fateci
provare , vedrete che sapremo fare di meglio , basterà
darci un’opportunità.
Non c’è lavoro
si ostinano a ripetere i mostri sacri di Palazzo Montecitorio
che da quarant’anni si scambiano le poltrone in
Parlamento, il lavoro si promuove , rispondiamo noi, creando
infrastrutture adeguate all’economia di una nazione agricola e turistica qual è la nostra e non certamente
perseverando nell’errore di realizzare industrie che porteranno inevitabilmente
migliaia di lavoratori alla cassa integrazione e alla disperazione.
“Oggi non si
muore più di fame ! “ pontificano i nostri vecchi , nascondendosi dietro la maschera di martiri e reduci di
guerra, probabilmente non si rendono conto che alle loro spalle sta crescendo
una massa di sbandati che prima o poi si ribelleranno a leggi , come minimo
inadeguate , più spesso criminali.
Dovremo forse
limitarci a tirare avanti la carretta fidando in un ulteriore miracolo
economico ? Certo, farebbe comodo a molti
ma non possiamo farlo, rischieremmo di non poterci più guardare allo
specchio senza incorrere in un senso di disgusto per una generazione di
mantenuti quali siamo.
Eppure per
molti le cose vanno ancora bene, i più vivono nel benessere, non si
spiegherebbe altrimenti il motivo per il quale un popolo ,
che non fa che sparlare dei propri governanti e lamentarsi per leggi sbagliate
e tasse inique , continui a votare ad ogni occasione lo stesso Partito.
Interpellando
uno ad uno gli abitanti del pianeta Italia non ne
troverete uno che mostri simpatia nei confronti della Democrazia Cristiana ,
eppure è sempre in cima alle graduatorie elettorali, una delle due quindi: o siamo
un popolo di ipocriti o di coglioni.
Purtroppo in
quest’insalata dal sapore insipido cominciano ad essere conditi molti di noi, giovani che , una
volta trovata la tranquillità di un posto in banca , al ministero o alle
assicurazioni, non considerano prudente né tanto meno conveniente prendere le
parti dei “fannulloni” e attraversano la barricata allacciando il doppiopetto
nuovo.
E’ evidente
come in un simile clima sia fin troppo facile far
attecchire il seme della diffidenza e della paura per qualsiasi cosa sia
“fuori” dal sistema.
“Non c’è
niente da fare” sostengono i più , rassegnandosi al
nostro impianto razzista , è lampante che la spinta innovatrice ( nel senso
vero del termine, e non nel senso che intendono i vari presidenti del consiglio
o dei partiti che reputano nuovo un abito rovesciato o tinto) deve provenire da
quella massa pronta ad esplodere come una miccia che si accalca negli uffici di
collocamento o nelle università traboccanti di studenti parcheggiati in attesa
di raccomandazioni e spintarelle.
Scrolliamoci
di dosso il marchio di sconfitti che ci hanno impresso in fronte
quando siamo venuti al mondo , la paffuta generazione dei bimbi al Plasmon ha l’incarico, di più, la missione , di rimuovere i
cadaveri di un sistema in decomposizione.
E’ un vero
schifo osservare i ragazzi che si accalcano nelle adiacenze degli edifici
scolastici nei giorni dei concorsi ministeriali, ognuno di noi sa di avere una
possibilità su centomila di superare l’esame e salire in graduatoria per essere
assunto, ma tutti , e in questo siamo degli autentici coglioni, ci lasciamo prendere per il culo
dai papponi del ministero del lavoro disposti a fare beneficenza a chi dovrebbe
avere invece precisi diritti sanciti dalla Costituzione.
Basta leggere
l’articolo quattro che recita testualmente: “
Tutto da
ridere vero? Già, se non fosse purtroppo drammaticamente serio per tanta povera
gente.
Che dire? Oggi
il dottore in fisica , se gli va bene, fa il
professore di matematica , il diplomato al liceo classico il banchiere, il
laureato in medicina più semplicemente lo stronzo.
“Non c’è
lavoro?!” Ma fateci il piacere! Tutti gli ospedali
d’Italia sono imbottiti di malati come panini e i medici sono a spasso alla
faccia della lode conseguita.
Un’altra
fissazione controproducente quanto scellerata è quella made
in Usa di voler meccanizzare ogni cosa, effettivamente è davvero una bella
idea, si creano un mucchio di posti di lavoro. Certo, per chi già ce l’ha il lavoro
procederà più veloce e preciso. Non è forse vero che il mondo è di pochi? Gli
altri possono anche fare da comparse come in un Colossal americano.
L’Italia di
oggi è il risultato del malgoverno che dalla Liberazione ,
o almeno dalla sconfitta elettorale di De Gasperi del
’53 , ha infettato le piaghe di una nazione uscita a pezzi dall’ultimo
conflitto mondiale.
Alla sua
rovina ha in massima parte contribuito la stretta dipendenza che dalla fine
della guerra ha legato l’Italia all’imperialismo e al capitalismo statunitense
che ha saputo sfruttare in maniera mirabile la miseria di una nazione umiliata
e sconfitta.
Già
all’indomani del luglio ’43 e poi con maggiore vigore dal 1947 , con l’attuazione del Piano Marshall,
lo zio Sam si è impadronito delle leve del potere nel
nostro Paese e nessun Presidente del Consiglio è più riuscito a prescindere
dalla volontà di Washington . La sudditanza è diventata più evidente con il
passar degli anni e siamo stati tra i primi a formare l’esercito mercenario
dell’America fornendogli la materia prima per farla grande.
In cambio di quell’ aiuto
l’Italia si è dovuta prostituire come una mignotta, per
di più mal pagata , per mettersi al
completo servizio dell’imperialismo a stelle e strisce.
Il mezzo che
serviva loro per affermare lo strapotere non era nemmeno da inventare, c’era
già , la mafia. Sin dai tempi del bandito Giuliano e
della strage di Portella delle Ginestre si cominciò a
capire chi avrebbe comandato in Italia : la casta dei
notabili spalleggiata dalla mafia dei capitalisti e degli imprenditori italo-americani , oggi complici di Pinochet nell’assassinio di Salvator Allende e nella privazione della libertà al popolo cileno.
Ma torniamo ai
nostri recenti guai , che non sono nè
pochi né di facile soluzione , visto che ai disastri di governo si aggiungono di
continuo calamità naturali quali
incendi, alluvioni e addirittura terremoti , di cui la nostra terra non è mai
stata avara, come quelli più recenti di Tuscania ed
Ancona.
La
destabilizzazione del Paese , leggi la strage di
piazza Fontana , la disoccupazione, il problema della casa , sono nodi che devono restare ben stretti per
strangolare
A chi fa
comodo tutto questo?
E’ piuttosto
semplice rispondere : alla classe padronale e
dirigente che in ogni epoca e in ogni paese ha sempre saputo pescare nel
torbido per prevalere sulle forze del lavoro , ed oggi anche quelli che
dovrebbero difendere i lavoratori sono stati corrotti dalla classe egemone. Le
lotte sindacali si sono ridotte a meschine diatribe dottrinali
mentre cassa integrazione e licenziamenti si susseguono a ritmo
serrato. E’ la politica del “fingiamo di
litigare” che ha preso piede nel nostro Paese, sembra che i tribuni della Plebe
dell’antica Roma sapessero far meglio.
Senza parlare
poi dei disoccupati che non hanno nessun difensore e nella società di oggi sono
dei semplici miserabili , dei pelandroni che non hanno
il benché minimo diritto. Non lo dico per rabbia ma perché è esattamente così, un
senza lavoro non può firmare cambiali senza la controfirma di un fortunato
lavoratore e non ha diritto ad un sussidio di disoccupazione se non lo hanno
già buttato fuori da qualche altra parte. Curiosa
teoria quest’ultima , un disoccupato è tale soltanto
se in precedenza ha lavorato almeno tre mesi. Ne volete sapere un’altra ? Aprire un controcorrente bancario
senza un contratto di lavoro equivale a non percepire alcun interesse.
Il mondo è dei
furbi! Ce lo hanno spiegato fino alla noia i nostri
genitori , siamo d’accordo, ma è anche vero che il mondo è fatto a scale e
presto o tardi i porci che fanno il loro comodo assisi sui seggi parlamentari,
sui troni degli ospedali e sulle cattedre dei tribunali precipiteranno col culo nella polvere.
Certo , per attuare certi sogni bisognerebbe avere più spina
dorsale ma non è necessaria la lotta armata , anzi è decisamente
controproducente perché ti fa irrimediabilmente perdere l’appoggio popolare. Non
si fanno rivoluzioni , né pacifiche, né cruente, senza
la collaborazione del popolo, la storia ce lo insegna.
Per spazzare
via il marcio che si annida nei covi puzzolenti e fetidi del potere bisogna
impadronirsi delle leve del potere morale per un’etica rigorosa e allo stesso
tempo non ipocrita è necessario insegnare alle nuove leve la pratica del
rispetto. Noi non possiamo fare la rivoluzione ma solo
cominciare , accendere la miccia con un’ opera attenta all’educazione dei figli
che verranno , il mondo è loro e forse
avranno il coraggio di fare quello che noi, generazione generosa ma incapace,
non siamo stati capace di fare.
Al bando il
perbenismo interessato che ha insozzato fino alla
nausea le nostre famiglie riducendole a squallide macerie schizzate dalla tenue
luce di un crepuscolo alla sua ultima fase. Il nostro sistema di vita è
sepolto, a noi il compito di gettare l’ultima palata, a quelli che verranno
quello di costruire un mondo nuovo con più solide fondamenta.
Non sarà
facile liberare il nostro Paese dai grovigli inestricabili che si sono formati
attorno allo scheletro e ai punti nodali della Nazione. L’ipocrisia,
l’arrivismo, il bigottismo, il culto della violenza ,
il qualunquismo , la corruzione, la retorica , la prepotenza, il razzismo ,
questi i veri mali da curare prima che sia troppo tardi.”
Incredibile, l’ovvio adagio “il mondo è dei furbi “
l’ho annotato solo qualche giorno fa , a distanza di trentaquattro anni , prima
di ritrovare questi appunti , e , a parte l’opinione sull’efficacia della lotta
armata , la penso più o meno come allora
, dev’essere colpa della prolungata eretio
matutina che , oggi come ieri , dirottando la circolazione sanguigna verso
il Granbiscotto toglie ossigeno al cervello …indiscutibile, scemo ero e scemo sono
rimasto, probabilmente solo più incazzato .