Quando il
mattino seguente si svegliò il sole era già alto, si avvicinò alla finestra, la
strada era già piena di gente, il cicaleccio ininterrotto delle comari e i
profumi del mercato all’angolo si diffondevano nell’aria mentre i colori di frutta e verdura dipingevano un inedito paesaggio.
Si sciacquò il
viso , calzò i grossi scarponi e , indossata la solita giacca, chiuse dietro di
se la porta della stanza e scese le scale che portavano in basso.
Passando di
fronte al portiere ancora appisolato finì di svegliarlo posando rumorosamente
le chiavi sul banco, e mentre quello,
snocciolando il solito repertorio di contumelie , tentava di sistemare le stanghette degli
occhiali appannati sulle orecchie , uscì sulla piazzetta.
Cercò di
orientarsi poi, imboccata la viuzza percorsa la notte precedente , si diresse
verso il lungo viale che conduceva alla latteria nei pressi della stazione dove
aveva incontrato Bianca, gli alberi erano tutti allineati in due file ordinate,
ognuna su un lato della strada.
Al banco il
gestore strofinava con un cencio
sudicio il bordo delle tazzine da caffè appena lavate , il locale era già pieno
, ai tavoli gli avventori della sera
precedente.
Appoggiato al
bancone un signore di mezza età, distinto e ben vestito, tracannava allegramente un bicchiere di
bianco conversando con un giovanotto
biondo che indossava un curioso maglione rosso a righe orizzontali bianche e
blu e tentava inutilmente di convincere l’interlocutore delle sue buone
ragioni. Ma l’uomo non era convinto. “Ascoltami bene!” Gli suggeriva appoggiandogli la mano sulla spalla .“Quella non è pane per i tuoi denti.
Da retta ad un esperto! Le donne sono la nostra rovina. Dedica piuttosto le tue
attenzioni ad un vinello sincero come questo. Non ti tradirà mai!”
Al tavolo in
fondo alla sala quattro omaccioni discutevano animatamente stringendo in pugno
tre carte ciascuno, la barba lunga, l’alito puzzolente e le bottiglie vuote con
le etichette arrotolate che languivano sopra una sedia vuota assediate da un
nugolo di mosche intontite,testimoniavano che dovevano essere lì da un pezzo,
probabilmente avevano trascorso a quel tavolo , giocando e bevendo, tutta
la notte.
Finalmente
Gabriele , che annotava attentamente le fisionomie di ognuno soppesandone ogni
tratto , notò , seduto accanto al
pilastro centrale del locale , un uomo
anziano che aveva visto la sera prima . La schiena era curva , lo sguardo
stanco. Sembrava assorto in chissà quali pensieri , teneva le dita ai bordi
degli occhi socchiusi , seguendo con i
polpastrelli la linea del naso fino a sfiorare i folti baffi che gli
nascondevano le labbra.
Gli si
avvicinò.
“Dite
pure.”Rispose l’altro alzando lentamente lo sguardo e appoggiando la mano sul
tavolino. Poi, riconosciuto Gabriele, spalancò gli occhi e ammutolì.
“Non dovete
preoccuparvi, non ho niente da rimproverarvi, volevo solo sapere se conoscete
quella ragazza.”
“No , non la
conosco .Non conosco nessuno io .”Si affrettò a precisare l’inquisito alzandosi
dalla sedia e dirigendosi verso l’uscita.
L’uomo lo
guardò in volto, capì dai suoi occhi che nulla avrebbe potuto dissuaderlo dal
suo proposito, tornò a sedere e gli indicò la via più breve per raggiungere il
bordello.Il ragazzo lo ringraziò e senza perdere altro tempo uscì dal locale
affrettando il passo nella direzione indicatagli.
Le piazze
cominciavano a brulicare di gente , nelle strade un brusio indistinto e il
vocio dei bambini che scorrazzavano lungo il marciapiede magari dietro al tonfo
di un pallone . Avvenenti signore
accompagnate da mariti gelosi, spesso più anziani, sfoggiavano abiti eleganti e
gioielli preziosi , alcune spingevano le carrozzine con i più piccoli . Al loro
fianco donne sfiorite , semplicemente vestite, sfinite dalla veglia notturna ,
tenevano per mano i figli più grandi, sempre comunque quelli degli altri . Per strada c’era una grande animazione di
carri, carretti e venditori ambulanti che s’accalcavano e gesticolavano ,
paonazzi per lo sforzo, cercando di
vendere i loro prodotti ai passanti.
Gabriele restò
sbalordito da tanta ressa e solo quando percepì in lontananza il suono
argentino delle campane di Santa Maria Maggiore capì che tutta quella gente si
stava recando in chiesa per la funzione mattutina.
Il tram
scorreva rapido sulle rotaie e le auto al piccolo trotto sfioravano il pacioso
incedere d’intere famiglie . Intento ad osservare quel nuovo mondo il nostro
amico passò davanti al civico indicatogli , solo dopo qualche minuto ,
accortosi d’averlo superato , tornò sui suoi passi .
La palazzina
dipinta di rosa che ospitava il bordello era circondata da un muro alto non
meno di dieci metri . Sulla facciata esterna
si sbizzarrivano piccole sculture, fregi e capitelli dalle ampie volute
, colonnine in marmo incorniciavano le finestre con inferriate velate da
eleganti tendine messe a bella posta per tenere lontano le rasoiate del sole
appena sveglio e la curiosità dei guardoni.
Il ragazzo
salì rapidamente le scale che conducevano al portone e suonò il campanello,
l’uscio si dischiuse, ad accoglierlo un ometto magro dai modi leziosi e
dall’aspetto effeminato che lo fece entrare nel salone a piano terra.
Era mattina ,
all’interno non c’erano gli abituali clienti ma solo un gruppetto di
ragazzacci, probabilmente studenti , che tra intensi profumi e penetranti aromi
di lisoformio vivevano l’illusione di un amore a tassametro. Le ragazze mezze
nude aspettavano che qualcuno le scegliesse, alcune di loro , le più sfacciate,
si avvicinavano ai clienti e , passandosi la lingua sulle labbra o facendo
ballonzolare le mammelle sgusciate fuori dai rigidi corsetti attillati ,
sedevano sulle ginocchia dei più smaliziati. Lanciavano gridolini, ridevano per
un nonnulla , emettevano languidi sospiri.
Non tutti però si trovavano lì per consumare
, c’era anche chi era andato soltanto per curiosare , spiare le pensionanti
seminude o respirare semplicemente l’aria del peccato e dell’amore mercificato.
Sembrava un
postribolo di lusso , due grandi lanterne ricoperte di uno spesso strato di
unto illuminavano la cassa dove sedeva la tenutaria che riscuoteva la marchetta
e chiedeva i documenti ai novellini. Era una bella donna , non più
giovanissima, coperta solo di veli e
piume di struzzo, accanto a lei , appoggiata al banco, una ragazzona a seno scoperto , giovane ed esuberante , gesticolava e
confabulava con l’aria di chi volesse confidare chissà quali segreti. Indossava
soltanto un paio di mutandine a fiori e una camiciola aperta senza maniche . Il nuovo arrivato dopo aver gettato
un’occhiata fugace su quelle grandi
mammelle bianche che si agitavano libere ad ogni movimento si rivolse alle due
donne accennando un saluto imbarazzato.
“Vorrei vedere la signorina Bianca, per
favore.”
La più giovane
, seccata da quell’inopportuna interruzione, alzò gli occhi al cielo ma non
ebbe il tempo di replicare.
Intervenne una
voce beffarda emersa all’improvviso dal fondo del salottino.
Gabriele
sollevò lo sguardo e riflesso nello specchio della parete di fronte vide il bel
volto di Adua , si voltò e restò incantato ad osservarne i lineamenti poi scese
ad esplorarne le forme .
Era splendida
, gli occhi grandi , color verde palude,
la figura esile , il portamento elegante . Una raffinata acconciatura le
tesseva i capelli arabescando curiosi intrecci che finivano per modellare una
lunga treccia . Fatto il suo ingresso la donna sciolse la chioma lasciando
ricadere una cascata corvina sulle spalle nude poi , reclinando leggermente il
capo , le ricoprì con un ampio scialle azzurro, impreziosito da delicati drappeggi color porpora , che lasciava comunque intravedere la
generosa scollatura dove le pupille del ragazzo erano inevitabilmente finite
per rotolare.
“Dov’è? Posso
parlarle? Cosa le avete fatto?”
“Calma
giovanotto. E’ qui e sta benissimo. Perché avremmo dovuto farle del male poi?”
Il giovane
stava per ribattere quando Bianca
irruppe nel salone.
“ Lasciatelo
stare! “ Gridò fuori di se “ Eravamo d’accordo no? Non fatelo entrare in questa
storia ed io non tenterò altri colpi di testa!”
Poi con uno
scatto di rabbia si scagliò verso il ragazzo incredulo ammonendolo.“ Vattene
fuori da qui tu! Che sei venuto a fare ! Nessuno te l’ha chiesto !”
Gabriele rimase senza parole, cercò invano di calmarla , si sentì umiliato e per l’ennesima volta rinunciò a capire , uscì da quella casa senza voltarsi, ad accompagnarlo lo sguardo gonfio di lacrime della giovane donna .