CAPITOLO 31

 

 

Luci al tramonto

 

 

 

 

uando si mette mano ad un nuovo capitolo l’impresa più ardua è il debutto. Il resto viene da sé. Vediamo un po’. Da dove vogliamo cominciare ? Ah! Ecco.

Esattamente 1.323 righe più indietro – contatele se non ci credete – avevamo lasciato gli italiani ad un passo dall’ennesima tornata elettorale mentre i magistrati di mani pulite , scavando nel sottobosco giudiziario della Capitale , arrestavano il giudice Renato Squillante grazie alle rivelazioni della misteriosa teste Omega , alias Stefania Ariosto.

Troppe volte, costretto dal succedersi degli eventi , ho dovuto interrompere il mio racconto per tornare al presente , stavolta cercheremo di percorrere insieme il cammino che ci resta , quello che dal marzo 1996 porta ai nostri giorni , senza più fermarci . Siete pronti a questo estenuante tour de force ? Bene. Via! 

Il 22 marzo crolla di schianto la cupola della cattedrale di Noto, capolavoro del barocco siciliano, ancora un significativo esempio di come venga salvaguardato il nostro incommensurabile patrimonio artistico, intanto , proveniente dal Regno Unito, dilaga anche in Italia il cosiddetto morbo della mucca pazza .

Come era già accaduto dieci anni prima in occasione dell’esplosione del reattore nucleare di Cernobyl  - allora da tenere alla larga dal nostro stomaco frutta e verdura - buona parte delle forchette italiane cambia temporaneamente abitudini alimentari rinunciando in questo caso a fettine e bistecche . Durerà poco , l’istinto carnivoro dell’italiano medio riprenderà in breve il sopravvento sulla paura e i macellai sull’orlo della bancarotta potranno tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo.

Grande mole di lavoro per i nostri instancabili giudici che costringono agli straordinari anche le forze dell’ordine e le guardie carcerarie :  il 29 marzo scattano le manette ai polsi dell’ottantenne ex segretario del partito socialista Giacomo Mancini  condannato a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il 5 aprile per il medesimo reato finisce dietro le sbarre Bruno Contrada con una condanna a dieci anni ,  l’11 aprile si apre   a Perugia il processo contro Giulio  Andreotti per l’omicidio di Mino Pecorelli.

Come abbiamo già visto, nel furioso incendio provocato dal sacro fuoco giudiziario l’unico a cavarsela per il rotto della cuffia è Tonino Di Pietro , finalmente scagionato anche dalle ultime accuse pendenti in quel di Brescia. A finire sotto inchiesta al suo posto Cesare Previti e Silvio Berlusconi che avevano tramato nell’ombra per costringerlo a dimettersi dalla magistratura. Niente paura : per la strana coppia  collezionare avvisi di garanzia diventerà in breve una simpatica abitudine.  Faranno del loro meglio per emulare il maestro ma il primato di Bettino Craxi , che il 16 aprile aggiunge al suo prestigioso palma res l’ennesima condanna  - 8 anni per le mazzette sulla metropolitana meneghina - resiste imperterrito e appare ormai francamente imbattibile.

Non manca qualche guaio giudiziario anche per il noto presentatore Pippo Baudo indagato per presunti compensi in nero intascati per aver sponsorizzato una serie di prodotti durante i suoi varietà televisivi. Il beniamino delle massaie in menopausa e delle vecchine in gramaglie si autosospende  e dopo qualche tempo lascia viale Mazzini per andarsi a godere i miliardi ammonticchiati in tanti anni di duro lavoro. Purtroppo il suo non sarà un addio definitivo.

Ricorderete come l’annuncio dato il 28 febbraio dell’acquisizione dei diritti televisivi del calcio da parte del patron del gruppo TMC aveva fatto incazzare di brutto Letizia Moratti . Tutto da rifare.   Quel pallonaro di Cecchi Gori , che per non perdere l’affare aveva sparato offerte  iperboliche ,  non riesce  ovviamente a depositare le fideiussioni bancarie necessarie e perde i diritti  a favore della tivù di Stato.  Il presidente di mamma Rai torna a sorridere e lascia la poltrona proprio nel momento del trionfo ,  dimissionario insieme a lei l’intero consiglio d’amministrazione dell’ente televisivo pubblico.

Il 21 aprile, natale di Roma, è il giorno delle elezioni , l’Ulivo , grazie all’appoggio determinante di Rifondazione Comunista, riesce ad ottenere la maggioranza dei voti e il suo leader Romano Prodi prepara le valigie per palazzo Chigi . Il popolare Nicola Mancino è il nuovo presidente della camera, il pidiessino Luciano Violante quello del Senato. Il premier designato scioglie velocemente la riserva e il 17 maggio vara il suo governo. Ad Antonio Di Pietro viene offerto il ministero dei lavori pubblici , al futuro sindaco di Roma Walter Veltroni la vicepresidenza e il ministero dei beni culturali e ambientali con annessi sport e spettacolo, a Lamberto Dini gli esteri, a Giorgio Napolitano gli interni, a Giovanni Maria Flick la giustizia, a Carlo Azeglio Ciampi tesoro e bilancio, al bieco Vincenzo Visco le finanze, a Beniamino Andreatta la difesa, a Luigi Berlinguer istruzione e università , a Rosy Bindi la sanità, a Tiziano Treu il lavoro, ad Antonio Maccanico poste  e telecomunicazioni , ad Augusto Fantozzi il commercio estero , al verde Edo Ronchi - non poteva essere diversamente - l’ambiente,  ad Anna Finocchiaro le pari opportunità, a Livia Turco famiglia e solidarietà sociale, a Franco Bassanini funzione pubblica e affari regionali, a Michele Pinto l’agricoltura, a Pierluigi Bersani l’industria e per finire a Claudio Burlando  i trasporti . 

Oltre al primo ministro ben nove membri dell’esecutivo, perché di membri in sostanza si tratta, appartengono al Pds , concepito in vitro dai becchini  del glorioso Pci . La falce e il martello,  per quanto ridotti e relegati in fondo al simbolo della quercia , dovrebbero finalmente garantire al paese una decisa sterzata a sinistra ma il sogno degli attivisti di Botteghe oscure svanisce in fretta. A guidare il carrozzone un vecchio volpone cattocomunista con manie europeiste, un abile democristiano riciclato assai più vicino agli ambienti plutocratici che a quelli demoproletari . Cazzo quanta demagogia! Scrivo proprio come un compagnuccio del ’77.  Resta il fatto che la sinistra al governo si spingerà fin dove il più reazionario dei dittatori di destra non si sarebbe neanche sognato di arrivare, con la soppressione sistematica di tutti i diritti acquisiti dai lavoratori in tanti anni di dura lotta sindacale. Tecnici e pidiessini riusciranno così in pochi anni a trasformare classe operaia e colletti bianchi in semplici risorse umane intercambiabili a disposizione del tritacarne capitalista che se ne servirà per impadronirsi del potere e spianare la strada al futuro uomo della provvidenza, per il momento fermo ai blocchi di partenza,  ma sempre in pole position per l’inevitabile staffetta di governo tra Ulivo e Polo delle Libertà . Le nuove parole d’ordine delle classi dirigenti saranno d’ora in poi Precariato e Mobilità , tutto questo in nome della patria comune Europea tanto acclamata dagli addetti ai lavori quanto disprezzata dai popoli. E’ storia dei nostri giorni , per rendersene conto basta osservare il risultato del  referendum votato da francesi ed olandesi sulla nuova costituzione europea.

 Il mese si chiude con l’arresto del boss mafioso Giovanni Busca, l’elezione di  Giorgio Fossa alla presidenza della Confindustria e la morte dell’ex leader della CGIL Luciano Lama.

Come accade ogni anno da che mondo è mondo , almeno da quando è stato istituito il calendario Giuliano, dopo maggio , puntuale, arriva giugno ; il 16 il Polo vince le elezioni regionali in Sicilia , due giorni dopo, ad appena 68 anni,  ci lascia Gino Bramieri , l’8 luglio lo segue l’editore Edilio Rusconi. Si affacciano intanto alla ribalta spocchiosi omuncoli come i nuovi amministratori dell’Enel Chicco Testa e Franco Tatò, avanscoperta di un nutrito drappello di ex sessantottini rampanti e voltagabbana che , in nome delle icone della nuova sinistra dandy al governo, efficienza e competitività , porteranno in meno di dieci anni all’odierno disastro dell’economia nazionale. 

Proprio mentre ci si avvicina a grandi passi all’introduzione forzosa della moneta unica su scala nazionale la lira migliora a vista d’occhio con la discesa sotto quota 1000 sul marco, quarantotto ore appena e il governo annuncia l’ennesima legge finanziaria : per sostenere i costi dello spropositato lusso di volere entrare a tutti i costi in Europa dalla porta principale occorrono almeno altri 32.000 miliardi , inutile dire chi dovrà sborsarli, intanto il tasso di sconto scende dal 9 all’8,25.

Porca vacca! Niente da fare anche stavolta non posso mantenere l’impegno preso , pure Santa Lucia si è dovuta evidentemente accontentare di un contratto a termine . E’ scaduto . Il chiarore si attenua , la vista si annebbia e quel poco che resta della luce del giorno devo conservarlo per il lavoro. Almeno finché dura. I caratteri danzano capricciosi sullo schermo , ogni tanto spariscono ingoiati da un buco nero , è tempo di smettere.  D’altronde le ultime spigolature che il grande fiume della storia ha raccolto lungo il suo cammino e trascinato con sé fino a questo caldo 12 luglio 2005 potete ricordarle anche da soli. Avete mai provato a stare tra due specchi? Io sì. Fino a qualche mese fa. Nell’ascensore del palazzo dei miei sogni . Vedevo la mia immagine riflessa in tanti specchi , uno dietro l’altro, sempre più piccoli e lontani. Provavo a vederne la fine ma non c’era modo. Continuavano all’infinito. Dietro ogni specchio ce n’è sempre un altro. Questa è la storia , e in fondo  è sempre la stessa storia.   

E’ tempo di salutarvi. Forse torneremo ad incontrarci . La scienza fa passi da gigante. E poi, diciamolo pure, alla soglia dei cinquanta, è ora di fare sul serio.
Solo un’ultima preghiera ai miei più giovani lettori : spiegate finalmente le bandiere del malcontento e non smettete più di agitarle. Costi quel che costi. Merde! Rispose Cambronne durante la battaglia di Waterloo a chi gli chiedeva di arrendersi.  Merde! Dovrete rispondere voi. Non fate come noi che ci siamo calati le braghe di fronte a quel che credevamo inevitabile   lasciandolo colpevolmente credere a chi governa una Nazione come un’azienda a responsabilità assai limitata.