CAPITOLO SETTANTADUE

 

Buoni e cattivi

 

 

12/11/2009 13.32.24

 

 

a bambino ero buono e ubbidiente , irreprensibile insomma , un perfetto deficiente ,  poi , crescendo , nonostante le ramanzine di Don Esterino imparai a dire bugie e a farmi le pippe , così ,  realizzato che per qualche frottola o una manovella di tanto in tanto non si va all’inferno , guarii felicemente , diventando un gaudente peccatore come la maggior parte dei miei compagni di scuola e d’oratorio  .

Per fortuna c’è un comodo e provvidenziale cuscinetto tra l’appartenenza formale alla Chiesa e l’adesione convinta alle sue regole , ragione principale , è cosa nota , di tante , inutili depressioni . Del resto anche lo spessore della fede dei miei non era propriamente quella del libro di religione , erano i classici Cristiani della domenica , quelli , per capirci , che si ritrovano sul sagrato dopo la Messa di mezzogiorno per andare insieme a comprare le paste e solennizzare così la giornata , prima di tornare a casa per il pranzo .

La prima a farmi notare tale , abietta metamorfosi fu mia madre , non ci mise molto a cambiare idea sul mio conto e da figlio modello diventai in un batter di ciglia la pecora nera della famiglia . Ma non me la presi , la vita era diventata più divertente , senza contare che , se non avessi smesso al più presto di battermi il petto ad ogni più lieve marachella , avrei seriamente compromesso la solidità della mia cassa toracica .  

Anche a scuola , compilata l’ennesima pagella , finalmente generosa d’insufficienze , i miei insegnanti cominciarono ad osservarmi con occhi diversi . Non ero più quello che “s’impegna , poverino , anche se potrebbe fare di più”  , ma un ciuccio che non aveva voglia di fare niente . Nella norma quindi  , e se in condotta  , ciò nonostante , continuava ad allignare un malinconico nove , ero consapevole che l’apartheid era davvero finita ! D’ora in avanti mi sarebbe bastato non esagerare , lasciandomi guidare , nella mappa della perdizione , da quella opportuna progressione nella colpa che , in genere , svia l’ attenzione del controllore senza destare troppi sospetti . Un peccatore incallito e disinvolto , spinto da un tenace spirito epicureo con tendenze all’effimero , ma senza eccessi .

Ricordo , tuttavia , con amarezza , la prima umiliazione .

All’epoca i maestri si aggiravano tra i banchi ancora armati , mi pare fosse l’ultimo anno delle elementari , era l’ora di matematica , da sempre la più temuta . Pomponi , massiccio righello  in mano e cipiglio severo , mi chiamò alla lavagna dove , un attimo prima , aveva tracciato con il gesso una formula zeppa d’ incomprensibili segni astrali . Da successive delazioni  , voci di corridoio , venni a sapere che si trattava della terrificante divisione a due cifre . Comunque , per farla breve , non ci capii un cazzo e improbabili giustificazioni raffazzonate alla meglio – del resto mamma era ancora troppo giovane e nonna l’ultima rimasta  per poterla sacrificare – non servirono ad evitarmi un predicozzo con i fiocchi e una cospicua razione di bacchettate sul dorso delle mani .
C’era allora , e persiste tutt’ora , da parte di chi preferisce pianificarsi la vita anziché sognare , una diffusa diffidenza verso chi dimostra scarsa propensione all’aritmetica . Sono quelli che io chiamo i “concreti” , i calcolatori , quelli che “non hanno tanti grilli per la testa” e detestano “chi va cercando Maria per Roma”. Nessun problema , al mondo c’è posto per tutti , per vivere d’amore e d’accordo sarebbe sufficiente che ognuno rispettasse le preferenze altrui , ma , si sa , non viviamo in Paradiso .  Quello che però mi manda in bestia sono quelle loro indimostrabili pretese di superiorità cerebrale o , addirittura , etnica … va be’ , pazienza , inutile farsi il sangue amaro .

La realtà è fuori e dentro di noi , un insieme di esseri ,  cose , cambiamenti , spostamenti , relazioni , emozioni , il linguaggio è il nostro modo di relazionarci con esso , ma è un codice imperfetto , e come tale ha bisogno di regole altrettanto imperfette  per poter servire allo scopo . E’ il motivo per cui si deve essere buoni ma senza strafare  , sinceri ma non troppo , riflessivi quanto avventati al momento giusto . Tutto sta a calcolare i tempi sincronizzando testa e pancia , senza tuttavia pretendere che chi ci sta di fronte possa comprendere , è già un miracolo che ci stia a sentire , senza ascoltare , mentre già prepara mentalmente la sua immancabile replica  .
La lingua non è lo specchio fedele della realtà , ne è solo la trasposizione scadente , e fatalmente si presta a fraintendimenti quando non addirittura a frodi lessicali che non faticano a trasformarsi in incomprensione . Teniamolo presente quando proveremo ancora una volta ad usare le parole per risolvere i problemi reali . 

Comunque io il modo di non farmi rompere troppo i coglioni l’ho trovato , quando mi girano a ventola  prendo un post it e lo appiccico alla porta del mio studio : “Lasciatemi stare , non vi conviene entrare , oggi sono molto cattivo . “

disegno by Florentina Gloria

 

 

07/12/2009 8.43.53

 

n oltre mezzo secolo di boxe , figuratevi che quando sono venuto al mondo Antonio Segni era ancora soltanto Presidente del Consiglio , ho dovuto disputare centinaia d’ incontri , ma non per questo ho cambiato pianeta . Qualche volta ho vinto , qualche altra sono finito al tappeto e ho preso tanti pugni almeno quanti ne ho dati .
Il conto torna  , non mi lamento , va benissimo così .  Resta tuttavia un rimpianto , quello di aver perso la sfida più importante , oltretutto ai punti . Nessun destro terrificante , non è stato necessario , è bastato un incessante lavoro ai fianchi , lento e costante , un. knock–out  tecnico non certo esaltante . Ma va bene lo stesso , se non altro ho limitato i danni e , una volta tanto , terminato in piedi il match .

No , vi sbagliate , non parlo a nuora perché suocera intenda , sono soltanto finalmente consapevole che è arrivata l’ora di appendere i guantoni al chiodo , quando non si può più vincere non si risale sul ring solo per sentire ancora una volta l’odore del sudore e l’eccitazione della lotta  . Anche se può farci sentire vivi , è comunque molto stupido .

Ciò nonostante , come un cadavere che prima delle esequie , di tanto in tanto , ancora scoreggia , lascio tra queste righe qualche traccia di me . Sono solo scorie , niente di sostanziale , residui organici , e comunque a rilascio controllato . Del resto bisogna avere pazienza , la furia del diluvio si va placando ma le cattive abitudini non si perdono così facilmente , dalla mattina alla sera  .
Niente più fughe in avanti verso soluzioni incerte , ma piedi ben piantati a terra , saldo come una quercia , duro come una roccia , sfuggente e ambiguo , noioso e gelido , così come si conviene e , giustamente , insegnano  i pedanti burocrati della vita a soggetto , dal colorito pallido e dalla voce stridula .

Sono quasi le nove , nonostante le voci discordi e qualche tiepida protesta ,  anche ieri non è successo niente , d’altra parte la nostra è una città immobile , svogliata , da sempre abituata più alle litanie che agli scontri di piazza , sono certo non si scomporrebbe nemmeno in caso d’attacco nucleare .

Il  re ha così potuto assistere , ben saldo sul trono , ai canti e ai balli del presunto dissenso , nella colpevole e suicida acquiescenza di un’opposizione senza palle .  Toni bassi e niente disordini , ancora una volta le acque del Tevere hanno appena lambito i pilastri dei ponti di Roma per poi ritirarsi senza far danni .  

Poco male , in mancanza di una guida coraggiosa ,  aspetteremo di nuovo siano gli stessi suoi gerarchi a far crollare il regime . Anche stavolta ci sarà fama e gloria per tutti , quella dello sciacallo da queste parti non è mai stata una specie in via d‘estinzione . 

Siamo messi davvero male , sfigati e nuovi poveri diventano sempre più numerosi , e proprio per questo non capisco tanta rassegnazione . Ecchecazzo! Un minimo d’aggressività non avrebbe bisogno di uno psicologo per essere spiegata . A me il destino , che ringrazio , ha comunque assegnato un ruolo tutto sommato facile  , non sarà una parte di primo piano , ma se si sorvola sull’assoluta mancanza d’opportunità e la disgrazia di aver dovuto indossare grembiuli azzurri , colletti rigidi , fiocchi bianchi , pantaloncini corti e calze al ginocchio , prima ,  eskimo , borsa di Tolfa e pantaloni a zampa d’elefante , poi – uno shock dal quale molti miei coetanei non si sono più ripresi - posso ritenermi fortunato , e a ‘sto punto non vedo perché dovrei essere proprio io a salvare il mondo. Una pretenziosa aspirazione alla quale mi sono avvicinato , autodidatta , sin da ragazzo , spesso spalleggiato da uno sciame di tirocinanti , solerti e inconcludenti almeno quanto me .

Anche se a quei tempi godevo , è vero , di una certa autorevolezza , non avevo ambizioni mondane e il mio universo era piuttosto limitato , non superava il chilometro quadrato , ma all’epoca - quella della foto qui sotto , balzata improvvisamente fuori dalle pagine virtuali di un'amica ritrovata - non contava tanto la convinzione e la forza delle idee quanto destrezza e rapidità d’esecuzione nel far credere agli altri quanto fosse travolgente e profondo il tuo pensiero . 

Ho così impiegato la prima parte della mia vita a sgobbare come una recluta , cercando di piacere agli altri , e la seconda provando a farmeli piacere , ora credo sia proprio arrivato il momento di  piacere a me stesso , e , finché me la ricordo , di raccontare quel che resta della mia modesta storia di ordinaria quotidianità , pagina dopo pagina , senza tanti , inutili approfondimenti . Tanto ormai il comunismo è sconfitto , il Paese ricostruito e di epico  od eroico non resta più un cazzo da fare .    

Oggi è il 7 dicembre , saremo in pochi a lavorare , spero di riuscire a combinare qualcosa , considerato che già domani sarà di nuovo vacanza , non vorrei davvero sprecare un’altra giornata a pettinare le bambole . Aspetterò ancora una mezzora poi vedrò di dare la sveglia a qualcuno , cercando di rendere un lunedì sonnolento il primo giorno di una settimana piena , nonostante l’incidente di percorso di un pigro martedì di festa  .

 

 

 

 

19/12/2009 11.41.10

 

a ragazzo saltavo da un balcone all’altro con l’ agilità di un gatto , scendevo le scale scivolando lungo il corrimano e , durante le partite che si giocavano tra le pozzanghere di un campo improvvisato sull’asfalto di un marciapiede  , non esitavo a sbucciarmi le ginocchia tuffandomi per intercettare un pallone diretto all’incrocio dei pali della serranda chiusa del bar d’angolo .

Per fortuna le nostre mamme non erano così apprensive come quelle di oggi , o comunque , se lo erano , mascheravano bene l’ansia e ci lasciavano fare .

Da allora non sono cambiato poi tanto , e se non fosse per le articolazioni un po’ arrugginite , schizzerei ancora come un grillo da scalini e muretti picchiando le ginocchia , le braccia e , di tanto in tanto , anche la testa . Nei miei ricordi d’infanzia c’è sempre una benda o un cerotto .

Ancora solo qualche lustro fa mi chiedevo quando avrei smesso , poi l’altra mattina , tornando da scuola di Gabry l’ho visto , sembrava volermi sfidare , ci siamo osservati a lungo , studiati , poi ho pensato “ qui la va o la spacca …” , e con un balzo e la forza di un solo braccio teso ho saltato ancora una volta lo steccato … prova cuore perfettamente riuscita  .

Un’ emozione esaltante, mi ha ricordato il senso di potenza che mi dava , ai tempi dei tempi ,  una corsa a perdifiato per i prati di Pagliara o le vie affollate di viale Libia , inseguito dagli amici incazzati per via dei miei soliti scherzi .

Ed eccomi qua , carico e sconsiderato come allora , ad un passo dal nuovo anno , pronto a saltare nuovi steccati . Fuori una pioggia sottile resa più fastidiosa dal freddo polare , dentro il tepore di una casa da finire di pagare . Sempre dentro , ma molto più in fondo , il solito , gravoso compito di mettere in ordine una testa in disordine , nel vano tentativo di dirigere il caotico traffico dei pensieri verso l’unica porta aperta . Tutto tempo sprecato , puoi soffiare nel fischietto fino a restare senza fiato , o agitare come un forsennato mani e paletta , ma alla fine fanno sempre il cazzo del comodo loro , svicolando nelle stradine chiuse e finendo così per intasare frattaglie e cervello .

Ancora qualche giorno e sarà di nuovo Natale , quest’anno sono stato particolarmente buono e Babbo Natale , sempre così attento e scrupoloso , sono certo mi porterà tutto quello che ho chiesto , la qualificazione per la Champions in primo luogo , e meno rotture di coglioni nel complesso .

Come vedete m’accontento di poco , mai stato troppo esigente in vita mia .
Buon Natale .