CAPITOLO 19

 

 

Roberto




 

 

 

l papa emana l’enciclica Sollicitudo rei socialis, ma si ostina a scriverla in latino e nessuno la legge,  Reagan e Gorbaciov firmano a Washington il trattato per l’eliminazione degli euromissili ,  esplode in volo la navetta spaziale Challenger uccidendo l’intero equipaggio, si annuncia in Unione Sovietica un periodo di rinnovamento in nome della ritrovata glasnost – trasparenza - , Kohl e la Thatcher vincendo le lezioni nei loro paesi si confermano leader  di  Germania e Gran Bretagna    e tutti i paesi occidentali inviano flotte nel golfo persico per garantire la sicurezza delle rotte del petrolio, questo uno spaccato di quanto accade nel mondo. 

In Italia nel frattempo Craxi si dimette  , al suo posto  s’insedia un governo Fanfani che dura appena dieci giorni e , dopo le elezioni anticipate del 14 giugno, bussa a Palazzo Chigi un tal Giovanni Goria, astigiano , laureato in economia e commercio, giovane ex ministro del tesoro dei due precedenti governi.

Troppa furia vero? Ricominciamo.

In gennaio , siccome in Italia la povertà latita,  gli ospedali funzionano, e di lavoro ce n’è in abbondanza , la Corte Costituzionale è chiamata ad esprimere un parere su argomenti  estremamente vicini ai bisogni della gente ,  l’ammissibilità cioè di otto referendum  di cui vi risparmio la sostanza , decidendo sic e simpliciter  che cinque possono essere ammessi mentre per gli altri tre – uno riguarda la caccia - non è neanche il caso di star lì a perder tempo.

Per il presidente del consiglio in carica si approssima , come concordato,  il momento di passare il testimone a Ciriaco De Mita, ma il discolaccio meneghino fa i capricci sostenendo che tale avvicendamento sarebbe estremamente inopportuno in un momento così delicato per il Paese e nicchia , definendo la pretesa scudocrociata una vera e propria prepotenza. Il bue che dice cornuto all’asino si commenta a piazza del Gesù e in men che non si dica si toglie l’ appoggio al governo che il successivo 3 marzo, persa la stampella ,  ruzzola a terra alzando un gran polverone.

Naufragate in rapida successione le candidature Andreotti, Fanfani, Iotti e Scalfaro , un disorientato Cossiga si affida nuovamente al grande puffo della politica italiana , l’aretino Amintore, che sale al Colle e confeziona un governo che non riesce neppure ad ottenere la fiducia a Montecitorio e da forfait dopo soli 10 giorni.  Rimarrà in carica per l’ordinaria amministrazione in attesa dello scioglimento delle Camere e le ormai inevitabili nuove consultazioni elettorali fissate per il mese di giugno.

Un nuovo  tribuno si affaccia intanto alla ribalta della Repubblica e inizia a  tessere le sue strampalate trame , è un curioso personaggio ruspante e zoticone ,  nessuno sembra badare a lui anzi è deriso da tutti i parlamentari in giacca , cravatta e borsa di pelle.  Straparla di Nord e  federalismo, disprezza Roma Ladrona  e nei suoi progetti non si fa fatica ad intravedere una malcelata incipriatura di razzismo alla buona.  Per il momento è semplicemente l’insolente condottiero della Lega Lombarda  ,  qualche anno dopo  si trasformerà  , soprattutto grazie al progressivo e inarrestabile deterioramento  del Regime parlamentare e alla mancanza di valide alternative , nell’ago della bilancia della politica italiana.

Esausto l’incazzatissimo italiano medio , ormai  privo di governo e di punti di riferimento, scende finalmente in piazza , fottendosene di autoregolamentazione ,  solidarietà nazionale e simili fregnacce, disconosce i tradizionali sindacati, ormai sede di consorterie di partito, e si affida ai famigerati Cobas , organizzazioni alternative che rivendicano una rappresentanza dal basso nel mondo del lavoro in particolare nei settori della scuola e dei trasporti.  La protesta coinvolge dapprima i dipendenti delle ferrovie, seguiranno quelli dei trasporti , poi sarà la volta  di insegnanti e personale scolastico  ed in breve si estenderà a macchia di leopardo a tutte le altre categorie di lavoratori.

Sembra un anticipo di rivoluzione , invece,  inevitabile come una cambiale in scadenza, il quadro  che appare chiaro a tutti , all’indomani dell’apertura delle urne il 15 giugno, è quello della solita Italia avvolta in un sudario intriso di cloroformio , un baretto periferico frequentato da fanfaroni abituali e  chiacchieroni da stadio.

La solida corazzata  Dc ha retto all’urto dell’ arrabbiatissima coalizione  raffazzonata  da Cobas, Gilda e Snals , incrementando addirittura , sia pur di poco,  le sue preferenze , il vituperato Psi ha ampliato la sua base elettorale   di oltre 1.300.000 di voti e il disastrato  Pci , orfano di un capo carismatico , ha lasciato sul terreno quasi un milione di voti.

In una cornice tanto desolante si assottiglia ulteriormente in Parlamento la fetta riservata ai rappresentanti dei piccoli partiti tradizionali e   trovano fatalmente il loro  posto intolleranti figurine come il capo indiscusso  della neonata Lega Lombarda di cui abbiamo appena parlato, l’ incontenibile Umberto Bossi -  siederà al Senato  -   o come  la voluttuosa  maialina messa in lista dal partito Radicale, la pornostar Ilona Staller in arte Cicciolina  , che riceverà numerosissimi consensi – non nego, anche quello del sottoscritto – e varcherà languida e zigzagante le solenni porte della Camera suscitando le maldicenze dei benpensanti  e stimolando la produzione di bava dei bacchettoni in doppiopetto seduti accanto a lei sui banchi di Montecitorio. 

A questo punto l’irriflessivo  sassarese residente pro tempore in via del Quirinale ,  pressato dal suo partito   , vorrebbe immediatamente  affidare l’incarico a De Mita,            ma il collerico Craxi  ha messo il muso e punta i piedi dichiarando senza mezzi termini la sua ferma opposizione alla candidatura del segretario Dc, Cossiga si vede pertanto costretto a ripiegare su un oscuro quarantaquattrenne bancario.

Giovanni Goria,  ex ministro del Tesoro nel quinto governo Fanfani ,  è dunque figlio della vendetta e della necessità e  sale al Colle  per tentare di metter su un pentapartito necessariamente a termine , in attesa che Ciriaco e Bettino si decidano a fare la pace. Otterrà la fiducia il 1° agosto alla Camera e il 5 agosto a Palazzo Madama, pochi giorni prima , il 28 luglio, una frana aveva spazzato via in Valtellina due paesi, Morignone e Sant’Antonio Morignone, uccidendo 53 persone e lasciandone altre 1500 senza un tetto sulla testa. Come auspici non c’è male.

Il maldestro Goria , buttato nella mischia per meschine beghe di partito, appena rientrato dalle ferie deve subito affrontare la grana scoppiata  in medio oriente dove Iran e Iraq se le stanno dando di santa ragione per le solite questioni territoriali  . Il conflitto rischia di allargarsi agli altri paesi del golfo Persico e la via dell’oro nero non è più sicura ,  gli Stati Uniti e l’Onu chiedono pertanto anche l’intervento della Marina italiana per fronteggiare la situazione, occorre impegnarsi fattivamente,  nell’ambito di una forza navale multinazionale, per proteggere i convogli petroliferi destinati al mercato occidentale. Il governo italiano prima declina l’invito poi ci ripensa e ordina l’invio nel golfo di una flotta di navi da guerra.

Nei 227 tempestosi giorni al timone della Nazione  il coraggioso capitano Nemo  , a bordo di una rabberciata imbarcazione che fa acqua da tutte le parti, dovrà destreggiarsi tra i venti di guerra che soffiano sempre più impetuosi dal Golfo Persico e il complicato varo di una  finanziaria ostinatamente avversata dai Cobas .  Per tre volte rimetterà il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica  , le prime due sarà sbrigativamente  reincaricato , alla terza , nel marzo del 1988 , in irreversibile rotta di collisione con l’ingombrante iceberg socialista   , lascerà esausto Palazzo Chigi .

L’8 novembre  gli italiani si recano alle urne per esprimere il loro parere sui  referendum scampati alla cesoia della Corte Costituzionale , ci vanno in pochi , poco più del 60% , ma quei pochi decidono  in misura pressoché  prebiscitaria , oltre l’80%  ,   di non desiderare la costruzione  di nuove centrali nucleari  .

Cossiga firma così a dicembre il decreto per l’abrogazione delle norme sul nucleare disponendo anche il fermo di quelle in attività , e dispone la revoca delle norme che escludono la responsabilità civile dei giudici per negligenza  e quelle relative al funzionamento della commissione parlamentare inquirente. Sugli ultimi due referendum – va detto ad onor del vero  – che gli spaesati elettori c’ hanno capito poco o niente e la maggior parte di loro traccia  la  croce a caso .

Sul far della sera  del 1987  abbandonano il circo della politica primi attori come  Giovanni Spadolini , che lascia la segreteria repubblicana  a Giorgio La Malfa per tornarsene a sfogliare i suoi libri di storia,  Giorgio Almirante,  fondatore e anima del movimento sociale italiano , che indicherà come suo naturale successore Gianfranco Fini,  e il demoproletario Mario Capanna sostituito alla segreteria dall’esangue Russo Spera.  Per i partitini , inutile placebo della democrazia, risucchiati qualche anno più tardi dal vortice del bipolarismo,  sarà l’inizio della fine.

Mentre il Napoli di Maradona vince il primo dei suoi due scudetti e dalla terra spunta il primo pomodoro transgenico , si vara la rilevazione Auditel che  decreta  la definitiva  condanna a morte della tivù di qualità . Adriano  Celentano intanto presenta il suo Fantastico, e scimmiottando Dio onnipotente ,  ordina che sia fatta la luce . I telespettatori obbediranno come automi al profeta  giocando con l’interruttore  del salotto e prestandosi così alla glorificazione di un tizio che non sapendo cosa dire affida a lunghi silenzi e teatrali sceneggiate il suo furbo messaggio sul niente.

Per fortuna dalla riviera ligure  Gianni Morandi, Umberto Tozzi ed Enrico  Ruggeri servono un sorprendente tris a Sanremo confidando al pubblico televisivo che Si può dare di più anche se  Cotugno continua a fare Figli e i coniugi Carrisi riescono sempre a piazzarsi almeno terzi  l’uno urlando , l’altra sospirando Nostalgia canaglia . Tutto questo mentre un commosso Pippo Baudo annuncia al  pubblico presente in sala e davanti ai teleschermi la prematura morte dell’indimenticabile Claudio Villa, a dire della generazione di mio padre  , incontrastato fuoriclasse  della canzone italiana . Difficilmente scorderò la ruvida disputa tra il sottoscritto in pantaloncini corti e l’avvocato in giacca da camera , quando davanti al televisore, in occasione dell’edizione 1970 di  Canzonissima  , si discuteva  su chi meritasse la  vittoria, se il maturo reuccio o il suo giovane rivale Massimo Ranieri,  la  spuntò alfine quest’ultimo grazie alla vivacità dei suoi Vent’anni e alle mode del momento ma un deluso Walteruccio nun ce volle proprio sta’.

Enrica Bonaccorti subentra a Raffaella Carrà  - passata nel frattempo alla concorrenza  - e si occupa di intrattenere il pubblico senza troppe pretese della fascia pomeridiana con il demenziale  Pronto…chi gioca? Canale Cinque trasmette in prima visione la saga storica Nord e Sud e Italia Uno propone in seconda serata il telefilm d’evasione I ragazzi della III C.  Sul palco del Teatro Nazionale sale intanto, per presentare in compagnia della danese Renèe Simonsens e dell’immancabile  Mike Bongiorno il gran galà della televisione , il mio sogno proibito dell’epoca, la top model – e che top! – Carol Alt. Dopo di lei solo la splendida Demi Moore e,  diversi anni più tardi , la solare Sabrina Ferilli sapranno stuzzicare i miei più bassi istinti.

Nelle prime visioni si proietta in quei giorni L’ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci , una pioggia di oscar e un mare di noia.  A scuotere il pubblico in sala ci pensa il solito Kubrick portando la brutalità della sporca guerra sul grande schermo con il terrificante Full Metal Jacket .

Tuttavia il mio film preferito di quell’anno  è Arma Letale, non certo  una pellicola d’impegno – in quel periodo non ne avevo nessuna voglia -  ma nel turbine di una sceneggiatura al formicotone divertimento, azione e tensione non mancano davvero . Eccezionale nel ruolo dello spericolato agente Martin Riggs soprannominato arma letale il divo australiano Mel Gibson , perfetto in quello dell’esperto detective Roger Martaugh l’attore di colore Danny Glover  .Un action movie che si snoda  a velocità supersonica lungo le strade di Los Angeles tra inseguimenti, scazzottate e sparatorie forsennate , fulcro della sceneggiatura i gustosi battibecchi  tra il moderato e giudizioso  sergente Murtaugh consacrato a moglie e figli e ormai prossimo alla pensione e lo  schizzato e temerario Martin Riggs ossessionato , dopo la tragica scomparsa dell’adorata compagna,  da angoscianti manie suicide, indimenticabili gli spassosi quadretti familiari in   casa   Martaugh .    Il regista Richard Donner due anni più tardi tenterà di bissare il successo del primo episodio con il ritmo incalzante e gli effetti speciali di  Arma Letale 2 in questo sequel ,  forse persino migliore del primo , oltre alle divertenti gags della  simpatica coppia di sbirri , troviamo anche le battute del bravissimo  Joe Pesci nei panni del logorroico Leo Gets.

Rebus sic stantibus posso accantonare ora il come eravamo e tornare a spiegare le vele della memoria per dirigere i miei pazienti lettori verso il minuscolo fazzoletto di terra sito tra piazza Gondar e viale Etiopia dove si svolgeva allora la giornata tipo  dei nostri tre simpatici protagonisti all’alba del 1987.

L’instancabile  Ford Fiesta  era stata trasformata in un ammasso informe di ferraglia da qualche sconsiderato che alla guida di un autotreno o di un caterpillar l’aveva ridotta ad un ammasso di ferraglia  durante la notte mentre sonnecchiava in strada . Fummo pertanto costretti ad acquistare una nuova auto da affiancare alla mitica Puffa ,la Fiat 127 azzurra che papà aveva donato a Lety per acquistare quella d’Aurora.

In un primo tempo per tamponare la situazione ed occupare il posto rimasto temporaneamente libero sotto casa , acquistai dal mio amico Giorgio -  a quell’epoca inseparabile compagno di Marilena . Vi ricorderete certamente di lei ? Ma sì, la furba paraninfa che mi aveva gettato tra le braccia la sua migliore amica  -  una magnifica Fiat 600 color beige targa Roma 878914  che non so cosa darei per possedere  ancora . Purtroppo però la notte del 22 aprile 1987 qualche testa di cazzo in vena di dispetti fece sparire le targhe di quel pezzo da museo e fui costretto, mio malgrado, a sbarazzarmene. Era tempo di trovare un nuovo mezzo di locomozione per portare a zonzo la famiglia nei fine settimana.

Girammo per giorni e giorni visitando diversi concessionari per cercare l’utilitaria più economica che esistesse poi ci rivolgemmo a Sario che, com’era ovvio,  ci condusse alla Citroen del Collatino.

Blu metallizzato, bordature lucenti, linee essenziali, le lamiere di una seducente Talbot Solara, degna del più affollato insediamento  rom, mi lusingarono  scintillando al sole nel mezzo di un drappello di auto usate . Fu un autentico colpo di fulmine, mio cognato si voltò fingendo di non conoscermi, mia moglie si mise le mani tra i capelli , io non ebbi dubbi,  me la feci incartare e la portai felice a casa.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo a quanto accennato qualche periodo più indietro.

La femmina che avevo scelto e portato a suo tempo all’altare era un magnifico esemplare da riproduzione, non ebbi quindi alcuna difficoltà ad impallinarla nuovamente perché provvedesse a scodellarmi un secondo erede.

A differenza di quanto è avvenuto per l’ esuberante primogenito ,il filiforme e flemmatico Roberto  è nato, cresciuto e venuto su, decisamente troppo considerato che a quindici anni mi sovrasta dall’alto del suo metro e ottantacinque, senza che me ne sia reso perfettamente conto.

Ricordo confusamente il giorno della sua nascita avvenuta ,come di routine ,alla divisione neonatologica, Reparto Nido V, del Policlinico Universitario A. Gemelli.

La telefonata sopraggiunse inattesa e intempestiva mentre mi trovavo al lavoro verso le 15,45 , la replica alla richiesta di una mia sollecita comparsa sul luogo dell’evento – visto che già al mattino c’era stato un falso allarme - non fu delle più adeguate,  lo riconosco:
”Tiette la panza e dije ar pupo d’aspetta’, tra ‘n po’ arrivo! C’ho da’ fa’ co’ ‘n paro d’assicurati poi vengo!”

Il fatto che lavorassi per mio padre, anziché facilitarmi le cose, le complicava dannatamente , non volendo infatti dare l’impressione di approfittare della situazione evitavo ritardi ingiustificati o uscite anticipate attendendomi scrupolosamente a quanto vergato a sangue a caratteri cubitali  sul frontespizio della mia cartella di lavoro dove il principale infilava le scartoffie da sbrigare.

Il decalogo definito  La tabella del perfetto schiavo dopo la lapidaria  premessa “ Il capo ha sempre ragione”, così proseguiva:

1)   Ama il tuo principale come te stesso.

2)   Non farlo mai arrabbiare:è vecchio.

3)   Quando perde le cose fingi di averle smarrite tu.

4)   Non t’azzardare a chiedere anticipi.

5)   Trascrivi i numeri di telefono sulle cartellette delle polizze.

6)   Quando prendi i soldi dalla busta inserisci sempre l’appunto, se poi i quattrini ce li metti tu è meglio.

7)   Recupera le buste vecchie,rigira il nastro della calcolatrice,metti i punti alla pinzatrice, riposiziona la spina della macchina da scrivere che si sfila in continuazione,recupera i fermagli.

8)   A chi telefona chiedi sempre chi è, cosa vuole e il numero di scarpe, se si rifiuta picchialo.

9)   Tempera sempre la matita al boss e non fregargli la penna nera.

10)         Non perdergli i foglietti : ne fa la collezione!

Quando finalmente arrivai trafelato al fatidico appuntamento la tapina attendeva pazientemente seduta in pizzo ad una poltroncina accanto all’uscio di casa, le gambe unite e strette, una mano premuta sulla topa a mo’ di tappo l’altra appoggiata su un fianco per cercare di lenire il dolore e tenere sotto controllo le contrazioni . Afferrai la valigia la caricai in macchina e ci avviammo nel pieno dell’ora di punta  lungo la via Olimpica.

Attraversammo in mezzo a un traffico della Madonna l’intera città prima di raggiungere via Trionfale, Lety aveva scelto il più lontano dei nosocomi per avere accanto il suo ginecologo che ovviamente non si fece vedere che dopo la nascita del marmocchio.

Nella concitazione del momento non risparmiai alla malcapitata gestante neppure un tombino o una buca delle disastrate strade della capitale e mancò poco che mi scodellasse l’erede sul sedile della Fiesta.

Questa volta mi organizzai al meglio per alleviare l’ansia ed ingannare la prevedibile lunga attesa con acqua minerale, panini imbottiti e una ventina di ottimi Tex d’annata scelti tra i più celebrati e appassionanti. Non ebbi il tempo neppure di sfogliare la prima pagina o addentare la prima ciriola , il pargolo questa volta non si fece attendere e, non appena l’ostetrica bussò ,saltò fuori senza farsi pregare, sbadigliò, stropicciò gli occhietti, stiracchiò i braccini  poi , preso il telecomando e accesa la tivù seguì un paio d’ azioni del campionato  N.B.A. e tornò a dormire. Peso alla nascita 3,730, lunghezza 51 cm., circonferenza cranica cm. 35.

Questo il promemoria  vergato quel giorno dalla mia signora su un foglio d’agenda:

Questa mattina al risveglio ho notato che scendeva del liquido, così invece di andare in ambulatorio per fare l’amnioscopia sono entrata al P.S.,avevo due centimentri di utero aperto, collo appianato e rottura alta della membrana, mi hanno però rimandato a casa, verso le ore 12 però ho avvertito i primi doloretti, così alle 15,30 ho telefonato al Dott. Cinque il quale mi ha detto  di andare di corsa in ospedale – un punto ogni tanto neanche a pagarlo oro è ? n.d.a. - , sono arrivata al Policlinico A. Gemelli alle ore 16,30 circa, 3 cm. utero aperto, collo completamente appianato, mi hanno finalmente ricoverata, sono arrivata in sala travaglio alle ore 17 con 4 cm, ho avuto un travaglio stupendo, vicino a me l’ostetrica e 3 ginecologhe, alle ore 20,15 con poca fatica è venuto al mondo MIO FIGLIO ROBERTO –notare l’enfasi del maiuscolo per la nascita del figlio degli occhi! n.d.a. –, peso 3,730 Kg, è alto 51 cm.

Nella rapida nota neanche un timido accenno a pie’ di pagina ai meriti del pennello e dell’artista che avevano dipinto quel  tenero quadretto familiare.

Era il 30 marzo 1987, tre giorni più tardi - questa volta non ci furono complicazioni - eravamo di nuovo tutti a casa pronti per la prima foto con la famiglia al completo.

Per l’occasione avevo rasato il folto barbone lasciando solo un paio di baffoni neri, somigliavo all’eroe senza macchia e senza paura della gloriosa sfida all’ Ok Corral , riga da un parte , pesante giacca di panno verde a righe scure , sguardo intenerito. Sulle ginocchia tenevo l’irrequieto Alessandro, pantaloncini azzurri , golfino a polo bianco con colletto, risvolti e righe blu, occhi furbi, visino da birbante. Alla mia destra cingevo in un tenero abbraccio la mia brava consorte , sguardo stanco ma sempre sorridente, abito turchese a fiori e disegni geometrici con ampio collo ricamato bianco come la perfida nonna Ace della celebre reclame , tra le sue braccia , immobile, l’ultimo arrivato, capelli biondi e radi , espressione spaurita , bocca a cuoricino, vestitino bianco latte con  polsini celesti.

Non ricordo d’aver mai cambiato o imboccato il secondogenito, di lui s’occupava sempre la madre che ormai disoccupata ,aveva più tempo a disposizione per seguirlo di quanto non ne avesse avuto per il fratello.

Tener dietro a  quei due irrequieti maschiacci tuttavia e allo stesso tempo tener pulita la casa senza alcun aiuto  non era faccenda di poco conto, anche nonna Livia cominciava a perdere colpi , e su di me poteva contare ben poco, considerati gli orari impossibili e i pressanti impegni di lavoro.

Per ovvi motivi avevamo concordato di evitare al nuovo arrivato un crudele quanto superfluo soggiorno all’asilo nido e le , non proprio eccellenti, condizioni di salute del fratello maggiore  - perenne candela pendula al nasino arrossato dai kleenex tipica del puer-asilis -  ci consigliarono di evitare all’ultimo acquisto l’alzataccia mattutina indispensabile per entrare in orario alla scuola materna .

Poteva capitare quindi ,  con una certa frequenza,  d’incontrare nei dintorni del mercato di Piazza Gimma ,addobbata come un albero di Natale, una stravolta Letizia  con mezza dozzina di variopinte buste di plastica appese alle braccia, trascinare il pesante carrello della spesa con una mano e tentare di trattenere il figlio più grande che tentava di divincolarsi con l’altra cercando in pari tempo di non far cadere il piccolo appeso al collo.

Quei pochi quattrini che riuscivo a passarle, dopo aver preventivamente pensato a luce, gas, telefono e condominio , per metter su tre pasti al giorno,  calzare e vestire quattro cristiani, di cui due in miniatura e per questo soggetti a continui e preoccupanti mutamenti morfologici , non potevano certo bastarle, me ne rendevo perfettamente conto, ma salvo rubare o vincere alla lotteria non vedevo in giro soluzioni che potessero modificare l’attuale situazione.

La mia ingegnosa compagna, nonostante nascondesse  insospettabili risorse e fosse  in grado di produrre miracoli simili a quelli della Vergine Maria, era ormai alla frutta, nervosa, irascibile ma soprattutto stanca di fare soltanto la brava massaia.  La seconda gravidanza le aveva lasciato qualche chilo di troppo e il nervosismo contribuiva a stimolarle l’appetito ,la silhouette ne aveva ovviamente risentito :  era appesantita nell’aspetto e nel morale.

Non ne potevo più di vederla così, sapevo che per scuoterla sarebbe stato necessario diversificarle la vita, trovarle un nuovo lavoro, ma dove scovarlo in tempi tanto incerti?

In ufficio  l’atmosfera era , se possibile, ancora più pesante, il rapporto tra i miei genitori , privo ormai del collante che l’aveva tenuto insieme per tanti anni -  i figli  -  era andato deteriorandosi giorno dopo giorno e in quei mesi si stava definitivamente disintegrando  .  A me , che lavoravo in casa loro,  toccava raccoglierne i pezzi e insieme a questi, sempre più spesso, il corpo inerte di mia madre , ma questa è una storia triste e imbarazzante che richiederebbe un capitolo a parte e di cui non ho voglia di parlare, vi basterà sapere che quando giravo la chiave nella serratura della porta d’ingresso dell’appartamento int.10 di piazza Gondar 14 lo stomaco mi si stringeva nel timore di indovinare cosa avrei trovato all’interno. Momenti  difficili a causa dei quali cominciai a digrignare i denti persino durante il sonno e ad assaporare giorno e notte il retrogusto amaro della bile.

Andammo avanti così per qualche tempo, ingoiando tonnellate di pastasciutta acquistata alla Sma sotto casa ,quintali di pane e mortadella affettata con maestria dal villico Sor Pietro,quantità industriali di uova e patate e qualche chilo di macinato, tritato dalle mani esperte del gigantesco Sor Pace curvo sul bancone con quel suo ironico sorriso di dileggio che lasciava sottintendere :“ Non puoi permetterti proprio nient’altro è ?”.

Bistecche e pesce? Lo stretto necessario.

Intanto i coniugi Tiddi-Giampaolo nel nuovo appartamento di via Lina Cavalieri s’erano dati subito da fare e il 25 settembre 1987 avevano completato la squadra con l’acquisto a parametro zero di Valerio.

Aurora  e Marco Simoncini dal loro canto per non essere da meno e soprattutto per non rimanere indietro nel computo delle coppie avevano messo in cantiere Benedetta che sarebbe venuta al mondo circa un anno più tardi, il 22 ottobre 1988.

Ancora una parente come avrebbe detto quel fenomeno di Totò  , del 1988 non ne abbiamo ancora tracciato una circostanziata cronaca. Non voglio contrariarvi, è arrivato il momento di consultare nuovamente l’album dei ricordi e qualche pagina di cronaca .

Termina dopo otto anni la sanguinosa guerra tra Iraq e Iran. L’OLP riconosce lo stato d’Israele proclamando nel contempo la nascita di uno  stato arabo di Palestina . Mitterand è rieletto presidente della Repubblica francese. Gorbaciov e Reagan s’incontrano prima a Mosca poi a Washington per negoziare i termini della definitiva distensione tra le due super potenze . La polizia polacca reprime con la forza gli scioperi scoppiati a Danzica e Stettino . La popolazione esasperata scende in piazza in Estonia , Lettonia e Lituania per reclamare l’indipendenza da Mosca. Le truppe d’occupazione sovietiche lasciano l’Afghanistan e , ciliegina sulla torta , George Bush ricco petroliere viene nominato in puro stile Yankee Presidente degli Stati Uniti.

Questo lo scenario mondiale.

Nel cortile di casa nostra?

Presto detto!

Il 12 marzo Giovanni Goria con le pile scariche e i nervi a pezzi molla il timone, il prode Ciriaco da Nusco  in forma smagliante e felice di poter varcare finalmente la soglia di Palazzo Chigi  gli subentra il 13 aprile . Pietro Giubilo indossa la fascia tricolore all’ombra del Marco Aurelio e  Achille Occhetto viene incoronato   nuovo segretario del Pci il 21 giugno. In tale veste l’omino coi baffi getterà ,  singhiozzando in un esile sceneggiata priva di vero cuore , l’ultima palata di terra sul cadavere di quello che era stato dall’immediato dopoguerra  in poi il primo partito della sinistra italiana, forse addirittura europea.

Per la gioia dei patiti del volante intanto, dall’oscurità degli stabilimenti del Lingotto emerge il nuovo modello della Fiat, la popolarissima Tipo, dalla stessa piattaforma usciranno anche la Fiat Tempra e l’ Alfa 155.  

Sul mio comodino intanto , illuminato dal tenue riverbero dell’abat jour, accanto al solito Tex  appare un nuovo albo a fumetti, si tratta di un appassionante giallo d’azione  , protagonista un coraggioso poliziotto italo americano di New York assegnato al Distretto Generale di Manhattan, Nick Raider. Ad aiutarlo a svolgere intricate indagini e a combattere il feroce crimine per le strade lo scatenato ed irriverente compagno di colore Marvin Brown, il timido Jimmy Garnet e lo smaliziato tenente Rayan, a vivere con lui una complicata relazione sentimentale la bella giornalista Violet McGraw. Anche in questo caso seguirò le sue avvincenti storie per qualche anno, almeno finché resterà spazio tra un faldone e una vecchia enciclopedia mai aperta sui ripiani della libreria del mio Studio, poi non mi resterà che abbandonarlo in edicola per lasciar spazio agli inediti del prode Aquila della Notte.

Azione e suspence col contagocce dove equivoci e colpi di scena non sono sufficienti a risollevare le sorti di un Paese in declino , questo il ritratto semiserio che proverò a disegnare di quell’Italia di fine  decennio curiosando tra le pagine dei libri di storia e spidocchiando le increspature del mio enciclopedico encefalo.

La sbornia di fine anno è appena passata , ci si sta appena rimettendo dalle abbondanti  libagioni e dalle incredibili  abbuffate a base di torrone e panettone con contorno di zampone e lenticchie che caratterizzano il periodo  quando  , il 12 gennaio , si torna improvvisamente a  fare i conti con la brutalità del  crimine organizzato. I killer delle cosche  uccidono a Palermo   il sindaco del capoluogo siciliano  Giuseppe Insalaco , il primo cittadino  ha messo mano al sistema degli appalti  e , nel tentativo di riformare un settore dove il fetore di mafia è diventato intollerabile,  ha certamente toccato qualche nerbo scoperto e , quel che è peggio,  gli interessi della Cupola.

Mentre nel profondo sud i misteriosi  sicari di Cosa Nostra  uccidono indisturbati gli ennesimi  fedeli servitori dello Stato – solo a fine marzo un’imponente  offensiva congiunta delle forze dell’ordine  italo-americane porterà all’arresto di oltre 210 picciotti, manutengoli e boss dell’onorata società  -  nella capitale l’inviperito  ministro del lavoro Rino Formica – curioso stato d'animo per un minuscolo insetto che finirà come altri nell’inferno dell’inquisizione di mani pulite – invita il presidente del consiglio Goria ad una maggior fermezza nei confronti  dei Cobas che paralizzano il Paese con lunghi scioperi e continui cortei  e si spinge fino a chiedere la precettazione  dei petulanti  manifestanti  .

Ad infuriarsi a questo punto è lo zoccolo duro della  protesta  , la lotta dei comitati di base  si fa – se possibile - ancora più violenta e sfocia nel blocco dell’intero sistema dei trasporti nazionali.

Riaffiorano  intanto,  dalla cenere del rogo  acceso dai terroristi pentiti sotto la celebre stella a cinque punte,  alcune schegge dell’ormai inoffensivo  partito armato ,  un brigatista , che sembra stia organizzando con alcuni complici il rapimento del futuro inquilino di palazzo Chigi,  viene infatti arrestato il 29 gennaio mentre si aggira guardingo – ma non abbastanza visti i risultati  - nei dintorni di casa De Mita.

Poco lusinghiero l’inizio dell’anno per lavoratori ed operatori economici , cresce la disoccupazione,  crollano alcuni importanti titoli in borsa , in particolare quelli della Montedison . Non va meglio sul fronte degli scandali, scoppia quello delle carceri d’oro nel quale pare sia implicato addirittura il ministro dei Lavori pubblici Franco Nicolazzi.   Le accuse  si dissolveranno  in una bolla di sapone ma nel frattempo il segretario del Psdi avrà rassegnato le dimissioni da capo di quel dicastero.

E’ costretto a tornare in Italia  , estradato dalla Confederazione Elvetica, Licio Gelli,  gli basterà mostrare un certificato medico di salute cagionevole per evitare la galera, un rimbrotto, una pacca sulle spalle e la paterna raccomandazione di fare il bravo ragazzo per l’avvenire.

Niente di nuovo insomma, la vera rivoluzione sta avvenendo altrove , in Estonia e Lettonia , dove si verificano le prime rilevanti manifestazioni antisovietiche. Dall’ ardente scintilla di quelle dimostrazioni si leveranno altissime le fiamme della rivolta che , alimentate dal vento della protesta ,  si estenderanno in breve  agli altri paesi del patto di Varsavia ,  incendieranno   l’intero est europeo  e polverizzeranno alfine  il colosso comunista.

Quei popoli col tempo otterranno l’indipendenza dal Cremlino ma pagheranno caro il loro anelito di libertà cadendo dalla padella dell’orso marxista alla brace del capitalismo a stelle e strisce e finiranno per perdere anche quel poco che possedevano.

Sempre più spesso agli incroci capiterà d’incontrare una nuova figura professionale, quella del lavavetri, alto, biondo, generalmente polacco, con il raschietto in una mano e il secchio nell’altra ,intento a lustrare i  parabrezza per cercare di sbarcare il lunario . In un secondo momento questa nuova figura professionale lascerà ad altri cugini slavi tale incombenza traslocando nella penombra delle autorimesse, tra i fumi e gli odori dei ristoranti e negli ampi spazi all’aperto dei distributori di carburante per occupare il posto lasciato vacante dagli ormai troppo esigenti lavoratori locali in cerca del posto fisso.

Ma non è questo né il luogo né il tempo per affrontare simili argomenti.

Che me ne sono uscito a fare con certe affermazioni? Direte voi.

M’è scappato di penna ! Capita.

Torniano a farci i fatti nostri.

Albeggia marzo quando Giovanni Goria chiude la sua tribolata esperienza di primo ministro dopo aver faticosamente fatto approvare la tanto discussa finanziaria . L’avvoltoio De Mita  che aveva atteso  a lungo il momento propizio appollaiato sul suo scranno di piazza del Gesù, richiamato dal puzzo dell’esecutivo in agonia  , cala poco dopo  su quel cadavere  ormai in decomposizione e pungolato dal frustino di Francesco Cossiga – era nel frattempo venuta meno la pregiudiziale socialista -  presenta il suo governo, ottenendo una risicata fiducia , 366 sì e 215 no , alla Camera e replicando l’effimero successo  al Senato con uno scarto  ancora più esiguo esiguo , 177 voti favorevoli contro 143 contrari.

Ancora un pentapartito , le solite facce , manca solo Arnaldo Forlani che nel tentativo di affossare la corrente demitiana si accinge a scavare la fossa al partito di maggioranza relativa.

 Achille Occhetto nel frattempo fa di peggio e – impaurito di quanto accade nei dintorni di Mosca - anziché fare il suo mestiere di leader dell’opposizione  divide la base e smembra le sue forze condannando ad una disonorevole  resa l’ultimo avamposto della sinistra italiana.

Colpo di coda dei brigatisti – almeno così pare -   il 16 aprile a Forlì dove,  con un colpo di pistola alla nuca,  viene freddato Roberto Ruffilli, uno stretto collaboratore del nuovo presidente del consiglio.  Le B.R. volano basso, una sconcertante novità nella strategia del partito armato  dell’ultra sinistra , la faccenda non mi ha mai convinto e la particolarità e periodicità dei più recenti omicidi D’Antona e Biagi hanno rafforzato , in questi ultimi giorni del 2002 , certe mie - confutabili per carità!  -  opinioni. Fantapolitica? Può darsi.

In giro per il mondo intanto è un vero inferno : un’autobomba esplode a Napoli nei pressi di un circolo americano uccidendo cinque persone e ferendone altre dodici, un commando di terroristi iraniani sequestra un Boeing 747 chiedendo la liberazione di alcuni compagni e , dopo il massacro a Tunisi del braccio destro di Arafat e della sua scorta,  scoppia una violenta rappresaglia palestinese nei territori occupati contro le forze d’occupazione israeliane . In questa tragica danza delle ore  s’inseriscono prepotentemente gli avvenimenti d’oltre cortina dove si sta facendo la vera storia .

 Il vento dell’Est soffia impetuoso , alle rivendicazioni di Estonia e  Lettonia si aggiungono quelle dell’Armenia dove esplodono nuovi violenti disordini. Mosca , come se non bastasse, deve  tornare ad occuparsi anche della Polonia dove  Solidarnosc , uscito dalla clandestinità cui l’aveva costretto Jaruzelsky nell’81, si sta riorganizzando in attesa di sferrare il colpo decisivo al vacillante regime anticapitalista che  tenta di resistere agli scossoni libertari sgombrando i cantieri di Nowa Huta occupati dagli operai.

Sul finire di maggio , mentre le rivendicazioni salariali dei pochi,  fortunati stipendiati rimasti nella Penisola  si fanno sempre più pressanti e mettono in agitazione il mondo della scuola - si penserà ancora una volta al periodico e mai messo in atto blocco degli scrutini - il cancro si porta via Enzo Tortora –  abbiamo già ampiamente sviscerato la sua vergognosa vicenda giudiziaria  -  e, con ogni probabilità , la vecchiaia l’’ex lider maximo del Movimento Sociale  Italiano Giorgio Almirante  con tanto di fez e camicia nera.  Proprio adesso che una leggera brezza di reazione  spira dalle coste della vicina Francia dove Mitterand deve assistere inebetito all’avanzata della destra nelle consultazioni elettorali del 6 giugno.

Non cercherò neppure d’ invischiarmi  in un’ analisi politica di quanto sta per accadere tuttavia  non mi è possibile sorvolare sulla violenta sterzata verso destra che il mondo intero , e l’Europa in particolare, sta per operare. La sconvolgente svolta , in particolar modo  operante in ambito economico, porterà in poco tempo  all’istituzione di un unico regime oligarchico o più precisamente plutocratico , foriero  del dirompente e pericoloso  fenomeno della globalizzazione d’inizio millennio.

Cazzo! Parlo, anzi,  scrivo, come un autentico politicante !  

Quasi volesse risparmiargli di assistere alla lenta e malinconica agonia delle sinistre,  la Provvidenza  si occupa , nei primi giorni di quel caldo giugno , di chiudere gli occhi all’ex presidente della Repubblica  Giuseppe Saragat , Nelle tetre stanze di  via delle Botteghe Oscure  nel frattempo  Alessandro Natta,  rimasto miracolosamente in piedi dopo  un preoccupante infarto , è costretto a  lasciare la scomoda  segreteria del partito al deprimente Achille Occhetto visto che Ingrao e Cossutta se la sono filata prima della definitiva resa dei conti.

Questo piccolo burocrate ,  un riformista gradito a molti , in modo particolare agli avversari politici  , riformerà indubbiamente a fondo il Partito Comunista Italiano fino ad arrivare  a privarlo del suo glorioso nome e a sconfessarne la storia  . Arrendendosi in partenza all’offensiva della nuova Santa Alleanza ,    perderà  rapidamente  il favore della collerica e ruvida etnia  tipica delle periferie emarginate  e delle fabbriche a rischio chiusura che,  sentendosi imbrogliata ,   finirà per negargli  qualsiasi consenso .

A tenere a galla l’ibrida mutazione , frutto di quella ripugnante  operazione di chirurgia plastica , resteranno soltanto gli imborghesiti e insignificanti quarantenni del nuovo corso , astuti dirigenti  tanto in gamba da  farsi fottere qualche tempo dopo perfino dal signor  faccia di gomma , l’inquisito più celebre d’Italia .  Un volpone protervo e cialtrone che  , di questo passo,  finiremo prima o poi per trovare seduto  alla scrivania del  Quirinale, se in  regime repubblicano o nuovamente monarchico sarà quest’ultimo a farcelo sapere – quando e se gli aggraderà - attraverso gli imparziali  telegiornali di regime  confezionati ad hoc dal capo del suo ufficio Stampa il Direttor  Sancho Panza ,  uomo di  incrollabile Fede e spassosissima verve.

Un eccesso di populismo non posso nasconderlo , ma che ci  posso fare?  Me rode tanto er culo!  Sarà invidia? Po’ esse . Intanto per non perdere la calma sarà opportuno che mi spari in vena una dose cavallina di Valium.

Arriva il caldo torrido e il popolo degli impazienti vacanzieri mette a punto la fedele automobile  per le immancabili ferie estive  , poco prima  di partire viene però a sapere da giornali e notiziari tivù che dovrà astenersi dalle terapeutiche sgommate da boro scatenato e dalle corse indiavolate su  strade e autostrade perché il  ministro dei lavori pubblici, l’ispido e gioviale Enrico Ferri, ha vietato di premere sull’acceleratore oltre i 110 chilometri orari. 

L’italico nocchiero , sia pur dispiaciuto,  saprà comunque adeguarsi alle nuove norme e quando si troverà,  prigioniero delle lamiere incandescenti nelle consuete e interminabili code d’agosto  stressato e sudaticcio   a respirare a pieni polmoni lo scappamento dell’utilitaria  a gas antistante e ad ascoltare le lamentose suppliche  della numerosa prole pigiata in fondo alla station wagon , si chiederà quando gli sarà mai possibile raggiungere una simile  - mai tanto  agognata – velocità supersonica.

Il 28 luglio si riapre inaspettatamente il caso Calabresi , finiscono infatti in carcere i presunti mandanti ed esecutori di quell’omicidio vecchio ormai di sedici anni .  Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani sarebbero i presunti mandanti , Ovidio Bompressi e Leonardo Marino gli esecutori ,  tutti appartenenti , all’epoca dei fatti,  a Lotta Continua . Sarà proprio Marino , vittima dell’ennesimo pentimento di un terrorista in crisi di coscienza ,   a confessare  modalità e  circostanze di quel misterioso delitto  e gli sbalorditi inquirenti si vedranno costretti a far riesumare  dagli archivi dei sotterranei del palazzo di Giustizia  il polveroso fascicolo su una delle tante indagini rimaste fino ad allora  irrisolte.

Aperto sotto l’ombrellone dell’abituale  stabilimento balneare il quotidiano  d’agosto , sfogliato più dall’immancabile ed irritante brezza marina che dai gamberoni in costume da bagno , dedica la prima pagina alla nomina del giudice Domenico Sica ad alto  commissario per la lotta alla mafia, alla mucillagine provocata da un plotone di dispettose alghe che   ha rovinato le vacanze a chi ha scelto l’Adriatico per le ferie estive e , mentre si provvede a rifare le valigie per il rientro in città , alla tragedia  che il 29 agosto colpisce Ramstein in Germania dove durante un’esibizione delle frecce tricolori un apparecchio del celebre  storno , dopo uno scontro in cielo con altri due aerei, precipita sugli spettatori uccidendone 49 e ferendone oltre 280.

Si torna al lavoro  , chi con la fida utilitaria – la maggior parte – chi con mezzi alternativi,  tra questi gli utenti della strada ferrata , che  scoprono , durante il malinconico viaggio di ritorno verso  casa ,  come mai il biglietto appena acquistato è tanto caro . Vengono infatti a sapere che il solo costo delle  lenzuola per preparare le loro cuccette è un vero salasso per le disastrate casse delle FF.SS. L’indagine partita  sul cosiddetto scandalo delle lenzuola d’oro – un giro vorticoso di mazzette miliardarie , equamente distribuite tra disinvolti amministratori e astuti  faccendieri , durante lo svolgimento di una gara d’appalto per la fornitura di lenzuola agli italici  vagoni letto -   vede coinvolto , insieme all’intero gotha delle Ferrovie di Stato,  lo stesso Presidente Lodovico Ligato , che  , seppur salvato in extremis dall’oscurità  delle patrie galere dai suoi compari democristiani,  si vedrà  comunque  costretto a rassegnare le proprie dimissioni.  A sostituirlo sarà comunque chiamato un degno erede,  un altro maneggione con le mani in pasta dappertutto , un tal Schimberni ex presidente di Montedison , referente di intraprendenti manolesta  e  intimo  di Raul Gardini .

Ancora sangue in Sicilia, sulla strada per Agrigento vengono uccisi il giudice Antonio Saetta, uno dei protagonisti del maxi processo alla mafia dell’Ucciardone  , e suo figlio, intanto a Trapani l’onorata società fredda l’ex leader di Lotta Continua Mauro Rostagno fondatore di una comunità per il recupero di tossicodipendenti sempre in prima linea contro spacciatori e trafficanti. La mattanza nell’isola prosegue nei giorni seguenti con 19 nuove spietate esecuzioni tra le quali spicca quella del boss mafioso Giovanni Bontade.

Per i giochi olimpici  si vola in Corea , a Seoul , dove scoppia il  clamoroso caso di doping del canadese Ben Johnson , talmente dopato da riuscire a strapazzare nei 100 persino l’ex figlio del vento  Carl Lewis stabilendo con 9.79 il nuovo record mondiale.  Per quanto ci riguarda sono soprattutto i giochi del minuscolo lottatore romagnolo Vincenzo Maenza , del maratoneta Gerardo Bordin e dei fratelloni Giuseppe e Carmine Abbagnale  che , pilotati dal piccolo timoniere Peppiniello Di Capua , si aggiudicheranno a pagaiate due medaglie d’oro    trascinati  fino al traguardo dalle entusiastiche urla di incitamento  di bisteccone Galeazzi sull’orlo di un pericoloso infarto ,

A farla da padroni , soprattutto sulle piste d’atletica,  tornano i sovietici, 132 medaglie di cui 55 del metallo più pregiato , mentre in vasca la tedesca orientale Kristin Otto e l’americano Matt Biondi sbaragliano ogni rivale vincendo   5 ori ciascuno.

Perdonatemi la brusca interruzione. Non ve ne siete nemmeno accorti? Meglio così. Che volete, sono dovuto scappare al cesso per una cacata leggendaria. Avete presente? Quelle mitiche sedute  nelle quali si partoriscono bambinielli da un chilo e mezzo con occhi spauriti e braccine tese che prima di precipitare nella fossa ti supplicano di adottarle.

D’altronde qui il bagno di primo mattino è un vero manicomio, un assalto ai sanitari da parte di un commando di cinque esaltati . Sembra di trovarsi alla stazione della metro nell’ora di punta e ti riesce difficile  concentrarti mentre Roby – un lungo zombie in pigiama a zompafosso chioma arruffata ed occhi ancora semichiusi  – aspetta , dritto in piedi accanto a te come un avvoltoio, il proprio turno per svuotare il serbatoio, Ale si fa la barba con lo stereo a palla disquisendo amabilmente su nei e angiomi e una furibonda Lety tenta di lavare il culo al piccolo che si dimena come un forsennato accovacciato sul lavandino, ciuccio in bocca, pistolino penzoloni ,  la       prèpprenina nella manina destra e Cony – l’ inseparabile coniglietto di stoffa – nella sinistra .

Cos’è la prépprenina ? Una breve spiegazione per chi  non conosce il pupese è d’obbligo.  Si tratta di una bizzarra espressione onomatopeica  (  prèppre  - va pronunciato con annessi sputazzi -   è il rombo del motore,   nina il suono della sirena )   che  identifica  il modellino in scala della gazzella dei carabinieri  in questo specifico caso, di tutti gli automezzi delle forze dell’ordine o d’intervento civile e sanitario in generale , purché munite di assordanti segnalazioni acustiche .

Dopo questa colorita divagazione -  diciamo così -   fisiologico - social -  filologica  , non ci resta che  tornare all’istantanea degli ultimi mesi del 1988.

“Deve essere impazzito !” pensa l’italiano medio – ma anche quello alto e quello basso - quando il presidente del consiglio si reca a Mosca per offrire il nostro aiuto economico al popolo sovietico, e questo   proprio mentre il Governatore della Banca d’Italia – il futuro locatario del Quirinale  Carlo Azeglio Ciampi - rende noto che siamo un popolo di protestati. Il debito pubblico ammonta ormai ad un milione di miliardi , somma talmente ingente che non troverebbe posto nemmeno nel celebre deposito di zio Paperone.

Reagan recupera nel frattempo lo spazzolino da denti dal pensile del cesso, la bomba H dai sotterranei e il resto della panoplia dal cassetto della camera da letto  e fa i bagagli,   mentre  Bush trasloca  con moglie e antiacido alla Casa Bianca,  ma questo accade a Washington, a Palazzo Chigi ,  per il momento , si parla ancora il tipico dialetto irpino.

Monta – beata lei - la protesta e  gli scioperi dei Cobas stanno per paralizzare il settore ferroviario, i diritti dei lavoratori sono tuttavia un vago ricordo ormai e al becero  sceriffo di Nottingham basta precettare i rivoltosi per sistemare la faccenda .  Il leader della CGIL Pizzinato è il primo a capire che qualcosa sta cambiando  - il segretario del Pci Achille Occhetto strizza l’occhio ai socialisti e prepara il colpo di mano che manderà in soffitta falce e martello,  i docili segretari di Cisl e Uil, Marini  e Benvenuto,  firmano accordi separati con i padroni - è di tutta evidenza che la democrazia  è al capolinea, non resta che affidarsi agli esagitati della base – i comitati di base appunto - e preparare le valigie , gli subentrerà il 29 novembre il più conciliante Bruno Trentin.

In tivù?

Marco Columbro presenta  Tra moglie e marito, l’attore inglese Michael York è il protagonista maschile del fortunato sceneggiato Il segreto del Sahara e Sofia Loren quella femminile del toccante polpettone televisivo Mamma Lucia.  Su Canale 5 il 7 novembre va in onda la prima puntata di Striscia la Notizia , la concorrenza  risponde proponendo il già citato Indietro Tutta , animatori dello show ancora una volta Renzo Arbore in compagnia del suo amato clarinetto, l’impareggiabile Mario Marenco e l’ineffabile  bravo presentatore alias Nino Frassica.

La Fiat sforna la   Tipo e il regista Robert Zemeckis  presenta nelle sale lo scoppiettante e rivoluzionario Chi Ha incastrato Roger Rabbit? Uno spettacolare intreccio di attori in carne e ossa  e cartoni animati assolutamente imperdibile, premio Oscar per gli effetti speciali visivi e sonori e per il montaggio.

Sul grande schermo  arriva anche l’indistruttibile agente John McClane , un Bruce Willis particolarmente ispirato nella parte di un duro a prova di bomba, Die Hard - Trappola di Cristallo è il primo episodio di una fortunata trilogia che non mi stancherei mai di vedere e rivedere.Adrenalina a palla , fine ironia e azione al cardiopalma  sorretti da tensione e ritmo incalzante , se volete divertirvi oltre al primo correte a noleggiare Die Harder 58 minuti per morire ,1990,  e Die Hard Duri a Morire , 1995. 

Non può mancare al consueto appuntamento con l’azione  il muscoloso Schwarzy , il film diretto da Walter Hill è Danko, un robusto e spettacolare poliziesco ,   questa volta l’ attore d’origine austriaca recita – si fa per dire -  in coppia con il simpatico James Belushi - l’indolente e sboccacciato agente americano Art Ridzik - e veste la divisa del rude poliziotto sovietico Ivan Danko in trasferta a Chicago per catturare e riportare in patria lo spietato trafficante di droga Victor Rostavili che a Mosca è riuscito a sfuggirgli dopo aver ucciso il suo miglior amico e collega .

Il cinema di casa nostra risponde con la miglior sceneggiatura di Carlo Verdone, l’irresistibile commedia agrodolce Compagni di scuola , in aiuto del comico romano - l’imbranato  professore di liceo Piero - un cast di classe con Eleonora Giorgi nella parte di Valeria, Christian De Sica in quella del mancato cantante Bruno in arte Tony Brando, Athina Cenci che recita il copione della psicologa Maria Rita e Alessandro Benvenuti nelle vesti del  magistrato Gino . Con loro numerose altre caratterizzazioni di ex liceali che si ritrovano dopo 15 anni per un’ amara  rimpatriata sul filo della memoria nella villa della bella Federica interpretata dalla magnifica Nancy Brilli.   

Anche Francesco Nuti firma la sua miglior regia con Caruso Pascoski di padre polacco , un film dove l’attore toscano nei panni di un giovane psicanalista da il meglio di sé cavalcando i temi del grottesco e della farsa , la sceneggiatura  è spigliata e ammiccante,  protagonista femminile della divertente commedia una splendida Clarissa Burt.  La critica , come accade di solito quando  si tratta di recensire il cinema di casa nostra storcerà la bocca vaneggiando di un canovaccio debole e sgualcito pieno di volgarità fastidiose e sciocche , a smentire gli specialisti della celluloide e a  decretare il successo dell’opera di Nuti provvederà comunque il pubblico delle sale .

Ultima pellicola degna di nota , una delle poche che sono riuscito a vedere al cinema con la famigliola al completo, il rivoluzionario Toy Story, un film Disney scritto e disegnato al computer con la nuova spettacolare animazione tridimensionale.  Il cowboy Woody, lo space ranger Buzz Lightyer, il cane Slinky, Mr Potato e Rex il dinosauro sono oggi tra i migliori amici del piccolo Gabriele affaccendato a divorare  videotape  e demolire videoregistratori.

Un tal Salman Rushdie intanto consegna alla stampa i suoi Versetti Satanici , a nessuno verrebbe mai in mente di leggerli ma in Iran gli integralisti  islamici  si fanno rodere il culo -  il contenuto dell’opera sarebbe ritenuto blasfemo dalle bacchettone autorità religiose mussulmane -  e  condannano alla forca  l’autore del libro facendogli una pubblicità della Madonna : il modesto scrittore indiano e soprattutto il suo editore sentitamente ringrazieranno .

Giallo da brividi a Sanremo, Ranieri s’accorge improvvisamente di Perdere l’amore ,gli spettatori all’Ariston e quelli  rimasti allibiti di fronte ai teleschermi non perdono la speranza che  possa perdere anche la voce, purtroppo Barbarossa non si fa i cazzi suoi e,  mentre Cotugno distrae il pubblico con le consuete emozioni alla camomilla , gli  ritrova l’amore rubato.  Il  risultato sarà devastante per la canzone italiana : lo scugnizzo partenopeo  si aggiudicherà il Festival della canzone italiana , seguito a ruota dall’inevitabile  Toto e da quel rompicoglioni ficcanaso del cantastorie capitolino.

A piazza del Gesù,  in piena atmosfera natalizia,  si prepara intanto la festa per De Mita ancora segretario del partito oltre che presidente del Consiglio , la merda che gli butta addosso a palate Indro Montanelli , con l’inchiesta uscita sul Giornale  incentrata  sul poco chiaro sistema di distribuzione dei fondi destinati ai terremotati dell’Irpinia , contribuisce  a scavargli la fossa sotto i piedi e far crescere l’attesa .

I ricordi a questo punto si fanno più vicini ,cominciano a scorrere nella memoria come un fiume in piena, è difficile filtrare quelli principali da fermare sulla carta , in fondo nell’arco di una vita sono pochi gli istanti  che la caratterizzano , attimi  poi che spesso ti passano accanto senza che nemmeno te ne accorga.

Enigmatico vero? Lo riconosco, con predisposizione all’ermetico e pedanti venature di nostalgico. Ma che volete? Si tratta di un’evidente  tara caratteriale.

I devastanti anni novanta, con il cambio al vertice nelle istituzioni politiche e finanziarie, pubbliche e private , e l’avvento al potere di quell’ipocrita generazione di sessantottini che avevano inneggiato alla rivoluzione del sistema salvo poi vergognosamente tradirla.

Sul far della sera degli anni ottanta s’intuivano i contorni della colossale truffa delle marmitte catalitiche che oggi abbiamo scoperto essere più cancerogene di quelle tradizionali,  un piccolo esercito di auto con i fari a mandorla stava intanto per invadere il mercato . Di lì a poco la nuova Fiat Punto avrebbe sostituito la Uno e la moderna posta elettronica  l’ormai antiquato fax. Anche il popolare mercato dei fumetti stava per esser scosso  dalla massiccia invasione degli ermetici e inespressivi Manga provenienti dal lontano oriente.

Dopo la formale iscrizione all’albo divenni ufficialmente e definitivamente agente professionista d’assicurazione e qualche anno dopo il boss mi conferì la carica di amministratore unico della società.

Un momentaccio! Si prevedevano tempi bui, nubi minacciose s’addensavano all’orizzonte.

Oltre alla carica degli ex - contestatori eredi del maggio francese un altro terribile male stava per abbattersi sulla mia imbelle generazione avvelenando per sempre le fonti stesse dell’economia e del benessere. Insieme ai consistenti capitali stranieri infatti , al grido di Europa unita, i nostri incauti governanti avevano spalancato le porte del nostro Paese a centinaia d’avventurieri con le tasche gonfie che cominciarono in quel periodo ad impadronirsi delle nostre risorse economiche . Parlavano inglese e francese e uno ad uno  misero in disparte tutti i dirigenti di lingua italiana per sostituirli sistematicamente con ripugnanti manager armati di cesoia , mercenari senza scrupoli che, terminato il loro sordido lavoro di becchini, sparivano con il malloppo in cerca di posti lontani dove nessuno fosse in grado di riconoscerli.

Uno di questi, il primo di una lunga serie, un triste giorno si fece vivo anche da noi, allora eravamo agenti mandatari di Levante e Norditalia.

Lo stronzo, non ricordo neanche il suo nome, barbetta  mefistofelica, sorriso sardonico ed  espressione da faina , si presentò un mattino nei locali della Direzione di viale Castro Pretorio e cominciò a disprezzare il nostro lavoro, frutto di anni di sacrificio, e a chiudere un mucchio di agenzie gettando sul lastrico decine di colleghi.

La sfiga sembrava perseguitarci, il testa di cazzo infatti era al soldo di una multinazionale d’oltralpe , la Basilese, che, approfittando dei saldi di fine decennio, era scesa in Italia a fare la spesa acquistando tra le altre ambedue le nostre Mandanti. Scopa!

Non ci restò altro da fare che indirizzare un paio di raccomandate ,in un primo momento a Milano in viale Certosa ,qualche mese più tardi a Genova in via Balbi , per mandare a fanculo i nuovi arrivati prima che fossero loro a darci il laconico benservito.

Grazie all’amico Morosetti , ex ispettore di Levante, avevamo nel frattempo allacciato i primi contatti con una solida Compagnia con sede a Parigi, l’Abeille assicurazioni, questa però nicchiava in attesa di tempi più favorevoli per invadere con le sue truppe già schierate le italiche sponde ed affidava ad una sparuta avanguardia di agenti fidati una prudente penetrazione sul territorio, fummo pertanto costretti a guardarci intorno per cercare una locanda confortevole dove ospitare per il momento i nostri affezionati clienti.

Firs assicurazioni , le cui fondamenta erano in stato preagonico già da un pezzo , sembrava fare al caso nostro, tentammo il travaso di portafoglio ma a metà dell’opera la modesta Compagnia di via Adelmo Niccolai ci congedò .

Eravamo stati convocati via filo dall’ispettore di Direzione e nulla lasciava presagire un  provvedimento  di tal portata da parte della nostra mandante , papà quel mattino aveva da fare, mi chiese così di rappresentarlo e riferirgli al ritorno quanto mi sarebbe stato comunicato da quel sinedrio.

Mi recai tranquillamente all’appuntamento in sella alla mia confortevole Vespetta in una splendida mattinata di primavera , ero certo volessero illustrarmi una nuova strategia di mercato o le principali caratteristiche di qualche nuovo prodotto. Arrivai , come al solito,  in netto anticipo - almeno una ventina di minuti - così presi un caffè al bar di fronte e mi avvicinai al negozio di dischi poco distante per curiosare tra le nuove uscite. Rimasi immediatamente abbagliato dalla confezione di lusso di una videocassetta contenente un Live di  Nostro Signore Peter Gabriel che ammiccava provocante dalla vetrina , feci due conti – non faticavo molto in quel periodo data la scarsità di mezzi  – e a malincuore decisi di rinunciare all’appetitosa leccornia, mi  voltai e dopo un lungo sospiro  attraversai la strada per entrare nel grande edificio a vetri che ospitava la Firs assicurazioni. 

Mi presentai ad un pensieroso usciere  che mi accompagnò ai piani alti , m’invitò ad attendere in una saletta e se ne tornò lesto in portineria.  Poco dopo la porta di fronte si aprì, ne uscì un collega, curvo,  volto scuro ,  mani in tasca, m’alzai per salutarlo ma l’uomo assorto nei suoi pensieri non parve accorgersi di me e si  allontanò in stato di catalessi.

Trascorse ancora qualche  minuto poi venne il mio turno.

Fui accolto nella penombra di una saletta da un illustre sconosciuto che,  senza tanti preamboli ,  mi comunicò , con mio grande stupore,  la decisione della Compagnia di revocare il nostro mandato.

In un primo momento restai senza parole poi chiesi le dovute spiegazione , ma il sicario incaricato non seppe o non volle fornirmele, mi sembrò piuttosto imbarazzato ,biascicava una sorta di litania ad occhi bassi senza mai fissarmi in volto, immagino non ne sapesse niente,  era stato pagato per fare il lavoro sporco e basta.

Uscii da quella stanza in stato di coma, scesi le scale quasi inebetito , passai di fronte al custode senza degnarlo d’uno sguardo , poi,  uscito finalmente all’aperto , avvertii la carezza del sole  sulla pelle e mi destai da quell’insolito torpore . Ingoiato a fatica il rospo, alzai gli occhi al cielo, inforcai gli indispensabili rayban tanto era brillante , quindi notata all’angolo di fronte la discoteca di poco prima  la raggiunsi , varcai la soglia ed acquistai lo splendido CV  il video - concerto di colui che canta nel nome del Signore. Mi capitava così: quando mi rodeva il culo sperperavo denaro come una massaia frustrata alle prese con i saldi di fine stagione.

Giovane e rampante assicuratore senza una lira in tasca con moglie e due figli a carico, malinconico amministratore di una sterile agenzia d’assicurazioni sprovvista di capitolato, la vedevo nera.

Fu proprio allora che compresi appieno il significato della massima Non tutti i mali vengono per nuocere, pochi mesi dopo infatti la dannatissima Firs finì col culo per terra , “Muoia Sansone con tutti i filistei “, pensai, gustando il succulento sapore della vendetta.  Nel frattempo eravamo riusciti ad ottenere il nuovo mandato dalla florida Società francese  Abeille finalmente  risoluta a guadare il Rubicone.

Raccontata così può sembrare tutto molto semplice, in realtà fu un compito durissimo quello che io e papà intraprendemmo insieme tentando di traghettare dal litorale ligure e romano a quello transalpino centinaia di assicurati transfughi con la speranza di evitare un rovinoso naufragio. Fu un viaggio difficile su una rotta irta di difficoltà e apprensioni, una fatica ingrata che non permise al vecchio capitano di giungere in vista del porto, a metà strada ne stroncò infatti l’indomito coraggio. 

Toccheremo l’argomento quando sarà il momento.

Nel frattempo anche la gitana e pacchiana Talbot  era passata a miglior vita,  prontamente sostituita da un’attempata Citroen BX, rimasta per anni, carrozzeria impeccabile e cromature sfavillanti,parcheggiata nel garage di un concessionario Fiat di via Salaria  in attesa del pollo da spennare. Puntuale come un orologio svizzero il pollastro in questione aveva varcato i cancelli dell’autorimessa accolto dal personale con lanci di fiori, applausi e festose grida di “Hurrà” e se l’era portata via al modico costo di quattromilioni di lire.  Un paio di settimane dopo, al ritorno da uno snervante viaggio in Calabria, l’usato sicuro spirava lasciando il pennuto e la sua famigliola in panne  all’altezza del viadotto di via Fiorenzo Fiorentini tra bestemmie e colorite imprecazioni.

Recatosi alla Citroen di via Collatina l’avventato acquirente fece riparare l’auto e intraprese, assistito dal suo capace legale avv. Eleuterio Zuena, una lunga e difficile causa contro la gloriosa casa automobilistica torinese che lo vide, dopo anni di turbolente udienze e inutili rinvii, eroico vincitore. 

Ma il business del secolo lo avevo già realizzato  qualche tempo prima quando avevo deciso di acquistare a rate  la solerte vespetta che,  per poco meno di un decennio,  mi avrebbe portato  da un capo all’altro della città eterna ad importunare assicurati con la richiesta di esorbitanti premi di polizza o  la proposta  di nuovi favolosi contratti: 48 bollettini da £. 78.000 e interessi tali da duplicare il prezzo d’acquisto. Fu la prima di un’interminabile  sequela di spese dilazionate di cui non riesco più a liberarmi e ancora oggi spolpano inesorabili il mio modesto conto corrente in banca.

Il 1989 s’era nel frattempo presentato all’appuntamento con la storia alla mezzanotte del 31 dicembre puntuale come una cambiale in scadenza e inesorabile come la sconfitta della Lazio nel derby.

Un anno da dimenticare per i colori biancocelesti , Don Ninotto ci lascerà  il 23 giugno , il primo dei gemelli Tiddi – quello laziale appunto – un paio di mesi dopo .

Nel narrarvi lo storico incontro di via dei Foscari tra il sottoscritto e la famiglia Liotta vi ho già descritto il rapporto di reciproca stima che legava me e mio suocero, potrete quindi facilmente intuire  quanto la sua scomparsa mi ferì profondamente, quel che non potete immaginare  invece  è  l’enorme affetto che provavo per zio William.

Anche se nell’aspetto esteriore altro non era se non la fotocopia di mio padre ne divergeva profondamente nel temperamento ,  certamente più mite e riflessivo era più disponibile al dialogo e teneramente affettuoso.

Immagino che i miei cugini avranno qualcosa da obiettare su queste mie azzardate affermazioni ma  è nel D.N.A. di ogni padre comportarsi in maniera – diciamo così - bizzarra  con la propria famiglia  e dimostrare maggior equilibrio con chi non vive in casa , è stato così anche per noi .

L’avvocato era sempre indaffarato e non aveva mai tempo , soprattutto negli ultimi anni della sua vita a 100 all’ora  , per scambiare quattro chiacchiere con me se non nelle rare occasioni in cui , prigioniero del cinquino nel caotico traffico capitolino , era costretto ad inserire il limitatore di velocità, lo zio al contrario   era sempre lieto di conversare e in occasione delle visite di fine anno in via Capocci per i tradizionali auguri di Natale  mi fermavo spesso a parlare con lui.

Ricordo che fu uno dei primi estimatori di questo mio lavoro  quando l’opera  contava poco più di un centinaio di pagine ed arrivava a raccontare i primissimi anni ottanta , non credo dimenticherò mai la  frase da lui pronunciata un pomeriggio nel restituirmi  la prima edizione datata 1985 della Fotostoria di Casa mia che aveva appena finito di leggere : “ E’ appassionante , divertente,  ma c’è qualcosa di più….”

Divorata  l’ultima pasta al bar sotto casa  - lo zio era goloso come un ragazzino - Wigliuccio , come veniva affettuosamente chiamato da tutti noi , fu ricoverato a Villa San Pietro e il 21 giugno raggiunse papà Caio e mamma Annamaria , ritrovò i fratelli Piero e Mimma ed attese impaziente l’arrivo di Walter previsto per l’autunno di due anni dopo.

Dal Paradiso torniamo ora sulla terra per occuparci di quanto accadeva in questa valle di lacrime al crepuscolo degli anni ottanta lontano dal  quartiere africano .

Definitivamente sconfitte le armate sovietiche lasciano l’Afghanistan con le ossa rotte , a Malta s’incontrano Bush e Gorbaciov - quest’ultimo farà anche una capatina in Vaticano per farsi una scopetta con Wojtyla ed Eltsin ne approfitterà per fargli le scarpe  e diventare il nuovo Presidente della Repubblica russa - crolla il muro di Berlino e si svolgono le prime elezioni politiche nella Germania riunificata , infine una rivolta popolare mette fine in Romania alla bieca dittatura di Ceausescu. Che ne dite?

Nello stesso periodo in Italia il XVIII° congresso della Dc elegge Arnaldo Forlani nuovo segretario silurando lo scomodo De Mita , il trombato in questione , con i nervi a fior di pelle , sarà poi costretto a dimettersi anche da Presidente del Consiglio ma verrà riconfermato il 13 giugno in attesa delle consultazioni europee previste per il 18 giugno,  elezioni che non  metteranno in evidenza grosse novità se non la conferma dei Verdi e l’avanzata significativa della Lega Lombarda .

Il 22 luglio Giulio Andreotti vara il suo sesto governo.  Il 24 ottobre entra in vigore il nuovo codice di procedura penale , unica novità la possibilità del rito abbreviato – se avete voglia di sapere di cosa si tratta  andate a leggervi le riviste di Giurisprudenza - e per finire il 12 novembre , impaurito dalla caduta del muro – neanche  gli fosse caduto su quella testaccia di cazzo –il pavido Achille lancia la proposta di pensionare il  Pci calandosi le brache davanti al chiacchiericcio da portineria di una destra compiaciuta.

Vi basta?

Ok!

Pronti?

Via!

Non appena riposto il tappo dello spumante nella credenza De Mita deve subito vedersela con le manifestazioni di protesta degli operai della Finsider  allarmati  per la  ventilata ipotesi di chiusura degli stabilimenti di Bagnoli , scesi in piazza il 3 gennaio a Napoli .

Dopo le solite inconcludenti chiacchiere e polemiche si finirà per adottare la tradizionale soluzione all’italiana che rimanda,  senza risolverli realmente ,  i problemi sul tappeto : proroga per altri sei mesi della cassa integrazione in attesa di un eventuale miracolo – San Gennaro è avvertito - dopo il 30 giugno.

Il 7 gennaio alla veneranda età di 87 anni tira le cuoia  l’imperatore giapponese Hitohito , dove sia ito nessuno lo sa – devo smetterla di sniffare -  a sostituirlo si presenta tutto azzimato il figlio Akihito che ,  arrivato alla soglia dei 56 anni , disperava ormai di succedergli e compiaciuto si libera  della scodella di semolino avvelenato.

Il 20 gennaio il maturo George Bush , 64 inverni sulle spalle e il portafoglio gonfio di petrodollari - giura come 41° presidente degli USA subentrando ufficialmente a Ronald Reagan , prometterà pace e prosperità, somministrerà in pari misura  guerra e miseria.

In febbraio schegge di Psdi – Luigi Longo e Pier Luigi Romita - confluiscono nel partito socialista , Craxi gongola e rafforza il suo potere, nel frattempo – come accennato – Forlani diventa il nuovo segretario della Dc e il defenestrato De Mita assume la carica onorifica di presidente del partito.

Tra il 17 e il 22 marzo si tiene nella capitale il XVII°  congresso del Pci , Occhetto annuncia grandi trasformazioni – sappiamo già quali – le notizie delle elezioni che si svolgono in Russia dove il popolo si pronuncia per il cambiamento e consegna a Boris Eltsin - dimenticandosi del vero traghettatore  – il timone della nave che lo porterà sulle sponde della democrazia , scuotono le stesse fondamenta del partito .

Crisi nera al comune di Palermo, Leoluca Orlando – insolito mezzosangue metà diccì metà socialista – si dimette per dare vita ad una nuova coalizione ancora una volta senza esponenti del Garofano, l’esperimento mette sul chi vive un preoccupatissimo Craxi che promette fuoco e fiamme. E’ il primo vagito di una nuova corrente politica, la futura Rete.

In Polonia  Walesa torna ad incontrare Jaruzelsky , Solidarnosc esce dalla clandestinità e profonde riforme economiche tentano di liberalizzare  il mercato , a piccoli passi si procede verso la democratizzazione del paese , la stessa rivoluzione incruenta  sta per investire  l’Unione sovietica  , il 25 aprile si dimettono infatti 110 membri del comitato centrale del PCUS tra cui Andrei Gromiko .

Mentre il Paese reale chiede a gran voce interventi su lavoro e  sanità – il 10 maggio si tiene una grande manifestazione in tutta Italia contro l’introduzione dei ticket sanitari – la politica in Italia si continua a fare nei congressi. A Milano dal 13 al 19 maggio si tiene quello del Psi , si aspetta il verdetto di Craxi sul destino del governo De Mita , la sentenza è già scritta e arriva puntuale ed implacabile : i socialisti si chiamano fuori . La crisi è automatica. Occhetto resta inutilmente in attesa che il leader del Garofano gli butti le braccia al collo, ma Bettino non ne vuole sapere di un alleato in agonia e riapre alla Dc di Forlani.

I soliti giri di valzer senza capo né coda.

La storia si fa altrove, a Mosca ad esempio dove Mikhail Gorbaciov annuncia il ritiro unilaterale, senza condizioni , di 500 testate nucleari dall’Europa orientale e il ritiro di 120.000 soldati sovietici dal confine con la Cina – il 25 maggio verrà eletto dal congresso dei deputati del popolo presidente del Soviet supremo –  o a Pechino, in Piazza Tiananmen , dove migliaia di studenti erigono una Statua della Libertà in Polistirolo ed iniziano uno sciopero della fame per ottenere riforme e libertà all’autocratico governo cinese . Otterranno le dimissioni del segretario generale Zhao Zyjang prima che il primo ministro Li Peng faccia intervenire le forze armate per reprimere la rivolta, i manifestanti tenteranno di opporsi con lanci di sassi e molotov all’avanzata dei carri armati ma il sogno cinese – come verrà battezzato dalla stampa  dell’epoca - finirà nel sangue all’alba del 5 giugno con l’eccidio di 320 manifestanti secondo le fonti ufficiali, 1300 secondo Amnesty International, cui seguiranno numerose esecuzioni di leader studenteschi.

Il 4 giugno le prime consultazioni elettorali libere polacche  decretano il trionfo dei candidati del sindacato libero Solidarnosc che ottengono 99 dei 100 seggi al Senato e 161 alla Camera, il vento dell’Est incarnato dal mitico Gorby che gira l’Europa e l’Asia portando il suo verbo soffia sempre impetuoso.  

Il 18 giugno si svolgono in tutto il vecchio continente le elezioni per il Parlamento europeo, in Italia si reciterà  il solito noioso copione , se proprio volete sapere com’è andata potete risalire la china di qualche riga , in fondo credo vi sarà sufficiente conoscere l’ordine d’arrivo   : prima classificata  ancora una volta una sbiadita croce bianca in campo azzurro , a seguire la premiata ditta falce e martello ormai alla frutta e subito dietro il tradizionale  garofano rosso di via del Corso  . Distanziati di quasi dieci lunghezze i fasci del Movimento Sociale  appena sopra a repubblicani e liberali uniti in un ultimo disperato abbraccio prima  di essere divorati dalle voraci fauci del bipolarismo . Le briciole a Psdi, Verdi e Lega Lombarda , le camice verdi quadruplicheranno comunque le preferenze.

A fine giugno in Spagna, al 41° vertice CEE , un manipolo di grigi tecnocrati decide il destino  di milioni di persone inconsapevoli , confermando  la determinazione  a realizzare l’unità politica e monetaria europea - hanno cominciato a rompermi il cazzo con questa filastrocca  fin dalle elementari N.d.A. - la prima fase è prevista per l’estate 1990.

Dove ci avrebbe portato tale insensata risoluzione siamo in grado di leggerlo tutti noi quattordici anni dopo sui quotidiani, sui prezzari dei prodotti al mercato   e sulla faccia preoccupata della gente, in questi gelidi giorni di gennaio.

Dopo le dimissioni del governo, Francesco Cossiga  incarica Giovanni Spadolini che però  rinuncia immediatamente , tenta allora di ripresentare De Mita che – diciamolo pure – è impresentabile,  senza contare poi la pregiudiziale  socialista che su quella candidatura è irremovibile.  Non resta che rimestare le carte e cercare di pescare il jolly.

E’ così che dal mazzo spunta ancora una volta la gobba di Giulio Andreotti che tra il 27 e il 30 luglio vara il suo VI° governo. Manco a dirlo si tratta del solito pentapartito ben dosato negli equilibri di potere  in modo che tutte le componenti che ne fanno parte siano accontentate ,  in questo – dobbiamo riconoscerlo - l’anziano leader democristiano è sempre stato un abile alchimista  .

L’esecutivo tra alti, bassi, belli e brutti tirerà avanti fino al 24 aprile 1992 quando si disintegrerà  in occasione del decennale delle mie nozze,  circostanza questa  del tutto estranea tuttavia alla rovinosa caduta del maniero edificato dal divo Giulio con l’aiuto dei suoi degni accoliti, tale almeno è la conclusione cui sono arrivati, dopo approfonditi studi,  i più insigni storici del periodo.

Sui giornali di quell’estate in prima pagina le lettere del misterioso corvo , annidato nel palazzo di Giustizia di Palermo,  che  getta fango sull’operato di Giovanni Falcone e dell’alto commissario del pool antimafia Domenico Sica , il veleno sembra sia stato inoculato dall’interno,  ma il giudice ritenuto l’autore delle missive nega ogni addebito.

Il mese più caldo dell’anno  trascorre indolente  tra le perquisizioni dei NAS disposte  dal neo ministro della sanità Salvatore De Lorenzo negli ospedali, sempre più sporchi e inefficienti,  e le chiacchiere da bar sul giallo del Corvo di Palermo. Si avvicina intanto il processo a Ludovico Ligato ma l’ex presidente delle Ferrovie non arriverà mai in tribunale, finirà morto ammazzato  il 27 agosto a Reggio Calabria.

Quell’estate tuttavia si ricorderà soprattutto per i lavori d’avvio dello  smantellamento  dell’Apartheid in Sudafrica avviati dal nuovo Presidente Frederik De Klerk,  subentrato il 14 agosto al dimissionario Pieter Botha , che il 13 dicembre incontra il leader dell’Anc Nelson Mandela.

Procede intanto al galoppo il disfacimento dei regimi comunisti dell’est europeo, il 10 settembre l’Ungheria apre le frontiere con l’Austria permettendo a migliaia di profughi della Germania Est di raggiungere la Germania Federale , il 12 settembre la dieta polacca approva il governo di Tadeusz Mazowiecki imbottito di ministri provenienti da Solidarnosc, 13 su 24, il 25 settembre una manifestazione a Lipsia chiede il riconoscimento dell’opposizione e  in Iugoslavia il parlamento della Slovenia approva un documento di autodeterminazione e secessione.

A questo punto rientriamo in Italia , trasferiamoci nella capitale e prendiamo l’autobus per raggiungere  il Campidoglio – con l’automobile è impossibile parcheggiare – per goderci le miti  ottobrate romane ma soprattutto perché è lì che mi troverete spesso dopo le elezioni del nuovo sindaco di Roma.

Una breve sosta nello studio del notaio Paolo Girolami in via Aurora 31 è però d’obbligo in quanto è là che il 18 settembre 1989, la gloriosa Aurass perde , il suffisso s.r.l. per assumere  quello di s.n.c. e, in tale nuova veste,  viene abbandonata da gran parte dell’equipaggio .  Restano a bordo il socio fondatore in plancia di comando e il figlio minore con le consuete mansioni di mozzo .

Dopo l’ennesimo scandalo – quello delle merendine – la città eterna  deve infatti cercarsi una nuova giunta comunale – i mondiali di calcio sono alle porte e il pingue bottino da spartirsi fa gola a molti -  nella cassetta della posta i cittadini trovano la scheda elettorale , vanno a scarabocchiarla in cabina e purtroppo votano ancora una volta male decretando la conferma della Dc e un sia pur risicato avanzamento del Psi mentre i comunisti sconfitti – perdita secca del 4,4% - battono in ritirata .

A dicembre , conclusasi la tradizionale danza  tra piazza del Gesù e via del Corso orchestrata con astuzia dai vincitori , questi trovano un accordo che porterà sullo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare un socialista , un factotum che nessuno ha mai capito che mestiere faccia veramente , l’enigmatico ed insignificante   dott. Franco Carraro , subentra al breve interregno del commissario straordinario Angelo Barbato giusto in tempo per  preparare  per sé e i suoi degni accoliti  l’abbuffata di Italia 90. Sarà finalmente realizzato tra l’altro  il prolungamento della tangenziale Est tra via Lanciani e via del Foro Italico che libererà, almeno in parte,  viale Etiopia da traffico e gas di scarico.

Dall’altra parte del globo   si scatena l’inferno, un terribile terremoto investe  San Francisco, la corsia superiore dell’autostrada 880 che collega la città a Oakland crolla seppellendo quella inferiore , muoiono schiacciate nelle proprie auto 72 persone  , a diverse  centinaia ammontano i feriti.

In Ungheria il partito comunista si trasforma in partito  socialista mentre continua massiccio l’esodo dei tedeschi dell’est verso la Germania Ovest attraverso le ambasciate di Praga e   Varsavia . A Lipsia divampa il fuoco della protesta , la cittadinanza scende in piazza ,  il 4 ottobre  sono 70.000 , il 16 150.000, il 30 300.000, poi le fiamme si estendono al resto del Paese ed oltre mezzo milione di persone scende in piazza per chiedere le riforme e la riunificazione con i fratelli oltre cortina .

Novembre è  alle porte , a  Berlino Est sta per esplodere rabbiosa la fame di libertà troppo a lungo repressa ,  l’umanità accende il televisore  per sintonizzarsi sulla porta di Brandeburgo e presenziare allo storico avvenimento Crolla il muro di Berlino. E’ il 9 novembre. Che ve lo dico a fa ? Un gran casino. 

Lo buttano giù a picconate dall’interno gli eredi di Lenin  , le scene di giubilo impresse nella memoria sono più o meno quelle di un trionfo sportivo . Quello squallido tramezzo di cemento armato finito nella polvere era già pericolante da tempo, ai ragazzi dell’ 89 basta spingerlo un tantino per tirarlo giù, i veri artefici di questa svolta epocale   si chiamano Gorbaciov, Dubcek,  Wojtyla – occorre riconoscerlo - e Walesa.

Il 7 novembre si dimette il governo filosovietico di Berlino Est , il giorno dopo un riformista,  Hans Modrow,  viene incaricato di formarne uno nuovo  , il 9 si aprono le frontiere con la Germania Ovest e oltre 2 milioni di abitanti della parte orientale di Berlino visitano durante il week- end l’altra parte della città  prima di tornarsene a casa .  Il 28 novembre il Bundestag approva il piano del cancelliere  Helmut Khol per la riunificazione tedesca.

Il 10 novembre è il turno della Bulgaria, si dimette il capo dello Stato Todor Zhivco  rimpiazzato dall’ex ministro degli esteri Petar Maldenov che non perde tempo e avvia immediatamente una fase di rinnovamento, intanto il governo ungherese chiede di entrare nel consiglio d’Europa.

All’appuntamento con la Storia non può certo mancare la Cecoslovacchia ,  una folla di oltre 200.000 persone invade piazza S. Venceslao per chiedere a gran voce un nuovo corso . Fa il suo ritorno trionfale l’eroe della primavera di Praga, Alexander Dubcek , si dimette il capo del Pc Milos Yakes sostituito dal riformista Karel Urbanek e per chiudere in bellezza  il parlamento abolisce il ruolo guida del partito comunista .

L’unica nazione  dell’est comunista  ancora ferma al palo è la Romania dove il 24 novembre il congresso del partito conferma nella carica di segretario generale  Nicolae Ceasescu, anche la bieca tirannia di quest’ultimo è comunque agli sgoccioli .

Cade il simbolo delle divisioni non solo tra le due Germanie ma anche tra due mondi, nei giorni seguenti si riversano in occidente  milioni di persone, uno dopo l’altro , come un rosario che si sgrana una volta sganciatasi la prima perlina,  gli Stati dell’Unione Sovietica pretendono l’autonomia e l’indipendenza da Mosca , manifestazioni nazionaliste si svolgono in tutto l’ex impero sovietico.

Achille Occhetto, visto quanto sta accadendo , si cala la calzamaglia sul volto  e convoca un congresso straordinario per salvare la faccia alla consorteria di via delle Botteghe oscure ,  si decide per il rinnovamento ma , per ora , grazie all’ala oltranzista di Cossutta , si evita la vergogna di cambiare  nome al partito, sarà tuttavia solo questione di tempo , ci si dimenticherà in fretta  dei milioni di elettori che proprio per l’idea che quel nome evoca hanno votato fino a pochi mesi prima.

Cresce l’allarme immigrazione la “Legge Martelli” tenta di mettere un po’ ordine – tutto tempo perso - nel caos di un’Italia che si scopre improvvisamente  multirazziale  , d’altronde anche in questo caso siamo arrivati ultimi :  da noi gli stranieri sono poco meno di un milione , in Francia e Germania già oltre 4 milioni.

Il 1° dicembre il papa riceve Gorby , il leader sovietico invita il pontefice a rendergli la visita .

Anche in Germania Est , com’era già accaduto  in Cecoslovacchia e come  avverrà qualche giorno più tardi in Bulgaria, viene revocato lo strapotere  del partito comunista all’interno del Parlamento . Il 3 dicembre vengono arrestati per corruzione a Berlino Est Herik Honecker e altri quattro dirigenti comunisti, l’effetto domino che ne consegue costringe alle dimissioni  l’intero Politburo .

In Cecoslovacchia si tenta di tornare all’antico formando un governo di orientamento comunista – quello di Ladislaw Adamec - ma la protesta dell’opposizione lo contrasta vivacemente e ne ottiene le immediate dimissioni, Mariam Calfa vara così un nuovo esecutivo infarcito di riformisti, l’11 dicembre viene infine smantellata anche la cortina di ferro che separa il paese dall’Austria.

L’ultimo atto di quest’epopea post-comunista – l’unico veramente cruento - si svolge  a Timisoara, in Transilvania, la scintilla che accende  il fuoco della protesta  è la deportazione di un pastore luterano . La popolazione d’origine ungherese insorge contro Ceausescu ,  le fiamme si allargano e incendiamo l’intera Romania . Il despota fa intervenire i carri armati e sul terreno restano uccisi migliaia di manifestanti. A Berlino  si stanno sbriciolando gli ultimi pezzi di muro e il cancelliere tedesco occidentale Kohl incontra il primo ministro della Germania Est Modrow , ma  a Bucarest si continua a sparare strada per strada , il 27 dicembre vengono giustiziati il dittatore rumeno e la moglie  - le agghiaccianti immagini delle loro ultime ore verranno trasmesse in tivù -  ma non è ancora finita, solo il 27 settembre del 1992 si uscirà dal tunnel con la vittoria alle elezioni del Fronte democratico di Salvezza e l’elezione a presidente della Repubblica di Ion Iliescu.

Mentre all’Est si  la rivoluzione,  in Italia si sospira assistendo estasiati alla proiezione del film Oscar di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso e  si fischietta  in bagno intonando la canzone Ti lascerò   vincitrice dell’ultimo festival,  interpretata dalla coppia Fausto Leali e Anna Oxa  . Purtroppo nelle piazze d’onore  ancora  Cotugno,  che  ci   ammorba  – dopo averlo fatto con  i  figli - anche  con le mamme,  e i coniugi Carrisi   che inneggiano probabilmente ai loro sterminati latifondi pugliesi  presentando il brano  Cara Terra mia, nel frattempo anche Nanni Moretti s’accorge che a sinistra c’è veramente grossa crisi – come dirà qualche anni più tardi Guzzanti -  e decide di girare Palombella Rossa : da tagliarsi le vene, una gran rottura di coglioni!

Di ben altro spessore il terzo episodio della sagra del più celebre  e spericolato archeologo americano. Prodotto da George Lucas  e diretto ancora una volta da Steven Spielberg esce nelle sale di prima visione Indiana Jones e l’ultima crociata , accanto ad Harrison Ford  un divertente Sean Connery nei panni dello stralunato padre di Indiana. Film realizzato con ricchezza di mezzi e imperniato  su un ritmo frenetico   racconta le avventure dell’inedita coppia  alla spasmodica ricerca del luogo sorvegliato da un cavaliere crociato  dove è custodito il sacro Graal ,  il calice in cui, secondo la leggenda, Gesù Cristo bevve durante l’ultima cena. I due Jones sembrano fallire nell’impresa ma , prima che la preziosa coppa cada nelle mani del malvagio Donovan e dei suoi amici nazisti, il Santo Graal scompare nella voragine  apertasi nel pavimento di un antico tempio del Medio Oriente che inghiotte anche l’avvenente e perfida archeologa austriaca Elsa Schneider  . Solo rassegnandosi alla perdita del sacro calice Jones ed Henry riusciranno a salvarsi. Premio oscar per gli effetti speciali e per i costumi.

Su Italia 1 arriva l’intelligente varietà televisivo Emilio, il cabarettista romano Gianfranco D’angelo rallegra i telespettatori con le sue impagabili imitazioni di Maurisa Laurito e Giuliano Ferrara in Odiens e il commissario Cattani muore, finalmente ucciso dalla mafia nell’ultimo episodio, il quarto,  della Piovra.

I coniugi Tiddi tuttavia , alle prese con la proverbiale crisi del  settimo anno , preferiranno seguire il divertentissimo e  scoppiettante talkshow C’eravamo tanto amati,  animatore Luca Barbareschi ,  per assistere ai coloriti battibecchi in studio tra sposini di primo pelo e mature , disincantate coppie sul viale del tramonto.