CAPITOLO CINQUANTOTTO
La vita altrove
24/03/2008 18.43.00
orrei tanto partire , scappare,
andarmene via lontano , cambiare
città , nazione , persino continente, ricominciare
tutto da capo insomma . Ne parlavo giusto ieri pomeriggio a casa , sembra però non siano molti quelli disposti a seguirmi.
Ci vorrebbe un’ opportunità , un‘occasione di quelle importanti
, qualcosa che ti permetta di lasciarti tutto alle spalle senza troppi
rimpianti . Dicono, bontà loro, non abbia più l’età per farlo, avrei perso il treno. Un altro? E che cazzo! Resta ,
ciò nonostante, la voglia di mollare tutto
e vaffanculo.
Ministerialmente conformato , dal linguaggio fumoso ed elusivo della burocrazia , sotto
la voce intermediario assicurativo , ho
perso ogni entusiasmo per il lavoro , condizione imprescindibile per il
prosieguo di una professione come la mia. Per la pensione d’altra parte è un
po’ presto , tale eventualità presupporrebbe inoltre
la restituzione di denaro precedentemente versato e , per quanto me ne abbiano
sottratto a sufficienza, non credo che
il ricavato mi consentirebbe di far fronte agli impegni presi .
Quasi cercassi una riabilitazione lessicale ad una
condotta tanto lontana dai proponimenti, continuo a congiungere un vocabolo
all’altro inseguendo frasi distese su moduli ritmici che possano lusingare l’orecchio.
Pessimo vezzo , concordo. Le favole conviene tuttavia ascoltarle,
tutto sommato adombrano sempre qualche aspetto del vero e ,
per quanto capisca che il contenuto possa offrire ampi temi da sviluppare a
pettegoli e maligni , non smetterò mai di ciarlare a vanvera.
La vita è altrove, sempre e comunque da un’altra
parte rispetto alla direzione che hai preso, fisiologico. Restiamo dunque allegri
finché dura il bel tempo ma non poniamo limiti alla fantasia
e soprattutto non lasciamo trascorrere
un giorno senza nutrire la speranza che il futuro possa essere migliore del presente.
Saranno pure parole che ciascuno di noi rivolge a se stesso per farsi animo ma , a mio modesto avviso, dietro questa boscaglia d’erbacce e
piante parassite si nasconde molto altro.
Ogni rapporto interpersonale ,
qualsiasi natura questo possa avere , dura di norma finché dura il tornaconto.
Questo dirà male di te, quest’altro bene, e di cazzate
ne faremo, diremo e ascolteremo ancora tante . Nessun problema , ad amarezze e delusioni non bisogna
mai opporre il dispiacere , tutt’al più la giusta
dose di rabbia , ma mi raccomando, solo
quel tanto che basta , senza che possa farti
diventare il sangue amaro.
I tasti di un portatile possono benissimo agire da vasellina del pensiero, basta centrare i caratteri giusti e
lasciarli vagolare per il monitor senza pensarci troppo , il lettore sarà poi libero
di spingere più o meno a fondo e dargli la collocazione che crede, adattandoli
alle proprie esigenze, senza che questo pregiudichi la loro carica
semantica.
La vita ha regole semplici e prevedibili, siamo noi
a voler complicare sempre le cose , basta guardarsi
attorno , c’è un po’ di tutto , contratti a termine e impieghi interminabili, coppie
che si amano, altre che scoppiano, amori che diventano rancori e , forse, sono ancora amori , fughe in avanti per non
cadere indietro, spallate contro muri a prova di tritolo, frasi , scelte e
sentenze buttate lì fingendo di non saperne
prevedere le conseguenze.
In questa coda d’inverno il sole non batte sulla
scrivania , deve aver dimenticato qual è il suo posto,
gli anni succedono agli anni e , in attesa che la luna imbianchi di nuovo la
parete , il mondo continua a girare a vuoto consapevole che al tramonto gli
uccelli non osano prendere il volo e tutto resterà come prima.
Un atro mezzo miracolo ‘sta paginetta,
tra tante interruzioni , mugugni e sguardi
inquisitori, anche stavolta sono arrivato al punto e per oggi di stronzate ne ho scritte abbastanza. Almeno in questo caso,
sono sicuro converrete con me, analisi cruda quanto perentoria , un suicidio fonetico che sgombra il campo da qualsiasi
rischio di malintesi e sono certo farà sentire molti di voi migliori di me. Non
mi pare davvero poco.
26/03/2008
10.27.05
abriele fa progressi, tiene la chitarra nel modo corretto , usa tutte le dita della mano destra e comincia a leggere
le note , ci vorrà tempo e buona volontà, mi auguro soltanto non si perda
d’animo con tutti quei noiosissimi esercizi di scale e solfeggio. Nicola mi
sembra in gamba, è molto paziente e conosce il mestiere, sarà un ottimo
maestro.
Roberto gira un film come comparsa e si guadagna la giornata , ma per trovare qualcosa di meno precario dovrà guardarsi ancora
un bel po’ attorno, il tempo non gli manca davvero. Alessandro dorme, vive la
notte come faceva il padre alla sua età , tra un po’
suonerà la sveglia e dovrà comunque alzarsi per cominciare il nuovo turno di
lavoro. Lety è in ufficio ,
periodo impegnativo, le prossime amministrative sono alle porte e cambierà la
dirigenza , occorre darsi da fare più del solito.
Io? Me ne sto qui ad oziare ,
sono avanti col lavoro e per questa mattina ho già fatto i miei giri , per
ricaricare valigetta e scrivania dovrò aspettare fine mese. Il mondo gira al
rallentatore ed io con lui , sarà la recessione. D’altra
parte a questo punto del cammino la vita non mi consente più troppi movimenti , si risveglia in compenso il fermento interiore, scorre
tuttavia per falde sotterranee , a meno che le circostanze non lo costringano a
manifestarsi , e cerco di tenerlo buono. Non sempre ci riesco, ve ne sarete
accorti. Col correre dei giorni sento che non c’è più tempo, ma se doveste
chiedermi per fare che , non saprei davvero cosa rispondervi.
Intanto bussa aprile ma la
primavera continua a tardare, si alternano nuvole e sole , stavolta marzo ha
fatto le cose per bene e nessuno potrà dire che non ci sono più le mezze
stagioni.
La “magica” , nonostante la
recente sconfitta nel derby, gode ottima salute, se la batte su tre fronti e
non s’è data ancora per vinta nemmeno in campionato. E’ così che si fa. Non si
può dire lo stesso per
Alitalia che , si vocifera , finirà per
parlare francese…sempre che i cugini non ci ripensino per l’ennesima volta .
Che volete farci? E’ un po’ come la sora Camilla,
tutti la vogliono e nessuno se la piglia. Non c’era altro da fare , era decotta da un
pezzo , spero soltanto abbiano il buon
gusto di cambiare anche il nome e i colori di logo e vessillo sostituendo il
verde con il blu , senza inutili sentimentalismi . Niente rimpianti, nel letto
delle nostre antenate ci sono entrati un po’ tutti ,
greci, arabi, spagnoli , tedeschi , non sono mancati di certo i francesi , per
loro sarebbe quindi soltanto un ritorno, e se prima dovevano almeno far finta
di menare un po’ le mani adesso gli basterà pagare il giusto prezzo, per le
lenzuola non c’è problema, ci si metterà d’accordo.
Sul fronte elezioni Silvio e Walter se la battono, in
leggero vantaggio il primo ma il secondo non demorde ,
scrocca pranzi dappertutto e invade di melassa l’intera penisola battendosi il
petto e suonando al contempo la carica del riformismo radicalchic
, lo sguardo è fisso alle stelle mentre negli occhi brilla e trema una lacrima.
Il bandito non è da meno, sia ben chiaro, adatta la
maschera alla piazza e parole e gesti sorgono spontanei, al carattere narrativo
delle stronzate che dice non manca la verve del
saltimbanco. Ravvivata la chioma a fior di pettine seduce, bacia e stringe mani , infiammando il popolo delle libertà con accenti di viva
passione e la tipica millanteria del soldato che si vanta di aver sterminato
nemici mai nemmeno intravisti. Un autentico genio, un politico di razza, per
molti “l’alba che rose ha tra le dita e l’arco del sole ascende…”
La cronaca è sempre quella ,
omicidi , suicidi con contorno d’incidenti sul lavoro e frodi fiscali. In quanto
al gossip tiene ancora banco la telenovela di Cécilia , che , in vista delle nuove nozze col pubblicitario di
origini marocchine , entra ed esce dalle boutique di Versace
coi soldi della liquidazione sborsata da Nicolas . Guadagna comunque posizioni
il vino “Senz’amarezza” prodotto dai Cesaroni , mentre , potenza del mezzo televisivo, orde di pellegrini
impetranti visitano i luoghi della fiction scambiando
Per ora è tutto, cioè niente, ‘sto
paesetto diventa sempre più noioso, casomai vi venisse l’idea giusta fatemi un
fischio, butto in valigia il necessario e vi raggiungo in un baleno.
27/03/2008
13.33.32
uando un paio d’anni fa consegnai le chiavi
dell’appartamento di piazza Gondar avevo tanta di
quella rabbia in corpo da rischiare di morire avvelenato , tipico di chi si
macera anziché traboccare , poi , col tempo, i toni si sono smorzati e la
delusione ha lasciato il posto alla rassegnazione.
Ricordo quei giorni , in
piedi accanto alla finestra dello studio in attesa di eventuali acquirenti , col profilo serio e l’animo amareggiato, spesi
a misurarmi con quegli interminabili silenzi.
Svuotata dai mobili , quasi
ridotta a museo, quella casa suscitava una sensazione di gelo, era
invecchiata a poco a poco insieme ai suoi abitanti senza che le nuove
generazioni potessero avvicendarsi. Nella
luce disabitata di
quelle stanze vuote, tra quelle quinte impolverate , l’odore delle cose
sciupate dal tempo tra smarrimento e solitudine.
Un sordo rancore verso tutto e tutti , tanto più insinuante quanto più represso, l’ostinazione a
voler ricomporre a tutti i costi un
legame reciso, note, frammenti, scaglie d’ombra in un’inconscia strategia dei
sentimenti che fa da sé e non rifiuta nemmeno di contraddirsi.
Lasciare ad un estraneo la casa dove sei cresciuto
non è uno scherzo , sei geloso , non riesci a
sottrarti ad un moto di ribellione e il sangue ti bolle dentro come fosse fuoco
vivo . Sono i ricordi dell’infanzia quelli che si bagnano delle nostre lacrime,
siano esse di gioia,
dolore o semplice commozione, non poteva andare diversamente, eppure è passata
ed ora alzare lo sguardo verso quelle finestre non fa più poi tanto male.
C’è chi dimentica più in fretta ,
non ho questa fortuna , ma alla fine riusciamo a farlo tutti , senza eccezioni.
L’errore, a parer mio, è ritrarsi di fronte alla
sofferenza, il dolore va assecondato e accompagnato alla porta , in tal modo non si rischia possa rientrare dalla finestra
perché scacciato a forza , c’è chi è convinto che per ogni situazione esiste
una via d’uscita , non dategli retta , in certi casi solo il tempo può fare qualcosa
ed anche se non sempre ci riesce contribuisce a metterci una pezza.
Lo stesso, ne sono certo, accadrà presto per quel
borgo di pietra grigia che scruto ogni notte dalle feritoie dei sogni , per lui gli indugi
alla scrivania si sono fatti più frequenti e ho consumato grumi di parole e
frasi mozze disseminati su grandi fogli bianchi, schegge di un discorso informe e balbettato
che sembra non debba aver fine. Non è così , alla
fine la penna esita e subentra una sorta d’inedia , è il segnale che la
nostalgia sta mollando la presa e la notte è passata con le sue magie , resta
quel foglio fitto fitto di frasi a singhiozzo che non
troverà mai posto tra le righe di questo mio diario.
D’accordo, son frasi
fatte, ma tutto passa , anche se non saprai mai dov’è
finito.
28/03/2008
19,28.45
’orso è stanco di star solo, vuole gente
attorno a sé , deve distrarsi . La soluzione, c’ha
pensato tante volte, potrebbe
essere quella di ritirarsi nella sua postazione in Prati. Volete vederla? Vi
basterà osservare la foto qua sotto. E’ uno stato provvisorio
ma potrebbe diventare un approdo . Lì la confusione non manca , clienti che aspettano in corridoio lamentandosi dei
rincari , telefoni che squillano in continuazione , passi affrettati e fruscio
di sottane di titolari e dipendenti che entrano ed escono dalle stanze come
folate di vento. Ai piani alti il sole non manca mai e l’eleganza di quelle
sale ne esalta la luce che entra dalle grandi finestre affacciate sul
lungotevere delle Navi .
Un commento in ordine alla circolare appena arrivata
in agenzia , il pronostico sulla partita di domenica prossima
, un caffè in compagnia e ti accorgi che il tempo passa più in fretta. Magari
qualche screzio, quelli non mancano mai , ma almeno la
pianti di prendertela tutto il giorno con te stesso, l’unico con cui puoi litigare
quando lavori da solo e le cose girano storte.
Sarebbe l’ennesima ,
piccola rivoluzione, uscirei la mattina come tutti e rientrerai a sera per
infilare quelle pantofole che per tanti rappresentano il meritato riposo e per
me, una volta sceso dalla moto e infilata la chiave nella serratura, sono
routine.
Chissà come la prenderebbero i miei affezionati clienti ? Ne perderei qualcuno , com’è già
successo dopo l’ultimo trasloco , ma non è detto non possa acquistarne di
nuovi. In fondo sono io che in genere vado a trovarli ,
per loro cambierebbe poco.
Ma , diciamocelo
francamente, la vera domanda è un’altra
: saprei rinunciare alla mia indipendenza, alla libertà di gestire come meglio
credo il mio lavoro? Insomma , per dire le cose come
stanno , mi abituerei all’idea di dover
chiedere permesso e non potermi più fare i cazzi miei
? Temo che la risposta sia una soltanto , non potrei .
C’ho provato a suo tempo e non è andata , per cui in quell’ufficio vedrò di andarci più spesso, ma , alla fine ,
me ne resterò seduto a questa scrivania che cade a pezzi e , prima di me , ha
ospitato mio padre.
La mia signora sostiene che dovrei perlomeno rinnovare
il mobilio dello studio , non ci penso nemmeno, va benissimo così , magari un po’ di pulizia
, questo sì , l’archivio straripa e molta cartaccia potrebbe trovar posto giù
in cantina , ma prima occorrerebbe fargli spazio. Vedremo, è una di quelle “imprese”
che programmi da sempre e non porti mai a termine, difficile farlo
quando non ti va nemmeno di cominciare.
In fondo il riquadro di questa finestra non è male , la luce è quella giusta ed anche il parco qua fuori , irrorato all’alba di
brina , può benissimo farti compagnia se sai ascoltare il canto degli uccelli e
la voce del vento . Ma sì , sto bene anche qui , forse
un tantino bucolico ma il paesaggio è rilassante , per vedere gente e farsi
investire dal baccano del traffico basta girare l’angolo e sei subito accontentato.
Stasera il cielo è di un tenue violetto, dopo tante
lacrime marzo sembra finalmente volersi congedare regalandoci un fine settimana
come si deve, il sole cade lasciando all’orizzonte una carezza rosa , sembra una madre intenerita che si china su di te per
augurarti la buonanotte, tenendo tra le mani un lume acceso. La notte si
annuncia tiepida e serena
, stasera ho voglia di confidarmi alla luna , faccio il pieno di cazzate così ve le racconto domattina, voi vedete di non
fare troppo casino , altrimenti non mi potrà
sentire.
01/04/2008 14 .19
mmagino vi sarete chiesti dove diavolo fossi finito ? Che volete che vi dica ? A volte
è inutile concentrarsi , le idee vengono scrivendo ,
altre bisogna pur far qualcosa per poterne poi relazionare.
Un fine settimana bello pieno quello appena
trascorso , in qualche angolo dello spaces troverete le foto . Dovrete pazientare
però , non so cosa gli sia preso , il caricamento è di una lentezza
insopportabile . Decidete voi .
Peccato per il malessere di Lety
che l’ ha costretta a letto l’intera giornata di sabato ,
in tanti anni non l’avevo mai vista tanto tempo sotto le pezze . Duracell non è comunque tipo da lasciarsi abbattere , oltretutto sa perfettamente curarsi da sola . Solito
antibiotico , una notte di riposo e il mattino dopo , alle
sei , era già in piedi per spicciare casa e tra i fornelli per preparare il pranzo e anticipare
sughi e pietanze per la settimana a venire.
Ma andiamo per ordine .
Venerdì sera , chiuso il
foglio cassa e spento il picci d’agenzia, la tanto
agognata cena nel ristorantino
appena oltrepassato il ponte di Fidene. Sabato
mattina , vista la momentanea indisponibilità della
titolare del carrello , al mercato della Serpentara .
Nel pomeriggio ai “gonfiabili” di largo Labia per la
festa di compleanno di un amico di Gabry e , per
finire, da Paolo per sparlare di Mancini
e vedere Roma Cagliari.
Domenica un giro in moto col piccolo per una rapida
sortita al mercatino delle Valli ed un caffè da Aurora ,
poi tutti e sette a pranzo per festeggiare i ventuno di Roby. Giornata lunga però , lancette dell’orologio
avanti di sessanta minuti , l’ora legale ci aveva appena restituito la luce
fregataci a fine ottobre , imperdonabile sprecarla, restava tutto il tempo per andare al parco con gli amici prima di
farci una pizza tutti insieme in viale Marx.
Mangiato e bevuto troppo però ,
notte insonne e fetida alitosi , inevitabile quando si esagera con fritti ed
alcolici . Comincia a diventare una pericolosa abitudine, mi auguro d’imparare presto la lezione. Oltretutto che si fa quando non si dorme ? Avete indovinato
, ci si mette a pensare e a porsi mille , inutili domande. Una di queste
è : cos’è un
incanto?
Mmmmmmm….difficile spiegarlo , va respirato. Vediamo un po’… la magia di un istante ? Sì , forse , in effetti di solito
non dura mai troppo a lungo …ma non basta.
Per qualcuno può essere una serie interminabile di teneri
baci , per qualcun altro il semplice mutare delle
stagioni. Dipende dalla sensibilità , più spesso dalla
fragilità del momento. Ci crediamo tutti romantici e irrimediabilmente
perdenti, vi capisco , so’
brutti momenti per tutti , ma per fortuna siamo in genere molto più resistenti.
Abituati a celare le piccole e grandi cose della
vita dietro un velo di cinismo , non siamo più in
grado di coglierne la melodia , così piena di ritmi delicati e intraducibili
sfumature , ed anche quando scopriamo l’anima dobbiamo fare i duri e rifiutiamo
di arrenderci alla sua voce.
Passano le età , i pensieri
fanno ressa nella mente, ne isoliamo qualcuno e ne forziamo le tinte finendo
per farne un’ossessione. Atteggiamento da coglioni
tutto considerato, ciascuno di noi è portato a scorgere in questa o quella
situazione, magari nella trama di un film o nel testo di una canzone, una sorta di
metafora della propria vicenda personale…sai che scoperta ! la vita è più o meno
la stessa per tutti , cambiano solo la forma , il nostro atteggiamento e ,
qualche volta i tempi di reazione. Viviamo così intere
giornate di profilo davanti alla finestra ,
le spalle curve , a fissare un punto ed aspettare che il sole rischiari il
nostro cantuccio . Altro errore madornale , un uomo
bisogna coglierlo la notte, in piena luce siamo soltanto un’ombra.
Incanto d’altra parte può anche essere semplicemente
il sole d’aprile che ti accarezza la schiena all’incrocio tra via del Tritone e
piazza Barberini , dipende
solo dalla tua predisposizione a sapertene compiacere. Per quanto mi riguarda vi assicuro che l’aspettavo da tempo, poter togliere guantoni
da sci e giacca a vento , dopo tanta pioggia e freddo , è stato davvero un piacere
Intera mattinata in moto , come avrete intuito , mal di
schiena e culo piatto , meglio così comunque , il
tempo passa più in fretta , peccato tutto quello perso all’ambasciata americana
prima di poter entrare, accurate perquisizioni a visitatore e valigetta, questioni di sicurezza. Meno male che stamattina
avevo cambiato mutande e pedalini , in caso contrario
mi avrebbero trattenuto per accertamenti , le armi batteriologice sono vietate
dalla convenzione di Ginevra e con quei ragazzoni in tuta mimetica c’è poco da scherzare.
Da via Veneto a via
dell’Orso non saranno più di tre o quattro chilometri , ma carabinieri e
pizzardoni ti tengono d’occhio, guai a percorrere sensi unici o corsie
preferenziali. Poco male , il giro è un po’ più lungo
ma in compenso puoi godere delle meraviglie di Roma. Ogni edificio del centro è
un’opera d’arte , basta alzare lo sguardo e te ne
rendi conto , senza esagerare però, la zona è affollata di bus e torpedoni
turistici , se ti centrano possono far molto male.
Sono ormai le tre del pomeriggio, la sleppa di pizza bianca con mortadella divorata a pranzo è
servita a poco e il mio verme solitario s’è già risvegliato, meglio sistemare
il lavoro di questa mattina prima di dover ricorrere a pancera e collant
connettivi . Ho
ancora un’ora buona prima di correre a prendere il cucciolo a scuola, se mi
concentro su tariffe e scartoffie eviterò di massacrarmi lo stomaco con pane e
cioccolata , troppe uova a Pasqua , qui non le mangia
nessuno , me tocca…va bene, solo un pezzetto, tanto non mi vede nessuno, in
caso di visite importune , per fugare ogni sospetto , potrò sempre fingere un improvviso
attacco ipoglicemico.
03/04/2008
8.36.29
ggi non mi va di fare un cazzo , pagina dell’ agenda vuota , nemmeno un appuntamento e
scrivania sgombra , ma non temete non mi tratterrò a lungo , il tempo di annotare
due stronzate e me ne vado in biblioteca . Sì , lo so, sarebbe più corretto scrivere “andrò” , ma
coniugare al futuro non m’è mai piaciuto, non sai mai quello che può capitarti.
La giornata oltretutto è cominciata nel peggiore dei
modi , caffè bollente sulla mano e sulla manica del maglioncino preferito per recuperare in volo un cazzo di cornetto a tre punte che è schizzato via al primo
morso. ‘Fanculo , ormai te li
fanno delle forme più bizzarre! Se non hai avuto almeno un ictus con
conseguente paresi facciale difficilmente riesci ad azzannarli. O forse è solo
colpa mia , che
volete che vi dica ? Indubbiamente con la penna me la cavo piuttosto bene , qualcuno dice sia addirittura un polemista micidiale -
troppo buono...sarà poi un complimento? - ma in quanto a manualità sono sempre stato un autentico disastro. Ne
sa qualcosa mia moglie rassegnata a rinunciare alla mia collaborazione anche solo per
fissare un quadro alla parete. A proposito , cena di
gran gala per lei stasera , in vista delle prossime amministrative il direttore
lascia la poltrona e saluta i dipendenti e i collaboratori più fidati .
Tutti invitati in un ristorante esclusivo della capitale in via Margutta con
l’assessore e il Jet set del Campidoglio , ambiente raffinato, luce
ovattata , menù ricercato, abiti eleganti . E’ emozionata come una ragazzina al
primo appuntamento , spero si diverta , se lo merita , sempre così sorridente, brillante
, solare, con un marito tanto barboso e taciturno. Per sua fortuna
l’invito non è esteso enche ai coniugi , più o meno a carico, io per lei lo sarei senza alcun dubbio. La sola idea
di dover sostenere una qualsiasi conversazione a così “alti” livelli mi mette i brividi , senza
contare le spiacevoli e imbarazzanti conseguenze della traspirazione dovuta al
soffocamento da cravatta e la necessità di acquistare uno straccio di completo
da chiudere poi nell’armadio fino alla prossima , eventuale occasione.
Non baratterei la tranquillità di una serata in casa
davanti alla tivù nemmeno con uno sgravio fiscale. Conversare “amabilmente” può
essere snervante, lascia le mandibole indolenzite da sorrisi di circostanza , si avverte la fatica di non lasciar cadere il discorso ,
di riprenderlo non appena ti rendi conto che sta per languire e devi fare molta
attenzione a non farti sorprendere a sbirciare l’orologio. Anche la postura da assumere diventa un
problema , mani in tasca, troppo disinvolto, spalle curve, timido ed ansioso , sguardo assente , annoiato
e con la neve in tasca . Vietato inoltre sfiorarsi le labbra ,
potresti incontrare lo sguardo sbagliato al momento sbagliato e con tutte
quelle improbabili tette fuori stazza , sbucate fuori all'improvviso grazie ai provvidenziali
reggiseno a balconcino acquistati per l’occasione , puoi rischiare malintesi se
non addirittura spiacevoli incidenti diplomatici.
Oltretutto non sai mai chi può toccarti come vicino
di sedia , magari il conversatore brillante
che sa tutto di tutto , lo metti in moto con una domanda qualsiasi e non si
ferma più , a quel punto non puoi far altro che annuire di tanto in tanto , assaporando
le pietanze e deglutendo con calma , nella speranza che prima o poi qualcuno venga a salvarti.
Già , è proprio il protagonismo
che ha assassinato la conversazione , insieme ai luoghi comuni e ai concetti
preconfezionati , sarà per questo che oggi molti le preferiscono una più
rassicurante chat che ti consente , oltretutto, di dialogare anche in mutande , canottiera e
senza un filo di trucco. Senti da che
pulpito viene la predica direte voi ? E’ diverso , io racconto tracce
di vita senza imporle a nessuno, chi non vuol leggerle può scegliere , gli
basterà cliccare altrove senza essere costretto a recitare un’inutile commedia.
Dimenticavo…finalmente sono riuscito a rinegoziare
il mutuo , rata fissa e senza sorprese , almeno spero ,
alla francese scrivono loro , che cazzo vorrà dire me lo farò spiegare da Sarkozy , il chiarimento avuto via filo dal caravattaro non mi convince per niente .
“Con la presente comunichiamo di aver aderito alla
Sua richiesta avente per oggetto la domanda di rinegoziazione
del finanziamento erogato con mutuo stipulato il 20/07/2006…” – Richiesta ? Direi piuttosto
una supplica la mia. “ In conseguenza della presente modifica l’importo della
rata relativa al rimborso del mutuo sarà indicativamente di €. 1.822,34. ” Piuttosto
inquietante quell’ “indicativamente”…voi che ne dite? Altro cetriolo in
arrivo? C’è poco da fare comunque , sono domande che
non bisogna nemmeno porsi , meglio tenerle in sospeso e vedere come butta, ho
smesso di angustiarmi per quello che sarà , meglio vivere il presente così come
viene e vaffanculo.
“Il capitale residuo sarà rimborsato in nr 339 di cui l’ultima scadrà il 20/07/2036”, vi sembra
davvero sia io a dovermene preoccupare?
04/04/2008 18.08.37
ncora poche ore e saranno cinquantuno. Pochi ?
Tanti ? Dipende da quanti te ne restano, l’unica certezza è nel rimpianto di quanti ne hai buttati via e nella consapevolezza che
l’esperienza non t’ha insegnato niente . E’ incredibile quanto si possa essere tanto stupidi
nonostante gli anni spesi . Si crede proprio a tutto, basta ti si butti l’esca
giusta , l’estate con i suoi sospiri , l’inverno con
le sue lunghe ore piovose , la notte con le sue veglie stellate , a volte un
semplice richiamo, e abbocchi come un tonno.
Ma domani è un giorno di festa ,
niente malinconia , in soffitta i brutti ricordi , in bacheca quelli più belli
, i soli che niente e nessuno potrà mai portarti via , è l’unico regalo che
desidero davvero. Seppure appena delineato intravedo il profilo dei giorni a venire
e , a costo di farli apparire insensati , voglio colmarli
d’allegria. Saranno ancora albe e tramonti , il sole
tremante al calore d’agosto , sogni che salpano per sentieri di stelle. Sono
questo, non posso essere altro, un mare che accavalla onda su onda , geloso d’ogni singola goccia d’acqua. E’ tutto qui, in
me, non sono mai riuscito a lasciar andare un solo pensiero ,
non imparerò davvero adesso.
Il treno costeggia la periferia della mia città , incollato al finestrino mi sorprendo a riconoscere i
luoghi più cari , prospettiva
inconsueta, una vita cristallizzata dal passare degli anni , l’oratorio, la
scuola , il vecchio quartiere. Improvviso uno scossone ,
le rotaie incontrano lo scambio e il convoglio cambia direzione , gli amici del
muretto, una chitarra , i primi amori. Poi le luci della stazione , il freno stride , migliaia di scintille sul binario e il pietrisco
che schizza via . Lascia i libri sul vagone , non servono più, a scendere siete in due e
non sai nemmeno com’è stato. Smetti di sporgerti per capire dove sei , chiudi pure gli occhi se vuoi , puoi contare sulla strada ferrata , sa lei dove
portarti, non prendertela se perderai qualche coincidenza , potrai
sempre ritrovarla più avanti.
Intanto per domattina ho già preso un bel mucchio
d’appuntamenti, è un giorno come tanti , un sabato
d’aprile , tanto meglio, le strade saranno meno trafficate e girare per
Roma sarà più agevole.
Cosa? Ah…già , dove avrò la
testa ? Buon compleanno Aurora.
07/04/2008
11.15.04
vuta la conferma, e non ne sentivo assolutamente il
bisogno, che non bisogna mai lasciar trasparire troppo di sé
, che certi argomenti vanno accuratamente evitati , che non si finisce mai di scontare la pena
per gli errori commessi, che dilaga la paura di pronunciare una parola di
troppo o percorrere un metro in più , ma
soprattutto che il buon senso non alligna più in questo nostro mondo , passiamo
ad esaminare fatti più contingenti che interessano il futuro di tutti .
Alla vigilia del voto la situazione è davvero
difficile, le alternative all’astensione sono davvero avvilenti , da una parte il corto per il quale, una volta
identificato dalle forze dell’ordine , si può stare sufficientemente tranquilli
e non vale la pena di sprecare altre parole , dall’altra un pupazzo travestito
da revisionista , sorriso mite e cuore di pietra , sempre così misurato nei
gesti e nel tono di voce da irritare anche il più paziente degli uomini ,
convinto che per superare l’emergenza basterà una diligente lottizzazione dei
posti all’insegna del “volemose tanto bene”.
Scartata quindi l’eventualità di premiare l’ottavo nano
- voglio essere ottimista e confidare nella capacità d’intendere e di volere
dell’elettore medio - sarà bene ora analizzare la figura di quello che molti , turandosi il naso, considerano il “minore dei mali”.
Walter Veltroni , detto Walter, segretario nazionale del Partito
Democratico , nato a Roma il 3 luglio del 1955, è un politico di lungo corso, è
stato infatti vicepresidente del consiglio e ministro dei beni culturali nel
primo governo Prodi e segretario dei democratici di sinistra dall’ottobre 1998
all’aprile 2001 , del tutto fuori luogo considerarlo pertanto una novità nel
panorama parlamentare italiano .
Superfluo inoltre sottolineare la lunga esperienza
di primo cittadino della capitale , eletto una prima volta nel 2001 è
stato confermato alle comunali del 2006 , prima di essere costretto a lasciare
la poltrona del Campidoglio per candidarsi a leader della “nuova” coalizione di
centro sinistra , visto che gli avevano appena trombato
il compare al quale aveva chiesto , invano, un ultimo, piccolo sforzo, per
dargli giusto il tempo di concludere il secondo mandato di sindaco.
Figlio di un dirigente della Rai
e nipote di un ambasciatore del Regno di Jugoslavia presso il Vaticano , si
avvicina fin da ragazzo all’ambiente del cinema ,
purtroppo però , per quanto affascinato ne resta ai margini preferendo
intraprendere la carriera politica . Conseguito il diploma d’istruzione
secondaria rilasciato dall’istituto professionale per l’industria e
l’artigianato , supera, a quarant’anni
suonati, senza fretta, l’esame scritto per ottenere il titolo di giornalista
professionista. D’altra parte nella vita non si sa mai come può andare e poter
contare su illustri
ascendenti e un certo spirito di casta per crearsi una via di fuga può sempre
far comodo.
Segretario della Fgci fin
dai tempi della scuola , diventa segretario comunale
della Capitale , eletto nelle liste del Pci , nel
1976, carica che mantiene fino al 1981 . Nel 1987 viene
nominato per la prima volta deputato nazionale e un anno più tardi entra a far parte del comitato centrale del partito
comunista dando , non ci sarebbe nemmeno bisogno di aggiungerlo , il suo magnifico contributo al dissolvimento dello
stesso a favore di un più prudente Partito democratico della Sinistra dal quale
spariscono pian piano falce e martello.
Nel 1992, il nostro eroe, semplice pubblicista , diventa direttore dell’Unità , certo, non è da tutti
svolgere il praticantato che ti consente di diventare giornalista
professionista partendo da simili posizioni , ma tant’è,
alcuni sono più fortunati di altri. Che ci volete fare?
Quattro anni più tardi viene
candidato a segretario nazionale del Pds dai
componenti del consiglio nazionale , ma Massimo D’Alema
gli soffia il posto per pochi voti . Un
colpaccio ! E' così che Romano Prodi , per consolarlo, gli propone di condividere lo scettro sotto
l’ombra dell’Ulivo e , vinte le elezioni , gli affida , visti anche i suoi trascorsi nel mondo della celluloide , il dicastero dello sport e dello
spettacolo.
Il sogno dura poco , l'esecutivo fa il botto e Walter è costretto nuovamente a riciclarsi
, politico di razza non ha difficoltà a stringere le mani di
laici o cattolici , siano essi liberali, veterocomunisti
o repubblicani della prima ora , concentrando i suoi sforzi ad eliminare dal
vessillo dei democratici di sinistra
quel poco di rosso che era miracolosamente rimasto. Coerente direi, infatti, pur avendo militato per anni nel PCI, ed
essere anche stato eletto consigliere comunale di
Roma nelle sue liste, in più di un'occasione ha ammesso pubblicamente di non
essere mai stato veramente comunista. Più o meno in linea con il suo ateismo di
credente.
Insignito nel 2000 della legion
d’onore in Francia (?!?) per i risultati ottenuti
nella valorizzazione e nel recupero dei beni culturali in Italia , viene
candidato a sindaco di Roma dal centrosinistra nel 2001 , batte Tajani con il 53% dei voti e matura la pensione fino al
2007.
Nel gennaio 2006 il Presidente Ciampi
lo nomina cavaliere di Gran Croce ed anche questo, come d’altronde la sua
dichiarata fede juventina, non depone davvero a suo favore. Ah….appassionato da
sempre di pallacanestro è stato naturalmente nominato Presidente onorario della
Lega Basket.
Inutile aggiungere che ,
mentre in Italia impazza la querelle sull’età pensionabile che molti di noi non
raggiungeranno mai , il candidato alla
poltrona di Palazzo Chigi del partito democratico “è costretto” , poverino
, a percepire una pensione di oltre cinquemila euro al mese come parlamentare ,
sproporzione
incredibile tra contributi e prestazioni erogate che basterebbe da sola a
convincerci che uno così non si deve e non si può votare.
Ce l’ho con Veltroni ? Non personalmente , è
solo un ometto in balia dei venti provenienti da Bruxelles, mi sta un po’
sul cazzo, questo l’ammetto, forse perché dopo Occhetto è uno dei principali artefici della svendita della
dignità della povera gente . Prodi non conta,
quello di sinistra non lo è mai stato.
A ‘sta gente, venuti meno i grandi odi
e le grandi passioni restano i dispettucci .
E allora direte voi ?
E che ne so! Voi fate un po’ quello che cazzo vi
pare, io quello là non lo voto davvero! Da
qualche parte uno straccio rosso sventola ancora , se
non altro darà un po’ di fastidio a ‘sti moriammazzati.
09/04/2008
9.10.56
ai come in questo momento ho le idee tanto chiare,
l’animo si smaglia alle sue reticenze , ogni domanda
trova la sua risposta e tutto diventa più semplice . Tensioni
, dilemmi , perplessità , ripiegamenti, è quello che capita quando si da
ascolto ai propri sentimenti , ma è solo un momento di disorientamento , col
tempo aggiusti il tiro, censuri il pensiero e ti prodighi a cercare risposte
rassicuranti. Sono accordi percepibili solo a te stesso,
cadenze sotterranee , momenti di commozione che liberano una parte di te
che non conoscevi e , allo stesso modo in cui la scelta di un colore dominate
decide della tonalità di un quadro, dipingono la tua vita di un’unica tinta
senza le necessarie gradazioni. Per fortuna le sfumature sono lì , sotto la vernice, basta grattare in superficie e puoi
vederle , devi solo aspettare il momento giusto, senza avere fretta.
Rimane un filo di memoria che non si lascia esternare ma quella è roba che deve restarsene al sicuro in
qualche parte del melone , in attesa che la luce di un tramonto di fine estate
decida per te e lo faccia di nuovo venir fuori quando meno te l’aspetti , tanto
per ora non sapresti che fartene.
Ci sono pagine fatte di parole non dette, questa è
una di quelle , parole scritte sorridendo che assumono
significati assai meno contrastati di quanto si possa pensare , parole in
libertà che sgorgano dal cuore e vogliono soltanto fare due passi, non dovete
star lì a cercare a tutti i costi quello che non c’è , sono smarrite , escono
senza sapere dove andare, gireranno in tondo per un po’ quindi se ne torneranno
buone buone alla base.
Niente da fare, questa primavera sa d’autunno,
dicono sia colpa , o merito , della Nina. Chi può
dirlo? Dovrebbe contribuire a ridurre le anomalie climatiche degli ultimi tempi , intanto il Nino schiaccia un pisolino nelle acque del
Pacifico e se ne sbatte le palle se qui continua a piovere tutto il giorno.
Ieri dovevo andare ad un concerto, all’ultimo
momento ho rinunciato, errore gravissimo , bisogna che mi
decida a cogliere ogni occasione possa permettermi di svagarmi un po’, sarà che
dormire tre ore per notte non è proprio il massimo e la sera mi piglia una cecagna che levati , gli occhi mi si chiudono davanti alla
tivù e buonanotte, peccato che alle tre mi si riaprano e restino spalancati tutto il resto della notte mentre la radio tramette barbose tribune elettorali. Stasera però non c’è pericolo, Roma – Manchester mi terrà sveglio, le speranze di passare il turno sono ridotte al lumicino ma non si
può mai sapere.
Cazzo, il sole !
Scappo prima che si nasconda di nuovo, ho un bel po’ di giri da fare, magari ci si
ritrova più tardi.
11/04/2008
11.16.12
on credevo fosse così alta questa montagna , ti sembra d’essere sempre ad un passo dalla vetta invece
è solo l’ennesimo costone oltre il quale ci sono ancora centinaia di metri da scalare
. E’ come se una forza misteriosa ti spingesse con una mano e ti
trattenesse con l’altra , ma non demordo , prima o poi raggiungerò la cima e
potrò finalmente scendere lungo il versante opposto per riprendere da dove
avevo lasciato.
Veniamo a noi . In queste ultime ore qualcuno di voi , cliccando sui preferiti, si
sarà chiesto dove fosse finito il mio sito. Presto detto, l’altro giorno mentre
trafficavo con l’effetipi devo aver combinato qualche
disastro con il risultato che la mia home page è finita chissà dove . D’altra parte , se adesso mi state
leggendo , significa che l’avete ritrovata , potrei pertanto risparmiarvi le
istruzioni . Ma io sono un noto rompicoglioni quindi ve
le do lo stesso , nell’universo del web certe anomalie si ripresentano spesso , molto
meglio avere un post it sotto mano qualora doveste
smarrirvi di nuovo
Non riuscite a raggiungermi con il solito percorso?
Bene, niente paura , andate su Google
, inserite la stringa di ricerca “marco tiddi” –
senza dimenticare le virgolette - e date invio. Sì ,
così , perfetto. Toverete ,
tra gli altri risultati , “capitolo
Per oggi mi fermo qui , ho parecchio
lavoro arretrato e non posso dilungarmi oltre . A che servirebbe poi ? Auguro a tutti voi un buon fine settimana nonostante il
maltempo , non saranno infatti quattro gocce di
pioggia a fermare chi , come noi , ha imparato ormai a volare ben al di sopra delle nuvole.
14/04/2008
14.21.04
uesta mattina , alle prime
luci dell’alba , mi rigiravo tra le lenzuola nel dormiveglia e contavo
mentalmente , uno ad uno , tutti i miei possibili lettori . Non arrivavo a
trovarne più di una ventina , qualcuno seguirà con
continuità le mie vicende , qualcun atro lo farà solo saltuariamente, ci sarà poi
chi mi troverà per puro caso digitando nomi familiari nella stringa dei
motori di ricerca, e chi , stanco dei
miei sproloqui , ha definitivamente eliminato
il mio sito dai preferiti .
Inevitabile , a questo
punto, chiedersi il senso di questo mio
diario, così incapace di fare un passo fuori dal cerchio disegnatoli attorno
dalla vita. A volte mi domando se non sarebbe meglio lasciare sentieri spesso
spinosi per dedicarmi a progetti più ambiziosi , ma
soprattutto più redditizi , poi tornano quei richiami pressanti che sommuovono
l’animo di chi insegue la verità per il tramite dei propri fantasmi e mi rendo
conto che queste pagine restano un’ottima terapia antistress, un ripiego al ribollire
delle perplessità che assillano ciascuno di noi.
E’ a questo punto che dopo una breve sosta , qualcosa di simile ad un sospiro , riprendo a macinare
parole provando a snidare la vita interiore , spesso diversa dal semplice
sentire, costringendola così a
manifestarsi , facendo però attenzione che quanto possa rivelare di intimo, di
riservato , rimanga comunque un segreto.
Scrivo da una regione ormai appartata dove amarezze
e disinganni convivono con la lusinga del ricordo e le aspettative del futuro, cercando , nel frattempo , di apprezzare al meglio la vitalità del
presente. Solo l’indifferenza mi persuaderebbe a mollare tutto
ma non è ancora il momento , a
volte posso dare l’impressione di procedere
alla cieca , per salti temerari , dando voce a quegli innesti, quei
coaguli , ripensati alla luce dell’esperienza ma propri dell’immaturità della
vita.
Più si va avanti con gli anni e più il nostro
passato fermenta in noi come un mosto nel tino , così , col tempo la quotidianità
di quei giorni si trasforma in leggenda, se non addirittura in poesia.
Mi torna alla mente una conversazione svoltasi una
sera di tanti anni fa , insolito interlocutore mio
padre, eravamo nella cucina della casa di Pagliara,
quella al piano di sotto quando quello superiore era ancora soltanto
un’intenzione.
L’estate era agli sgoccioli ,
la serata piovosa , faceva freddo, papà lo combatteva stropicciandosi le mani e
pestando il pavimento con i piedi. Ogni tanto si alzava dalla sedia e
passeggiava a passo svelto per la stanza eccitato dagli effluvi delle cotture , scoperchiando le pentole,
ficcandoci dentro il naso e domandando a mia madre cosa ci fosse di
buono per cena , senza mai lesinarle premure e complimenti La moglie , come al solito, non rispondeva ,
arricciava il naso, al più accennava una smorfia tra le labbra, e continuava a friggere
e a soffiare sui fornelli . Probabilmente s’era incazzata
per qualche motivo che ora non ricordo, in questi casi si chiudeva in un
mutismo che durava per giorni, a volte persino settimane ,
così , prima che la scintilla facesse esplodere l’atmosfera compressa che
incombeva dentro casa domandai a mio padre di raccontarmi qualche episodio ,
qualche divertente aneddoto sulla sua famiglia d’origine. Il terreno era minato ma
conoscevo Fernandella e sapevo che non era nella fase
esplosiva , per il momento si sarebbe limitata a scuotere la testa come chi non
capisce ma allo stesso tempo disapprova ,
mandando gli occhi al cielo con la sua abituale espressione da martire.
Mio padre non si fece pregare
e cominciò il suo racconto , comprendeva che qualsiasi pretesto sarebbe stato
buono per allentare la tensione. Anche se sembrava sorpreso e spesso
impreparato alle reazioni di mia madre , si stringeva
nelle spalle evitando sempre e comunque di esacerbare gli animi , l’adagio “vivi
e lascia vivere” era certamente uno dei pochi , ma saldi pilastri su cui
poggiava la sua semplice filosofia di vita.
La vicenda era nota, un siparietto sulla proverbiale
taccagneria di mia nonna che , a dispetto
di certe apparenze , girava sempre per casa col mazzo delle chiavi appeso alla
cintura per aprire e chiudere la dispensa e le altre credenze , nel terrore d’improvvise
, devastanti scorrerie di figli famelici e domestici spreconi. Ma non era
questo il punto , l’essenziale era lasciar scaricare
l’elettricità che si respirava tra quelle pareti come in una centrale ad alta
tensione , lasciandola disperdere tra gli odori di cucina.
Proprio a questo serve
ripercorrere la propria vita , raccontarla o scriverla non fa differenza ,
esorcizza i fantasmi , smussa gli angoli , smorza i toni , rendendo tutto più leggero
, quasi impalpabile , e relegando così le spiacevoli sensazioni del passato in qualche remoto e inaccessibile altare. Certi affetti vivono parte della nostra
esistenza per diventare solo un ricordo , altri ne
faranno sempre parte , sta a noi sistemarli per bene dando loro il giusto peso
senza farle assumere un ruolo predominante, per nessuno dobbiamo comunque
uscire dalla ressa dei ricordi troppo appagati o troppo intimiditi . Soli
veniamo al mondo e soli ne usciremo , genitori , amici
, morosi , coniugi , figli , ci si fa compagnia per un po’ , niente di
più , cerchiamo di ricordarlo bene tutti quanti.
15/04/2008 8.26.17 plendido! Esulto insieme ai compagni, quelli
autentici , per la disfatta dei traditori Bertinotti e Giordano che in meno di due mesi , con un
colpo di spugna, hanno creduto di poter annientare l’ideale comunista
cancellando dal vessillo falce e martello. Governerà Berlusconi , ampiamente previsto, non ce ne frega un cazzo ! Molto meglio un nemico da affrontare che l’insidia
di un disertore che trama alle spalle. Spazzata via la vecchia nomenclatura si torna nelle piazze liberi di dare voce al malcontento popolare .
Le contraddizioni maturate nella sinistra “radicale” , ormai compromessa col regime , dove
gli orientamenti divergevano ormai in maniera insanabile con quelli della
base , hanno fatto il miracolo , è ora di tornare a forme di lotta più
incisive , uno sciopero tornerà ad essere uno sciopero e non il comodo
prolungamento di un fine settimana , un avversario qualcuno da combattere e non
un semplice antagonista con il quale cercare accomodamenti in vista
d’improbabili alleanze. Quelle le faranno maggioranza e opposizione , era nei patti , lasciamoli fare , non ci riguarda. Ce n’est qu’un début, continuons le combat!»