Marco Tiddi
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27/02/01

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Calciatori e libertà



Per carità non che ce ne freghi più di tanto,ma avete mai provato a pensare alla malcelata venatura di razzismo che si nasconde dietro la vicenda dei calciatori extracomunitari?
Ricorda vagamente l’antica concezione della cittadinanza romana concessa allora con estrema strema misura da chi con orgoglio proclamava:”Civis Romanus sum.”
Siamo in Europa,sia pure relegati nel cantuccio e sgridati continuamente come discoli indisciplinati ,quindi dobbiamo adeguarci alle norme comunitarie anche quando queste contrastano palesemente con norme costituzionali ma soprattutto con leggi naturali e principi fondamentali di uguaglianza e libertà.
Accade così che un “bovero negro” ,si fa per dire,sia costretto a farsi falsificare il passaporto come un evaso che debba passare il confine per sfuggire alla giustizia,o a inventarsi improbabili avi italici per poter prendere a calci un pallone.
In fondo è la stessa ingiustizia che costringe un cittadino delle nazioni povere a doversi munire di un permesso di soggiorno mentre tedeschi,francesi e olandesi se ne vanno a spasso per il nostro paese senza dover giustificare la loro presenza.
Questione di quattrini direte voi,sì,lo so è sempre la stessa storia,una sporca faccenda di soldi in aperto dissidio con la Legge Divina che ci crea tutti uguali ma senz’altro in linea con i sacrosanti parametri di Maastricht.
Cordialmente.



(Marco Tiddi)



Pubblicata in data 27/2/2001 sul quotidiano "il Tempo"
-Lettere alla cronaca-