Ab Urbe condita
’ l’anno 891 quando un tal
Diognetes viene eletto primo arconte di Atene, una
carica temporanea che sostituisce quella del basileus
, l’antico monarca , trombato dai greci sempre alla
ricerca di frizzi, lazzi e novità. Una data importante ,
è il primo vagito della democrazia , o almeno di qualcosa che gli somiglia,
d’altra parte ancora oggi a distanza di secoli nessuno è mai riuscito a
realizzare compiutamente un proposito tanto ambizioso. Già, democrazia, dal greco demos, popolo, e cratos , potere, etimologicamente significa insomma governo del
popolo. Un ‘ utopia anche all’epoca , d’accordo, ma
era pur sempre un inizio, fino ad allora nessuno aveva mai pensato che ci si
potesse governare da soli o che comunque chi deteneva lo scettro non dovesse
fare il bello e cattivo tempo senza consultarsi con nessuno né curarsi più di
tanto del volgo.
Riflessioni che invece poco lontano, a Sparta, non
passavano nemmeno per la testa di Licurgo che pochi anni più tardi, si fa per
dire , siamo nell’ottocentocinquanta, emana la sua
celebre legislazione. Prevede la divisione della popolazione in tre classi, spartiati, perieci e iloti, di
questi solo i primi godono dei pieni diritti, gli atri dovranno arrangiarsi.
Una curiosa pratica che si replicherà nel tempo e dura a morire visto che
ovunque nel mondo esistono ancora cittadini di serie a e b, ma questo è un
altro argomento che ci porterebbe troppo lontano, lasciamolo perdere , quando sarai grande potrai scegliere da solo se
interessarti alla questione o lasciar correre come fa la maggior parte di noi.
E’ l ‘814 quando sulla
costa africana viene fondata Cartagine, come sai ad
occuparsene sono i fenici , e il 776 quando ad Olimpia si svolge la prima olimpiade, una serie di
prove sportive da ripetersi ogni quattro anni. D’ ora in avanti i greci , divisi in tre grandi ceppi, gli ioni in Attica , gli Eoli in Tessaglia e i Dori nel Peloponneso, conteranno il
tempo a partire da quel giorno così come i romani lo faranno ab urbe condita , dalla fondazione cioè della loro città, e
i cristiani dalla nascita del Messia .
Ma adesso è arrivato il momento di fare un salto
sulle rive del Tevere , è il 21 arile del
Sono gemelli ma non vanno
troppo d’accordo, si dice siano stati
abbandonati sulle rive di quel fiume e poi salvati e allevati da una lupa ,
leggenda , quell’animale in realtà è una poco di buono, una prostituta insomma, figurati come possono
essere cresciuti…
Ci vuole poco a rendersi conto di che pasta siano fatti, Remo è
un caciarone , sempre pronto a scherzare ma piuttosto
indisponente , Romolo di contro è più serio e quadrato , si crede unto dal
Signore, un po’ come accade oggi a certi personaggi di cui sentirai parlare presto,
in compenso è decisamente più manesco. Perché? Te lo spiego subito.
Per dirimere la questione decidono di salire su un paio di
colline là intorno - ce ne sotto ben sette , c’è solo l’imbarazzo della scelta
- ed osservare il cielo per interpretarne i segni, chi dei due vedrà volteggiare il maggior
numero di avvoltoi regnerà per primo, visto che la data di nascita è la stessa
per entrambi e non si può certo ricorrere, come criterio elettivo, alla
primogenitura.
Il primo si piazza sull’Aventino e ne vede passare
sei, il secondo, sistematosi sul Palatino, il doppio, non c’è partita , con un aratro Romolo traccia il solco per segnare il
punto dove sarebbe stata eretta la prima cinta muraria dell’urbe , aggiungendo
poche, ma decise parole : “così , d’ora
in poi, possa morire chiunque osi
scavalcare le mie mura”. Una minaccia che si realizza poco dopo . Remo per prenderlo in giro gli fa notare come siano basse quelle mura e , sorridendo, scavalca con un
balzo il solco , il fratello , del tutto privo del senso dell’ umorismo , gli
da una tale torturata in testa da lasciarlo per terra agonizzante, di lì a poco quel poveraccio
tirerà le cuoia e Romolo diventerà il primo re di Roma.
Questo il mito propinatoci da Livio ma adesso
proviamo a ripulirlo e a ricostruire come , presumibilmente , sono andate in realtà le cose. Visto e
considerato che si tratta di zona nostra su questa faccenda possiamo anche
dilungarci un po’ più del solito. Non ti pare?
Dopo l’incendio di Troia Enea se la da a gambe levate assieme al vecchio padre Anchise che,
vecchio e malaticcio, arriva però solo
fino in Sicilia prima di calare nella tomba, il figlio prosegue così il viaggio
da solo destinazione il Lazio. Un bel giorno, anche se il profugo non è
detto la pensi come noi , approda dalla parti di Pratica di Mare, allora
Lavinio, dove incontra la figlia del re Latino, Lavinia . Scontato? Sono
d’accordo con te, evidentemente la fantasia non era una prerogativa dei sovrani
di quei tempi . I due si piacciono e sboccia l’amore
…e ti pareva? Il nuovo arrivato però non è uno qualunque ,
pare che il padre, impenitente donnaiolo, se la sia spassata addirittura con
Afrodite,
La giovinetta è ormai una vestale e di prender
marito non se ne parla , lo zio sembra poter dormire sonni tranquilli
, questo non le impedisce tuttavia di diventare una bella figliola dalle forme
sinuose e il dio Marte, di sani appetiti sessuali e sempre alla ricerca di
carne fresca sulla Terra, preferendo evidentemente le schiette popolane alle algide
bellezze dell’ Olimpo, la scorge in un
bosco dove s’era recata per attingere l’acqua in un ruscello , perde la testa
per lei e non perde tempo nell’ ingravidarla con la forza , un tipaccio dai modi rozzi insomma, che andava per le spicce e
, di solito , saltava i preliminari.
Nove mesi dopo , da quell’ insolita unione , nascono Romolo e Remo e zio Amulio , per niente
contento del lieto evento e senza tener conto in alcun conto la violenza subita
dalla donna , la fa accoppare senza tanti scrupoli così come prevedeva la sacra
legge delle vestali nel caso non fosse stato rispettato il voto di castità . In
quanto ai figli della colpa avrebbero senz’atro fatto la stessa fine della
madre se il servo incaricato di farli fuori non ne avesse avuto pietà e , anziché ucciderli, non li avessi deposti in una cesta e
affidati alle pigre correnti del Tevere.
Per fortuna il fiume è straripato a causa delle
piogge abbattutesi in quei giorni sulla zona e la cesta finisce per arenarsi in
una pozza, così , quando le acque si ritirano, resta all’asciutto ai piedi di un albero di
fico. E’ lì che , attirata dai vagiti dei due gemelli
, la trova la lupa , scesa dai monti per farsi un sorso visto che in alta quota
le sorgenti scarseggiano. Per quanto lupo all’animale non manca l’ istinto materno e , resosi conto che i due non hanno alla loro portata
mammelle per nutrirsi , non indugia ad
avvicinare le sue a quelle boccucce
protese ed affamate. L’inconsueto allattamento non durerà a lungo, di lì a poco
passerà da quelle parti il pastore Faustolo che prenderà con sé i due
malcapitati per farli crescere dalla moglie Acca Larentia
che sembra non disdegnasse di svolgere appunto quella tal professione cui t’ho
accennato.
Insomma come vedi la storia è ancor più leggendaria
del mito cui volevamo discostarci , per cui vediamo di
fare un po’ di chiarezza.
Lupa in latino significa anche prostituta, da cui infatti il lupanare che era il luogo dove queste
benefattrici del popolo svolgevano la loro apprezzata missione, e il mammifero
che porta lo stesso nome c’entra ben poco. Insomma ,
inutile girarci intorno, la verità è
che Romolo e Remo altro non erano che
due grandi figli di puttana…sia pure d' adozione.
Crescono così sani e forti nella capanna dei
genitori di riserva situata sulla cima del Palatino e ,
diventati ormai adulti , vengono informati dal padre adottivo Faustolo delle loro vere origini
e della congiura ordita da Amulio per impossessarsi del trono. Hanno un
caratteraccio, sono sbrigativi e d’indole vendicativa ,
non perdono tempo nell’andare a cercarlo per fargliela pagare e in men che non si dica fanno fuori l’usurpatore e restituiscono
il trono di Alba Longa a nonno Numitore che , grato
del servizio reso, concede loro il permesso di andarsi a costruire una città nei
luoghi dove sono cresciuti.
Il resto della storia ormai lo conosci.