Sull’orlo del precipizio



 

 

ome si viveva in quei tempi? Quale la routine ? Cosa si ascoltava alla radio? Quali i divi, i miti, l’attualità? Gi svaghi di un lustro particolarmente fosco all’orizzonte , presago di eventi drammatici in un cielo tanto denso di nubi? 

In famiglia il boss era il padre, indiscutibili le sue decisioni, almeno in teoria,  in pratica però un po’ in tutti gli appartamenti , e quello di via Pompeo Magno non faceva certo eccezione, a portare i pantaloni era la moglie.

Walter frequentava ancora il liceo e , come ci racconta lui stesso, aveva continuamente a che fare con “quei benedetti classici latini” , William invece lavorava già , e mentre Mimma bazzicava spesso un collegio di suore Adriana aveva appena incominciato le scuole elementari. Da poco tempo inoltre casa Tiddi si era impreziosita della presenza di un nuovo acquisto , Maria Rosaria, che già chiamava papà mentre i fratelli si spintonavano per accudirla e coccolarla. Eppure in quella casa unita mancava , come scrive mamma Anna Maria, il pulcino più chiassoso, Pietro.

Mio padre mi raccontava sempre che la sua famiglia non era tanto unita , eppure a parer mio , da quanto ho letto in quelle lettere, almeno in quel particolare momento , ci si voleva molto bene, evidentemente anche tra quelle mura si risentiva del clima bellico , tanto drammatico per il mondo intero.

Un capo indispensabile nell’abbigliamento da uomo era il cappello “Borsalino , le cravatte erano di seta e le automobili più in voga la “Balilla” e la ” Topolino” . La radio alla portata di tutti laMarelli o l’”Allocchio Bacchini”. Nell’etere la canzone più gettonata era “Abbassa la tua radio per favor, se vuoi sentire i palpiti del mio cuor….

Generalmente si abitava in appartamenti che avevano più stanze di quelli d’oggi. In quelle borghesi c’era il salotto o salottino, poi la stanza da pranzo con la cucina – tinello, la camera da letto matrimoniale e quella per i figli. I servizi igienici non erano tanto in auge, di solito bui e angusti. Il telefono era un lusso di pochi, per lo più borghesi benestanti o professionisti

Gli uomini portavano camicie bianche , larghe e lunghe, beati loro, usavano calze sopra al ginocchio e giarrettiere.

Dopo cena si andava spesso al caffè , si giocava a carte o a biliardo, e in questo gioco Pietro era un vero campione, poi si beveva una Strega , un Millefiori, un Maraschino o un Doppio Kummel. La donna però non doveva frequentare i caffè o fumare per strada, se lo faceva veniva bollata come puttana.

Era scoppiato il bum dei romanzi ungheresi, amori contrastati di stampo vagamente provinciale, artisti tormentati , donne vortice e vendicative virago.

Si andava spesso al cinema , a piazza Venezia , per ovvi motivi , e la domenica tutti a messa, papà e mamma dietro, i figli davanti un paio di metri con il vestito della festa e la dovuta educazione.

Il domani appariva incerto, gli alleati ci erano francamente antipatici ma allo stesso tempo incutevano timore . Si cominciava a sospettare che il Fascismo fosse stato solo un cumulo di bugie , lo stesso Mussolini appariva incerto e perdeva carisma e prestigio ogni giorno di più . Parafrasando una canzone di moda la si dedicava al Duce con questa strofa : “ Ci ha tolto prima l’oro e poi l’argento, lo zucchero e il caffè, vento , vento portalo via con te!”  Persino di raccontare barzellette non si aveva più tanta paura , le più in voga?

“Babbo, cosa vuol dire fascismo? “ E il padre : “Mangia e taci!”

Un’altra?  “Vorrei sapere cosa significa la parola Regime. Chiede una signora straniera, ed ecco la risposta :” un termine medico che indica una particolare maniera di mangiare.”

Frattanto la mistica fascista era diventata “Mastica fascista.

Il costo della vita saliva vertiginosamente e un operaio guadagnava di media 350 lire al mese. Il Duce alla nascita dell’ottavo figlio consegnava una medaglietta premio e invitava le madri feconde alla SEF (Sagra dei focolari fecondi).

Si promuoveva una campagna contro il caffè e chi non ne poteva fare a meno era definito “fremostenico” o “acidulo”:

Fra queste e tante altre amenità si proclamava che l’Italia aveva il diritto di proteggere i suoi figli dalla ferocia delle armate d’Albania che , a sua volta , aveva l’impellente necessità di rinascere sotto il segno del Littorio. Si pretendeva insomma che l’Albania avesse sempre aspirato a diventare italiana, almeno in parte forse era vero, e che sin dall’epoca delle Repubbliche Marinare aspirasse a passare sotto i Gonfaloni della Serenissima .

Si sbarcava dunque in Albania, re Zog fuggiva da Tirana e si realizzava finalmente il “sogno skipetaro , lo stesso Pietro in una delle sue ultime lettere si firma proprio “ Il vostro Pietro Skipetaro”.

In un clima così teso nelle famiglie si rimaneva con il fiato sospeso, il reclutamento delle nuove leve si faceva più massiccio e c’era anche chi, come Pietro , si offriva volontario.

L’Eiar per distendere un po’ i nervi mandava in onda canzonette come “Com’è bello andar sulla carrozzella….” o “Piccola Butterfy” .

Gli slogan per i muri delle città si facevano ogni giorno più numerosi: “Noi tireremo diritto!”, “Ardisco e non ordisco!” “Chi ha ferro ha pane”,  “ Soltanto Iddio può piegare la volontà fascista, gli uomini e le cose mai!”

Imperversava la campagna antifrancese , parole di uso comune come “pardon” o “tailleur” erano state messe al bando, al loro posto si doveva dire “scusate” e “giacca”.

Si cominciavano a fare le “esercitazioni civili” e ci si infilava le maschere antigas. Walter , in una delle sue lettere, accenna a questi addestramenti descrivendoli come uno dei più divertenti spassi  per i giovani di allora.  Bisognava prepararsi ed attendere l’arrivo dei pompieri, oppure si spegnevano gli incendi e in ogni cantina si dovevano tenere sacchi pieni di sabbia e terra. L’acqua era diventata preziosissima.

L’uso della maschera antigas si insegnava anche a scuola insieme al disprezzo per i comunisti mentre studenti e professori ambivano a diventare  “fascisti fino al midollo.”

Era ormai estate , alla radio andava forte Rabagliati con “Signorina Grandi firme” , faceva caldo e si andava al mare, sotto gli ombrelloni le ragazze avevano adottato una nuova moda in fatto di costumi da bagno, niente più gonna, una tela elasticizzata a fiorellini con una sottana che sfiorava l’inguine, dietro generose scollature.

Wanda Osiris , Amedeo Nazzari e Rabagliati i divi del momento. 

Si capiva che si era sull’orlo del precipizio, la guerra era alle porte , questione di giorni, alla radio trasmettevano documentari dal titolo emblematico: “Come nasce un cannone”, “I mezzi moderni della guerra d’assalto” o “Aviazione , la protagonista dei combattimenti.” Intanto si effettuavano prove di oscuramento e  i vetri delle case erano coperti con carta blu.

I giornali uscivano in edizioni ridotte al lumicino per risparmiare la cellulosa mentre tutti i cittadini venivano continuamente sollecitati ad evitare rigorosamente gli sprechi, anche se allora si diceva ferreamente.

Poi i tedeschi invasero la Polonia e al cinema si proiettavano di continuo filmati di Stukas e panzer tedeschi , nonostante fosse stata dichiarata la “non belligeranza italiana”, un termine poco impegnativo per indicare una fragile neutralità .

L’Ambrosiana Inter vince il campionato ma intanto anche sui vetri delle scuole avevano messo la carta blu.  Il 10 giugno è un lunedì, fa caldo, sono le 17 passate da poco….annunciano che il Duce parlerà alla radio, dall’apparecchio arriva poco dopo un brusio indistinto, voci di folla, qualche grido, poi la sua voce bassa, profonda, scandendo bene le parole fra pause e lunghi silenzi:

“Combattenti di terra , di mare, dell’aria, camicie nere della rivoluzione e delle legioni , uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate!”

Il resto lo conoscete già, inutile raccontarvelo di nuovo .